Far fiorire il dono della vocazione | Custodia Terrae Sanctae

Far fiorire il dono della vocazione

Primi vespri di s. Antonio e rinnovo voti

Carissimi fratelli, carissime sorelle, 
il Signore vi dia pace!

1. In occasione della festa di s. Antonio approfondiamo il senso della nostra vocazione alla luce di quello che il nostro Patrono ci propone nei suoi “Sermoni”.
Lo facciamo per mantenere vivo in noi il senso di questa chiamata e lo facciamo anche per aiutare i nostri giovani fratelli che oggi rinnovano i loro voti ad essere consapevoli del dono che hanno ricevuto e dell’impegno che hanno assunto e rinnovano. Chiediamo per loro e per noi l’intercessione di s. Antonio.

2. In uno dei suoi “Sermoni” s. Antonio ci ricorda che come consacrati siamo chiamati ad essere il cuore della Chiesa. Così il Santo ci esorta: 
“Osserva che il cuore ha tre funzioni: è la sede della sapienza; in esso fu scritta la legge naturale, che dice: non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te; è l'organo dal quale provengono lo sdegno, il ribrezzo e l'avversione. Così nei veri religiosi c'è la sapienza della contemplazione, c'è la legge dell'amore, e c'è il ribrezzo e l'avversione per il peccato”. Domenica III di Avvento, n. 2
Ricordiamo perciò questa chiamata ad essere, nella Chiesa, un cuore pieno di sapienza, di amore e di santità.

3. In un altro Sermone, s. Antonio dice che noi professi di un Ordine religioso, nella Chiesa e nel mondo, siamo chiamati ad essere delle zolle d’oro:
“zolle, perché per l'abbondante infusione di grazia sono chiamati a mantenere la coerenza tra professione e azione; d'oro, perché sono chiamati a risplendere per santità di vita e sapienza”. Domenica XIV dopo Pentecoste, n. 5
Anche questo spunto è importante, Antonio ci esorta ad essere coerenti tra ciò che professiamo e ciò che viviamo.

4. In un altro Sermone infine s. Antonio paragona la nostra chiamata a vivere in povertà, castità e obbedienza al deserto che gioisce, fiorisce e cresce, secondo la profezia di Isaia:
“In ogni ordine religioso si devono osservare in modo assoluto tre virtù: la povertà, la castità e l'obbedienza; tre virtù che sono richiamate nella citazione di Isaia. La povertà quando dice: «Si rallegrerà il deserto»; la castità quando aggiunge: «Fiorirà come giglio»; l'obbedienza quando conclude: «Germoglierà e crescerà». Domenica II di Avvento, n. 16
Ogni religioso sia ricolmo di questi tre doni, cioè della speranza, della gioia e della pace: della speranza per quanto riguarda la povertà, la quale spera solo in Dio; della gioia per ciò che concerne la castità, senza la quale non c'è gioia della coscienza; della pace, nei riguardi dell'obbedienza, fuori della quale non c'è pace per nessuno; se il religioso sarà ricolmo di questi doni, sia certo che abbonderà anche nella speranza e nella grazia dello Spirito Santo”. Domenica II di Avvento, n. 20

5. Per intercessione di s. Antonio, nostro Patrono, il Signore conceda a ognuno di noi, e oggi in modo particolare ai nostri fratelli che rinnovano la loro professione religiosa, di essere il cuore della Chiesa, pieno di sapienza, amore e santità; di essere la zolla d’oro che splende per la coerenza tra la professione e la vita; di essere il deserto che gioisce, fiorisce e cresce vivendo il vangelo di nostro Signore Gesù Cristo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità.

Così sia.
 

Fr. Francesco Patton ofm
Custode di Terra Santa