600 anni istituzione dei Commissari di TS | Custodia Terrae Sanctae

600 anni istituzione dei Commissari di TS

Testimoni di Gesù Risorto, testimoni della speranza

Letture: At 10,34a.37-43; Col 3,1-4; Gv 20,1-9

1. Eccellenza, Carissimi fratelli, carissime sorelle, il Signore vi dia pace! Un saluto speciale a tutti coloro che ci seguono attraverso il Christian Media Center. In questa celebrazione Eucaristica vogliamo esprimere la nostra gratitudine al Signore per il servizio dei Commissari di Terra Santa, che dopo 600 anni dalla loro istituzione ad opera di papa Martino V, come ci ha scritto papa Francesco, portano avanti un servizio “sempre attuale, quello di sostenere, promuovere, valorizzare la missione della Custodia di Terra Santa rendendo possibile una rete di rapporti ecclesiali, spirituali e caritativi che hanno come punto focale la terra dove Gesù ha vissuto” (Papa Francesco al Custode di Terra Santa, 2 febbraio 2021). 

2. In questa celebrazione vogliamo pregare in modo speciale anche per il Santo Padre, che ha a cuore questa missione come l’hanno avuta a cuore i suoi predecessori lungo questi secoli. I Pontefici hanno sempre incoraggiato la nostra missione, fin dai tempi di san Francesco. Nel 1342 hanno poi istituito la Custodia di Terra Santa e il 14 febbraio del 1421 hanno istituito i Commissari di Terra Santa, per sostenere concretamente questa missione dell’Ordine e della Chiesa.
Vogliamo pregare per i nostri confratelli Commissari di Terra Santa e per i loro collaboratori, sono un centinaio in 60 nazioni del mondo, perché continuino a far conoscere e amare la Terra Santa, i beni spirituali dei quali è depositaria e i fedeli locali, che sono gli eredi e i discendenti delle prime comunità cristiane. Che i nostri Commissari possano di nuovo e presto accompagnare ancora i pellegrini a rinnovare la loro fede a contatto con il Quinto Vangelo; che possano continuare ad essere lo strumento di cui il Signore si serve per fare arrivare a noi la Sua provvidenza attraverso la generosità dei benefattori; che possano continuare a promuovere anche le vocazioni religiose a servizio di questa Terra Santa, unica per il significato che ha nella storia della nostra salvezza.
Vogliamo, in questa occasione, pregare con fede anche per tutti i benefattori e i fedeli che in ogni parte del mondo sono sensibili ai bisogni della Terra Santa e di questa missione che per grazia e provvidenza di Dio ci è stata affidata. Sappiamo che col cuore siete qui, anche se la pandemia impedisce ancora di viaggiare e raggiungere i Luoghi Santi.
In questa celebrazione, qui al Santo Sepolcro, nel luogo più santo di tutta la Cristianità, nel luogo dove Gesù ha vinto il peccato e la morte e ci ha donato una speranza certa e invincibile, vogliamo ancora una volta pregare anche per la cessazione della pandemia, per gli ammalati e per coloro che li assistono, per i tanti poveri che non hanno mezzi per curarsi, ma anche per i pastori e i governati, che si trovano a dover compiere scelte difficili per il bene dei fedeli, delle persone e dei popoli.

3. Questo luogo è il primo che ci è stato affidato: non è solo il luogo più santo tra tutti ma è anche il luogo che dà un senso alla vita di ognuno di noi, dà un senso alla missione della Chiesa e anche alla nostra presenza francescana in questa Terra Santa.
A Nazareth, a Betlemme, nella maggior parte dei santuari che custodiamo, noi contempliamo Gesù Cristo vero Dio e vero uomo e i misteri della sua vita; contempliamo la sua persona nella sua umanità e attraverso la sua umanità arriviamo pian piano a intuire la sua divinità, per arrivare sul Calvario, a pochi passi da qui, e riconoscere proprio grazie al suo modo unico di morire, ciò che ha riconosciuto il Centurione: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio”. Nella maggior parte dei santuari che custodiamo contempliamo soprattutto il fatto che Gesù si è svuotato del suo essere Dio, per farsi uomo, servo obbediente fino alla morte e alla morte di croce, per noi, per me.

