Seconda peregrinazione al Getsemani: il silenzio di chi è solo

Seconda peregrinazione al Getsemani: il silenzio di chi è solo

La Basilica dell’Agonia, o “delle Nazioni”, che celebra quest’anno il Centenario dalla sua fondazione, ha ospitato mercoledì 6 marzo la seconda peregrinazione di Quaresima, in un clima di profondo raccoglimento e preghiera.

Entrando gradualmente nel mistero della Pasqua, i frati, accompagnati da un gruppo di fedeli, hanno fatto memoria del momento forse più buio della vita pubblica di Gesù: l’agonia e la preghiera nell’orto degli Ulivi.

La Basilica del Gestemani

Tale evento, che mostra tutta l'umanità di Cristo, è ricordato dalla pietra dell’agonia, posta di fronte all’altare. L’attuale Basilica infatti si erge su un asse posto nel punto d'incontro tra il perimetro della chiesa bizantina e quella crociata, e questo fu voluto dall’architetto Antonio Barluzzi, cento anni fa, proprio per incastonare – ed esaltare –  il blocco isolato di roccia dove si concentra la memoria della sofferenza di Gesù.

La Basilica è detta anche “Chiesa delle Nazioni” perché moltissimi paesi contribuirono alla sua edificazione e gli stemmi delle nazioni sono rappresentati nelle cupole e nei mosaici absidali. Per ricordare il buio di quella notte e le tenebre che Cristo avrebbe attraversato per salvare l’umanità, l’interno è lasciato in penombra, grazie alla luce filtrata dall’alabastro violetto delle finestre e all’azzurro cupo della volta. Il mosaico principale raffigura Cristo in angoscia; quelli delle navate laterali, il bacio di Giuda e l’arresto di Gesù.

Il silenzio di chi è solo

La solenne celebrazione eucaristica è stata presieduta da fr. Alberto Joan Pari,  Segretario della Custodia di Terra Santa. A pronunciare l'omelia è stato nuovamente fr. Paolo Messina, docente presso lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, scelto a guidare i francescani lungo il periodo della Quaresima attraverso le sue riflessioni sulle Scritture.

Fr. Paolo ha continuato a incentrare le sue meditazioni sul “silenzio”: «Ci sono momenti in cui siamo tutti chiamati a compiere delle scelte altrettanto personali e fondamentali nella nostra vita: siamo chiamati a farlo da soli. È sul silenzio che avvolge questi momenti che voglio riflettere questa sera».

La preghiera perfetta

Durante il suo commento sul Vangelo di Matteo (Mt. 26, 36-46) fr. Paolo ha offerto una potente riflessione sul silenzio che avvolge la preghiera nell’orto degli Ulivi, focalizzando l’attenzione nel percorso che Gesù, per tre volte, compie, allontanandosi in preghiera, in disparte, mentre Pietro, Giacomo e Giovanni i discepoli che ha chiamato vicino a sé (Mt. 26,37) non riescono a vegliare con lui.

Quando si allontana di nuovo per pregare per la terza volta, ecco “la sua preghiera perfetta”: quella in cui Gesù si pone da solo in silenzio davanti al Padre.

«In quel silenzio solitario – sottolinea fr. Paolo - Gesù ritrova sé stesso dopo l’angoscia iniziale. Così ci insegna a non fuggire da questo silenzio, ma piuttosto a cercarlo. Nei momenti decisivi della nostra vita, a volte possiamo sentire il calore di una presenza amica, altre volte l’assenza di ogni sostegno. Ma in fondo l’esperienza di Gesù nel Getsemani svela una verità, forse difficile da accettare, ma non per questo meno reale. Entrare da soli in quel silenzio è la sola via per ritrovare noi stessi, per riscoprire una forza interiore che a volte pensiamo perduta, per accettare un destino che può essere spaventoso o difficile. Solo affrontando da soli la paura di questo silenzio scopriremo che là, invece, incontreremo il Padre, e impareremo anche noi, con Gesù, a dire "non sia fatta la mia ma la tua volontà».

Silvia Giuliano

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