Per questo Dio vi mandò per il mondo intero | Custodia Terrae Sanctae

Per questo Dio vi mandò per il mondo intero

Apertura delVIII centenario di presenza francescana in Terra Santa - Santissima Trinità

Es 34,4-6.8-9; 2Cor 13,11-13; Gv 3,16-18

1. In questa domenica dedicata alla solennità della Santissima Trinità, siamo venuti fino ad Acco, l’antica S. Giovanni d’Acri, per celebrare l’inizio di questa nostra presenza in Terra Santa proprio dove otto secoli fa sbarcarono i primi frati minori e diedero inizio ad un’avventura di presenza francescana in Terra Santa di cui noi oggi siamo eredi.

2. Le letture di questa domenica ci invitano a contemplare il mistero trinitario a partire da ciò che la Trinità ha operato ed opera nella storia. E ci invitano naturalmente a lasciarci coinvolgere dentro questo mistero che è relazione interpersonale di amore e donazione reciproca.

Nel brano tratto dal Vangelo di Giovanni, Gesù insegna a Nicodemo che, in quanto discepoli, noi veniamo inseriti in una vita nuova ed eterna. Gesù parla già della sua pasqua, della sua passione, morte e risurrezione. Ne parla aiutandoci a comprendere che non si tratta di un tragico evento. Si tratta invece di un dono d’amore nel quale è coinvolta tutta la Trinità: è il Padre a donare il suo Figlio Unigenito perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna; è il Figlio a donare se stesso perché il mondo si salvi. Sarà poi il Figlio, sulla croce e la sera di Pasqua a donare lo Spirito ai suoi discepoli perché anche noi possiamo essere inseriti in questa relazione di amore. La pasqua di Gesù rivela perciò che la Trinità è in se stessa amore; rivela che la Trinità è amore che si apre verso di noi e verso l’intero creato; rivela che la Trinità è una relazione d’amore che dona significato e vita piena ad ognuno di noi nel momento in cui, mediante la fede in Gesù, sotto l’azione dello Spirito Santo, ci apriamo all’amore del Padre.

3. Sulla stessa linea si muove anche l’apostolo Paolo nella conclusione della Seconda Lettera ai Corinzi, dove viene utilizzata una formula di saluto che noi ben conosciamo perché con essa iniziamo la celebrazione Eucaristica: “La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi”. In questo saluto ci viene rivelato nel mistero trinitario il triplice volto dell’amore, che desidera coinvolgerci in modo personale: il Figlio Gesù Cristo ci manifesta l’amore come grazia-χάρις; il Padre ci manifesta l’amore come dono oblativo-ἀγάπη; e lo Spirito Santo ci manifesta l’amore come comunione-κοινωνία

Ancora una volta, non si tratta di un freddo teorema teologico ma di una relazione viva e vivificante, che dà senso e orientamento a tutta la nostra vita, perché lasciandoci coinvolgere in questa relazione di amore sperimentiamo l’amore come gratuità, come dono di sé e come comunione. E veniamo resi capaci a nostra volta di amare in modo gratuito, in modo oblativo, cioè fino al dono di noi stessi e in modo tale da far esperienza di comunione per diventare noi stessi uomini e donne di comunione. La comunione trinitaria è all’origine del nostro essere fraternità e la nostra comunione di vita in fraternità è chiamata a diventare un’immagine viva della comunione trinitaria e un luogo dove possiamo fare esperienza viva della bellezza di questa comunione.

4. Questo dinamismo trinitario che tocca la nostra vita e la nostra vocazione, lo ha ben sperimentato e compreso San Francesco, che ce lo testimonia nella preghiera collocata al termine della Lettera all’Ordine, che è una preghiera del “noi”, cioè della fraternità, non dell’ “io” preoccupato per se stesso. In quel breve testo il Serafico Padre ci ricorda che tutta la nostra vita in fraternità è un cammino originato e sostenuto dalla Trinità e che ha come meta il poter giungere a dimorare nella Trinità perfetta e nell’unità semplice di Dio, insieme ai nostri fratelli: 

“Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio, concedi a noi miseri di fare, per tuo amore, ciò che sappiamo che tu vuoi, e di volere sempre ciò che a te piace, affinché, interiormente purificati, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, e con l'aiuto della tua sola grazia, giungere a te, o Altissimo, che nella Trinità perfetta e nella Unità semplice vivi e regni e sei glorificato, Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli. Amen”. (FF 233)

5. Tutta la nostra vita personale e fraterna altro non è che un progressivo inserimento in questa relazione d’amore. E anche la nostra stessa missione qui in Terra Santa si radica in questa esperienza di amore trinitario. Infatti, sempre nella Lettera all’Ordine, san Francesco ci ricorda qual è il senso della nostra vocazione, ricordandoci perché Dio ci voglia evangelizzatori e missionari: “poiché per questo vi mandò nel mondo intero, affinché rendiate testimonianza alla voce di lui con la parola e con le opere e facciate conoscere a tutti che non c'è nessuno Onnipotente eccetto Lui” (FF 216).

Ma anche la nostra vocazione missionaria si radica nel mistero della Trinità: come il Padre ha mandato il suo Figlio Gesù, così il Figlio ha mandato i suoi discepoli “come pecore in mezzo ai lupi… prudenti come serpenti e semplici come colombe” e continua a chiamare e inviare anche noi “per divina ispirazione” (Rnb XVI,1-2: FF 42), cioè mossi interiormente dalla voce dello Spirito Santo.

I nostri frati giunti qui otto secoli fa, e lo stesso san Francesco, un paio di anni dopo, sono venuti ispirati e mossi dallo Spirito e ci hanno trasmesso un modo concreto di vivere la missione. La loro esperienza è sintetizzata nel Capitolo XVI della Regola non bollata, un testo bello e significativo e capace di ispirare ancora oggi la nostra azione missionaria. È proprio in quel capitolo che ci viene detto che il primo modo di evangelizzare è la testimonianza della nostra vita pacifica, fatta di servizio per amore di Dio e con una esplicita identità cristiana. Ma tutta la nostra missione è volta a coinvolgere altri in quella comunione di amore trinitario che dà senso alla nostra vita. Infatti san Francesco ci ricorda che proprio per questo, a un certo punto, siamo chiamati a passare dalla semplice testimonianza all’annuncio esplicito: “quando vedranno che piace al Signore, annunzino la parola di Dio perché essi credano in Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo, Creatore di tutte le cose, e nel Figlio Redentore e Salvatore” (FF 43).

Siamo chiamati a vivere nella relazione di amore con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Siamo chiamati a testimoniare con la vita e la parola, che questa relazione di amore dà senso alla nostra vita. Siamo chiamati ad annunciare che in questa relazione di amore trova senso e pienezza la vita di ogni persona e di ogni creatura.

Per intercessione del Serafico Padre san Francesco e per intercessione dei Santi Frati che ci hanno preceduto in questi otto secoli di vita e di missione in Terra Santa, l’Altissimo, Onnipotente e Buon Signore ci conceda di vivere in questo modo la nostra vocazione e la nostra missione; Lui che è Padre e Figlio e Spirito Santo; Lui che è all’origine della nostra vita, della nostra vocazione e della nostra fraternità; Lui che è grazia, amore e comunione; Lui che è la meta del nostro cammino e nel quale troveremo beatitudine e letizia piena ed eterna.

 

Fr. Francesco Patton ofm
Custode di Terra Santa