
La visita della Vergine Maria ad Elisabetta viene per la prima volta situata in un luogo differente da quello della Natività di S. Giovanni agli inizi del XIV secolo: “La casa di Zaccaria si trova sulle montagne di Giudea… In quel luogo vi sono due chiese… e tra queste chiese sgorga una sorgente abbastanza ricca di acqua. Nel luogo della prima chiesa si dice che Elisabetta fu salutata dalla beata Vergine Maria. Si dice anche che là fu nascosto il beato Giovanni Battista al tempo della strage degli Innocenti. Nel luogo della seconda chiesa il beato Giovanni Battista nacque” (fra Giovanni Fedanzola da Perugia, 1330).
Oltre all’episodio evangelico, nella medesima chiesa si conserva anche il ricordo del nascondimento di S. Giovanni Battista, ripreso dall’apocrifo Protoevangelo di Giacomo (II sec.) ed evocato dall’abate russo Daniele (inizio XII sec.): “Oltre una valletta piena di alberi, si trova la montagna verso la quale Elisabetta correva con il proprio figlio e disse: Ricevi, o montagna, la madre e il figlio. E la montagna si aprì e offrì loro rifugio. I soldati di Erode che la seguivano, arrivati a questo punto non trovarono nessuno e se ne ritornarono confusi.
Si può vedere fino ad oggi il luogo dove questo avvenne, segnato nella roccia. Al di sopra si eleva una piccola chiesa sotto la quale c’è una piccola grotta, e davanti all’entrata di questa è addossata un’altra piccola chiesa. Da questa grotta sgorga una sorgente che dissetò Elisabetta e Giovanni durante il loro soggiorno nella montagna, dove restarono, serviti da un angelo, fino alla morte di Erode”. Reliquie di “terra dalla grotta di Elisabetta e Giovanni” erano conservate, già nel VII secolo, a Roma nel tesoro del Laterano e altrove. Una pietra, mostrata nella cripta, perpetua oggi questa tradizione.