San Francesco d'Assisi: le celebrazioni della Custodia di Terra Santa | Custodia Terrae Sanctae

San Francesco d'Assisi: le celebrazioni della Custodia di Terra Santa

L'hanno aspettata con trepidazione e si sono preparati con un triduo di preghiera e riflessione. La solennità di San Francesco è ogni anno motivo di grande gioia per i francescani della Custodia di Terra Santa. I frati e i fedeli l'hanno celebrata il 3 e il 4 ottobre nella chiesa di San Salvatore a Gerusalemme con i primi Vespri, il Transito, la Messa solenne e i secondi Vespri.
San Francesco d'Assisi morì proprio il 3 ottobre 1226, ripetendo le parole del Salmo 141 dell'anima che si abbandona alla misericordia di Dio. Già nel 1228 fu dichiarato santo. Lo ricordiamo oggi come il "poverello di Assisi", ma anche come il "Serafico Padre": con la sua vita da piccolo lasciò un segno grande nella vita della Chiesa e nella storia.

A presiedere i primi Vespri e il transito è stato il Padre Custode di Terra Santa Fr. Francesco Patton. Durante la celebrazione, i frati che non hanno ancora fatto la professione solenne hanno rinnovato i voti temporanei. «Dice San Francesco: con la professione religiosa tutta la nostra vita deve essere consegnata nelle mani di Gesù Cristo. Ed è questo il senso profondo dei voti di obbedienza, sine proprio e castità che voi oggi rinnovate», ha detto il Custode nell'omelia. San Francesco stesso al termine della vita vuole riconsegnarsi a Dio nella più assoluta essenzialità: nudo sulla nuda terra. «Un gesto di straordinario significato simbolico perché esprime la totalità della consegna di sé», ha detto Fr. Patton. In quel gesto c'è la nudità dell'obbedienza, della povertà e della castità, con la quale il corpo diventa il sacrificio spirituale gradito a Dio. Il Custode ha sottolineato poi che nel transito c'è l'indicazione della mèta pasquale. Questo abbandonarsi a Dio, per rinascere con lui è stato prefigurato anche con la lettura del racconto del transito di San Francesco, fino al momento in cui è calato il buio. Dalle tenebre la luce in chiesa è tornata a splendere sulle note del Cantico delle Creature, scritto dal Santo.

Come da tradizione, un padre domenicano Fr. Martin Staszak, priore di Gerusalemme, ha presieduto la messa per la festa di San Francesco e lo stesso fanno i francescani per la festa di san Domenico ogni anno. Fr. Jean Jacques Pérennès, rettore dell'École biblique et archéologique française de Jérusalem, nell'omelia ha detto: «I nostri due ordini sono nati dallo stessa intuizione: la necessità di un risveglio evangelico». Il domenicano ha parlato di «predicare il Vangelo senza ricorrere ai mezzi di potere». Lo sperimentarono San Francesco e San Domenico, ma noi «come possiamo trasmettere il messaggio, insegnare, catechizzare, predicare, se siamo così poveri?- si è chiesto Fr. Jean Jacques. - Francesco, come Domenico, ci dice che è proprio attraverso questo abbandono che possiamo veramente diventare discepoli».
Presenti alla celebrazione anche Monsignor Marco Formica, Monsignor Pizzaballa e Monsignor Joseph Jules e i rappresentanti delle chiese siriaco-cattolica e maronita. Sedevano tra le prime file anche il console generale di Spagna, d'Italia, di Francia, del Belgio e il rappresentante della polizia di Gerusalemme.

«È la prima volta che partecipo alla festa di San Francesco a Gerusalemme ed è una vera gioia - ha spiegato una donna, durante il rinfresco allestito nel convento -. Ho amato molto i canti. È stata una celebrazione nello spirito francescano». Anche per due studenti di filosofia di Ein Karem è stata la prima festa di San Francesco nella Custodia. «Siamo qui da poco è tutto è molto diverso della Bolivia da cui provengo, qui è tutto più solenne con l'organo», ha detto Fr. Oscar. Fr. Josuè ha continuato: «La celebrazione in questo modo aiuta la partecipazione dello spirito».
Nel pomeriggio i secondi Vespri hanno chiuso la festa. In un'atmosfera più raccolta e meditativa i frati hanno pregato ancora sotto alla statua di San Francesco, hanno baciato la piccola reliquia e intonato il Magnificat. E per non lasciar passare invano la solennità, Fr. Marcelo Cichinelli, guardiano di San Salvatore, ha concluso: «Accogliamo l'invito di Francesco a soffermarci davanti alla croce, a guardare Cristo crocifisso fatto uomo per noi, a stare del tempo con lui, a leggere nella croce il libro della salvezza».

Beatrice Guarrera