La tipografia dei francescani a Gerusalemme in mostra a Milano

La tipografia dei francescani a Gerusalemme in mostra a Milano

Un libro di recente pubblicazione e una mostra a Milano ripercorrono la storia della Franciscan Printing Press di Gerusalemme.

Il 27 novembre è stata inaugurata a Milano presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore la mostra dedicata alla storia della tipografia dei francescani a Gerusalemme, dalla sua creazione nel 1847 fino al 1948. Un’impresa straordinaria della secolare missione dei frati minori in Terra Santa.

A metà Ottocento, in una Gerusalemme sotto il ferreo controllo ottomano, i francescani furono i primi in tutta la Palestina a stampare in arabo. Ciò avvenne con la creazione della Franciscan Printing Press, la tipografia dei frati che, attraverso molte difficoltà, sconvolgimenti politici, un’epidemia di peste e due guerre mondiali, e poi nelle innovazioni tecniche dell’industria editoriale, continuò a operare fino ai giorni nostri.

tipografia dei francescani mostra Milano

Grazie all’enorme quantità di materiale tuttora conservato nel convento di San Salvatore – là dove tutto è iniziato –, è stato ricostruito il primo secolo di attività della casa editrice, offrendo anche un inedito sguardo dall’interno di un’officina tipografica tra XIX e XX secolo. Ne è nato un libro, frutto delle ricerche di Arianna Leonetti, ricercatrice di storia dell’editoria moderna e contemporanea, membro del Creleb (Centro di ricerca europeo libro editoria biblioteca dell’Università Cattolica) e del Progetto «Libri ponti di pace».

Le quattro sezioni del volume sono dedicate a quattro diverse fasi storiche del secolo preso in esame, a partire dagli anni di fondazione della tipografia (1847-1850), fondazione avvenuta grazie al contributo del Commissariato di Terra Santa di Vienna. Il volume è corredato da un ricco apparato iconografico e documentario, frutto di una lunga e rigorosa ricerca dell’autrice negli archivi della Custodia di Terra Santa.

L'inaugurazione della Mostra

Nella sede di via Nirone dell’Università Cattolica, una cinquantina di persone hanno partecipato all’inaugurazione della mostra intitolata «Il carattere di una missione: l’avventura della tipografia francescana a Gerusalemme». La mostra a pannelli è stata realizzata in giugno a Gerusalemme da un gruppo di giovani collaboratori del Creleb, con il sostegno di Pro Terra Sancta, ma la guerra scoppiata in ottobre ha reso impossibile l’allestimento nella Città Santa. Informazioni e materiali fotografici provengono dalla Biblioteca generale, dall’Archivio storico e dall’Ufficio Beni culturali della Custodia. Alcuni studenti hanno guidato il pubblico nella visione dei pannelli e delle vetrine in cui sono stati esposti volumi pubblicati dalla tipografia.

È seguita la presentazione dello studio di Arianna Leonetti, Stampato a Gerusalemme. Storia della tipografia francescana di Terra Santa tra Otto e Novecento, (TS Edizioni, Milano 2023, 350 pagine, 50 euro) pubblicato proprio dalla casa editrice che prosegue oggi l’opera della Franciscan Printing Press. Una monografia che affronta una vicenda complessa, non solo relativa alla tipografia, ma anche alla Custodia stessa, in relazione al suo impegno, sociale, culturale, educativo, esercitato dai francescani attraverso i torchi della tipografia.
Il preside della Facoltà di Lettere e Filosofia Andrea Canova ha espresso l’apprezzamento dell’Università Cattolica per una iniziativa come questa che è un segno di pace e di speranza in uno dei momenti più bui per i popoli in Terra Santa.

Edoardo Barbieri, professore di Storia del libro e dell’editoria e direttore del Creleb, ha ricordato il rapporto di scambio che esiste tra la Custodia di Terra Santa e gli studiosi del libro dell’Università Cattolica. Ha sottolineato l’audacia che i francescani ebbero alle origini della tipografia, nello stampare in arabo in Palestina quando era vietato dalla legge ottomana e quando i frati non avevano le possibilità economiche e le competenze tecniche. «Ma ci sono stati uomini che si sono intestarditi per un progetto buono, fino a portarlo a compimento. Pur tra mille difficoltà, incomprensioni, essi avevano una visione chiara – ha aggiunto Barbieri –. Per far crescere il popolo ci vogliono le scuole e per le scuole ci vogliono i libri: una cosa semplice ma non ovvia».

Maria Pia Alberzoni, medievista che all’Università Cattolica è tra i massimi esperti di Storia del francescanesimo, apprezzando la ricca documentazione anche fotografica, raccolta nel volume, ha sottolineato il legame tra l’attività della tipografia (l’unica che coinvolgeva nella formazione e nel lavoro anche numerosi giovani palestinesi) e la missione che Francesco diede ai frati nel cap. XVI della Regola non bollata. Alessandro Tedesco, studioso di scienze bibliografiche e anch’egli docente nell’ateneo, che, come Leonetti, a lungo ha studiato nella Biblioteca di San Salvatore, ha osservato come la monografia sia accessibile anche ai non specialisti. È una narrazione in alcuni passaggi anche avvincente delle vicende umane, lavorative e culturali legate alla storia di una attività produttiva nel contesto della Terra Santa a cavallo tra seconda e terza rivoluzione industriale. Per Tedesco, l’autrice ha saputo organizzare una grande mole di informazioni tratte dai documenti presenti nell’Archivio storico della Custodia nel convento di San Salvatore (epistolari, registri contabili, diari dei direttori, cataloghi editoriali, ecc.); dai documenti librari cioè il vasto l’archivio editoriale (libri religiosi, testi scolastici, pubblicazioni in diverse lingue e alfabeti); e dagli studi che in passato sono stati dedicati all’impresa, in particolare di p. Agustín Arce (1884-1984) e p. Claudio Baratto (1920-2009).

La monografia unisce, dunque, sia il racconto di una dimensione della missio ad gentes dei francescani, sia le vicende umane di chi avviò la tipografia e la sviluppò per decenni.

Macchinari e strumenti, la dotazione tecnologica, casse di caratteri, punzoni, fregi decorazioni, torchi o pezzi di torchi: tutti questi materiali abbandonati nei magazzini, sono stati riscoperti, catalogati e valorizzati durante questo studio di cui la mostra vuole essere un richiamo.

La mostra all’Università Cattolica resterà aperta fino al 1 dicembre, dalle ore 9 alle 18. Ogni giorno dalle ore 12 alle 14 partecipare a visite guidate gratuite.

Francesco Pistocchini