Un figlio amato che ci fa figli | Custodia Terrae Sanctae

Un figlio amato che ci fa figli

Solennità del Battesimo B

Is 55,1-11; 1Gv 5,1-9; Mc 1,7-11

 

 

1. Carissimi fratelli e sorelle,

il Signore vi dia pace.

Siamo sulle rive del fiume Giordano, a pochi passi dal luogo dove Gesù si immerse nelle acque per ricevere il battesimo e poi sottoporsi alla prova della tentazione prima di incominciare la sua missione di predicare il regno di Dio e invitare a conversione, di cacciare i demoni e di guarire i malati, e di annunciare la buona notizia che Dio è Padre per tutti noi.

2. L’episodio del battesimo di Gesù al Giordano è apparentemente noto perché narrato da ben tre evangelisti e raffigurato in molti battisteri delle nostre chiese. Eppure, ogni evangelista racconta questo fatto da un punto di vista particolare. Marco, ad esempio (in 1,9-11) racconta che “recandosi al Giordano Gesù si unisce all’immensa folla che attende di essere battezzata, senza che alcuno lo riconosca. Mentre i vangeli di Matteo, Luca e dello stesso Giovanni parlano esplicitamente di un riconoscimento del Cristo da parte del Battista, in Marco non c’è traccia di tutto questo: manca ogni dialogo tra i due; la lacerazione del cielo, la discesa dello Spirito e la voce divina sono presentate come rivelazioni indirizzate e manifestate esclusivamente a Gesù; le folle, come pure Giovanni, restano all’oscuro di quanto sta accadendo” (G. Perego, Marco, ed. San Paolo, p. 46-47).

Sembra quindi che questa sia un’esperienza profondamente personale di Gesù, che prefigura in qualche modo l’esperienza del battezzato.

3. Infine, viene stabilito un legame tra il battesimo di Gesù e la sua morte in croce: al battesimo si lacerano i Cieli e si apre lo spazio divino, alla morte si lacererà il velo del tempio (Mc 15,38) e si aprirà in Gesù Crocifisso una possibilità nuova di incontrare Dio, alternativa a quella dell’antico tempio.

Al battesimo qui al Giordano è Dio stesso a testimoniare: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Mc 1,11), sotto la croce, sul Golgota, a Gerusalemme sarà un centurione pagano a riconoscere: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!» (Mc 15,38).

4. Secondo la prima lettera di Giovanni tre testimoni garantiscono che Gesù è il Figlio di Dio: lo Spirito, l’acqua ed il sangue. La collocazione di questo brano nella festa del battesimo del Signore ci induce a riflettere sulla missione di Gesù a partire da questa triplice testimonianza, che nel vangelo di Giovanni ci richiama la morte di Gesù in croce. Secondo l’evangelista Giovanni è infatti quando muore in croce che Gesù comincia a donare lo Spirito. E quando il soldato gli trafigge il fianco dal suo costato escono sangue e acqua.

Tutta la tradizione cristiana riconosce in questo il dono dei sacramenti dell’iniziazione cristiana: battesimo, cresima ed eucaristia che ci comunicano la vita divina.

5. A partire quindi dal battesimo di Gesù e dalla sua morte in croce, grazie al dono dello Spirito, riflettiamo sulla nostra introduzione nella vita cristiana e sulla nostra vocazione cristiana, che consiste nell’essere diventati figli di Dio grazie alla fede, e all’aver accolto il comandamento dell’amore: “Chi ama colui che ha generato ama anche chi da lui è stato generato. Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti” (1Gv 5,1-2).

6. Dal giorno del nostro battesimo risuonano quindi vere anche per noi le parole che il Padre ha rivolto a Gesù qui al Giordano: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Mc 1,11). E possiamo realmente vivere da figli di Dio perché lo Spirito del Figlio abita in noi. E come Gesù ha vissuto tutta la sua vita donandosi per amore, così anche noi possiamo vivere il comandamento dell’amore fino al dono di noi stessi.

7. Qui al Giordano, chiediamo ancora una volta la grazia che si aprano i cieli e che lo Spirito discenda su tutti coloro che abitano in questa terra rinnovando il cuore e donando la pace.

Qui al Giordano dove il Figlio di Dio ci ha rivelato che anche tutti noi siamo figli dello stesso Padre possa ancora manifestarsi la potenza dello Spirito che trasforma popoli diversi e ostili tra di loro in popoli fratelli che appartengono alla stessa famiglia dei figli di Dio, alla stessa fraternità umana.

Qui al Giordano dove in Gesù anche ognuno di noi è diventato Figlio amato di Dio possa davvero iniziare una umanità nuova che rigetta l’etica della violenza e della vendetta e abbraccia l’etica del perdono, della riconciliazione, dell’amore fino al dono di sé.