Il grande dono della responsabilità | Custodia Terrae Sanctae

Il grande dono della responsabilità

XXXIII Domenica TO A

Continua la collaborazione tra VITA TRENTINA  e fr. Francesco Patton, Custode di Terra Santa nella rubrica "In ascolto della Parola". 

Pro 31,10-13.19-20.30-31; 1Ts 5,1-6; Mt 25,14-30

«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni». Mt 25,14

Dopo aver scoperto (la scorsa settimana) il senso della speranza cristiana come attesa gioiosa e vigilante del ritorno del Signore, questa domenica scopriamo che si tratta di un’attesa intensamente operosa e responsabile. A questo scopo Gesù narra ancora una parabola dalla struttura semplice ma dai significati vasti e profondi: un uomo parte per un viaggio e suddivide tutti i suoi beni tra i servi, secondo le capacità di ciascuno. I talenti, perciò, non sono le capacità date a ciascuno, ma le responsabilità affidate ai servi “secondo le capacità di ciascuno”. Tutti tranne uno si danno da fare per incrementare il patrimonio ricevuto in consegna. Al suo ritorno il padrone convoca i servi e premia l’operosità di coloro che si sono dati da fare, mentre censura e punisce il servo fannullone e pauroso. In questo modo il tema del ritorno del padrone si collega evidentemente a quello del giudizio finale con conseguente retribuzione: “Prendi parte alla gioia del tuo padrone”, viene detto ai servi operosi. “Gettatelo fuori nelle tenebre” vien detto invece, in modo per noi sorprendentemente duro, del servo fannullone.

Possiamo leggere questa splendida parabola almeno su due livelli: il primo riguarda i discepoli ai quali Gesù sta parlando, il secondo riguarda la Chiesa nel suo percorso storico. Parlando ai suoi discepoli, Gesù ricorda loro che si sta avvicinando per lui il momento della sua dipartita, e sarà quello il momento in cui metterà nelle loro mani la causa del regno di Dio. Ogni discepolo del Signore, ciascuno secondo le sue capacità, avrà da continuare l’opera di Gesù di annunciare e rendere presente il Regno di Dio in mezzo agli uomini. Al momento del ritorno del Signore, cioè al momento dell’incontro con lui, il discepolo che avrà collaborato con senso di responsabilità al radicamento del Regno di Dio nella storia dell’uomo, perché essa diventi storia di salvezza, entrerà nella gioia della comunione con Dio, chi si sarà nascosto dietro la scusa che Dio è troppo esigente ne resterà escluso.

Una lettura analoga va fatta a proposito dell’azione della Chiesa nella storia: essa ha realmente ricevuto dalle mani di Cristo il mandato di comunicare i misteri del regno di Dio all’umanità, ha ricevuto da Cristo il compito di continuare la sua opera nel corso della storia. Nella Chiesa ci sono tante vocazioni e tanti ministeri e a nessuno il Signore chiede di fare ciò che non è capace di fare, però chiede certamente a ciascuno di noi di mettersi in gioco, di essere responsabili, di fare la propria parte.

La parabola ha perciò un risvolto che interpella ogni discepolo. Al suo ritorno alla fine dei tempi Cristo chiederà infatti anche a me: “Hai fatto la tua parte? In che modo mi hai reso presente nel mondo? In che modo ti sei impegnato all’interno della mia Chiesa? Come hai vissuto le responsabilità connesse alla tua vocazione?”

di fr. Francesco Patton, ofm

Custode di Terra Santa