Pasqua: meno venti giorni! | Custodia Terrae Sanctae

Pasqua: meno venti giorni!

In sacrestia regna il buon umore. I frati si punzecchiano. Scherzano sul colore dei paramenti per la quarta domenica di Quaresima, il rosa: un colore che questi giovani sono poco abituati a portare. Soltanto due volte all’anno, infatti, la liturgia si veste di rosa: la terza domenica di Avvento, detta “Gaudete”, e la quarta domenica di Quaresima, detta “Lætare”. Sono due domeniche poste al centro del tempo di penitenza che prepara alla festa che segue: il Natale o la Pasqua.

Il colore rosa prende il suo significato dal rosso, simbolo dell’amore divino, e dal bianco, simbolo della saggezza divina. Esso poi fa pensare al fiore, la rosa, a proposito del quale l’Ordo Romanus afferma che “Il suo colore è gradevole, il suo profumo confortante, il suo aspetto mette allegria” [1]. San Beda il Venerabile disse che nel VII secolo la Tomba di Cristo era dipinta di un colore misto tra il bianco e il rosso [2].

A venti giorni dalla Pasqua, soltanto gli altari dei francescani sono ricoperti di tovaglie rosa per entrare nella IV domenica di Pasqua. Una liturgia quaresimale simile a quella della Chiesa Universale e allo stesso tempo singolare, in questo luogo particolare in cui ogni giorno è Pasqua. Gli orientali lo esplicitano bene: per loro, Quaresima o meno, non si cessa di cantare l’Alleluja. I loro canti si elevano insieme a quelli dei frati. Anche quest’anno i calendari dei cattolici e degli ortodossi combaciano, e tutta la Chiesa di Terra Santa converge verso il Santo Sepolcro. Le voci si mescolano, si confondono, a volte sembrano rivaleggiare.

Turisti e pellegrini sono in festa, in ogni angolo della Basilica scoprono una tradizione diversa. Qualcuno rimane scioccato dalla mancanza di unità, altri si rallegrano per una tale diversità. Altri ancora trovano il tutto solo un po’ confuso. In ogni caso, lo Statu Quo gioca il suo ruolo di “regolatore”, coordinando le varie celebrazioni. Se la celebrazione della domenica mattina all’altare di Santa Maria Maddalena, in presenza del Patriarca o di un suo rappresentante, può dare la sensazione di confusione, in quanto nello stesso momento i copti celebrano davanti al loro oratorio, gli armeni di fronte all’Edicola e i siriaci nella loro cappella, ci sono tuttavia dei momenti di intensa preghiera da non lasciarsi scappare.

Così, nella notte, mentre l’Ufficio delle letture dei francescani si svolge nella cappella dell’Apparizione della Vergine, gli ortodossi, greci, romeni e russi, fanno la loro devozione alla santa Tomba, la avvolgono con le loro preghiere, le loro carezze, i molti segreti mormorati alla pietra, finché il sacrestano ortodosso non fa loro segno di scostarsi… Attorno all’edificio si fa il vuoto, e per qualche minuto esso rimane immerso nel buio e nel silenzio. La processione dei latini, a sua volta, avvolge l’Edicola, il crescendo dell’organo fa risuonare la gioia della Risurrezione, il Custode esce dalla Tomba esibendo il Vangelo… Cristo è risorto! Gli ortodossi tutti intorno non perdono un istante di questa acclamazione così estranea al loro rito, e quando i latini tornano verso la loro cappella, anch’essi tornano alla loro devozione, mentre il suono delle campane armene dà il ritmo a qualche incensazione…

Mentre Gerusalemme e i Luoghi Santi detengono il record di affluenza di turisti e pellegrini e che durante il giorno è molto difficile raccogliersi, nelle notti tra sabato e domenica, e in particolare nel tempo di Quaresima, il Santo Sepolcro diviene un fervore di preghiera e un’esperienza di Pasqua.

Mab

[1] Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S.Pietro sino ai nostri giorni. Venezia 1855, Gaetano Moroni, Ordo Romanus XIV 81.
[2] San Beda il Venerabile « ria ecclesiastica del popolo inglese », V 16