4. Qui nell’edicola vuota noi contempliamo quello che hanno contemplato Pietro e Giovanni il giorno della prima Pasqua, cioè contempliamo i segni della risurrezione di Gesù: la pietra rotolata e la tomba vuota, le bende deposte, il sudario arrotolato e il lenzuolo afflosciato perché non contengono più il corpo di Gesù ma solo l’immagine impressa da quell’evento fisico e al tempo stesso spirituale che è stata la risurrezione della carne del Cristo ad opera dello Spirito Santo. 
Non contempliamo solo ciò che hanno visto Pietro e Giovanni, ma anche ciò che in questo giardino ha potuto contemplare Maria Maddalena, l’apostola degli apostoli: contempliamo il Risorto. Se negli altri luoghi, compreso il Calvario, abbiamo contemplato nell’uomo Gesù il Figlio di Dio qui al suo Sepolcro contempliamo nel Figlio di Dio l’uomo nuovo, che, nella sua carne ormai trasfigurata dalla potenza dello Spirito Santo, partecipa in modo personale, con tutta la propria umanità, alla vita di Dio.
Ecco la sorgente della nostra speranza, ecco il senso della nostra vita, ecco la trasformazione che ci è donata e di cui ci ha parlato l’apostolo Paolo con parole che valgono per noi oggi come per i primi cristiani: “Ricordatevi che siete risorti con Cristo, e allora vivete nella prospettiva di gente che è risorta, non di gente che è ancora prigioniera della morte. I vostri pensieri, le vostre scelte, le vostre azioni, rivelino che già partecipate a quella vita nuova e divina che Gesù Cristo ci ha donato con la sua risurrezione. I vostri pensieri, i vostri atteggiamenti, la vostra vita manifestino che già vivete in Dio” (cfr. Col 3,1-4).

5. È dall’incontro con questa tomba vuota e poi con il Cristo risorto che non solo nasce la nostra speranza ma sgorga anche la missione della Chiesa. È la missione ricevuta da Pietro e dai primi discepoli, di raccontare la vita di Gesù, i suoi gesti e le sue parole, la sua passione morte e risurrezione e, come ci ha ricordato l’apostolo Pietro nel brano degli Atti: “di annunciare al popolo e di testimoniare che egli [Gesù] è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome” (At 10,42-43). 
La nostra presenza di custodi di questo luogo è anzitutto la presenza di chi continuamente contempla questo mistero e celebra questo mistero. Non dimentichiamo ciò che papa Clemente VI ci ha chiesto quando ci ha affidato questa missione: ci ha chiesto di “dimorare” qui, come la Maddalena che non si allontanava da questo luogo; e ci ha chiesto di “celebrare Messe cantate e divini uffici”, cioè di celebrare questo mistero perché celebrandolo continui ad essere sorgente di salvezza, di speranza, di rinnovamento e di risurrezione per tutta l’umanità.

6. La nostra presenza di custodi è però anche la presenza di chi vive e alimenta la testimonianza originale e fondamentale della Chiesa intera, che è l’annuncio che “Gesù, il Crocifisso, è risorto come aveva predetto”. Questo è l’annuncio di Maria Maddalena, che è l’annuncio di chi sa che l’amore è più forte della morte. Questo è l’annuncio di Pietro e dei suoi successori, che hanno il compito di confermare i fratelli nella fede, di animarli nella speranza e di tenerli uniti nella carità. Questo è l’annuncio che ogni discepolo di Gesù è chiamato a fare, senza paura, con franchezza e libertà, fino agli estremi confini della terra, fino alla fine dei tempi. Perché è questo l’annuncio che salva, che cambia la vita di ogni uomo e di ogni donna, che alimenta la speranza autentica di ognuno di noi, che ci introduce nella vita stessa di Dio.

7. Davanti alla tomba vuota, chiediamo per il Santo Padre e per tutti i Pastori della Chiesa, per i nostri Commissari di Terra Santa, per i benefattori e per i fedeli sparsi in tutto il mondo, chiediamo per ciascuno di noi, semplicemente questo: di saper riconoscere nella nostra vita i segni e la presenza di Gesù Risorto, di saper vivere da risorti e di riuscire in questo modo a essere testimoni di Gesù Risorto e della speranza invincibile che ha messo nei nostri cuori. Così sia.