Nella “città di Gesù”, Cafarnao, per commemorare i Suoi miracoli | Custodia Terrae Sanctae

Nella “città di Gesù”, Cafarnao, per commemorare i Suoi miracoli

Il sabato della seconda settimana di ottobre è un giorno speciale per Cafarnao: nella “città di Gesù” si commemora la presenza del Cristo e i Suoi miracoli, proprio dove i fatti sono accaduti secondo i Vangeli. Così sabato 14 ottobre i frati francescani della Custodia di Terra Santa hanno animato la celebrazione che è iniziata sulle rive del Mar di Galilea. Lì si ricordava la venuta di Gesù da Nazareth, la predicazione per la conversione e la chiamata come apostoli di Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni (Mt, 4, 12-22). In processione si è passati poi accanto al memoriale dove il Signore pronunciò il discorso del pane della vita riferito all’eucarestia (Gv 6, 25-29), fino alla casa di Pietro, dove Gesù guarì la suocera dell’apostolo e altri infermi (Lc 4, 38-41). Nella stessa casa Gesù guarì un paralitico, come segno del perdono dei peccati, e nello stesso luogo chiamò a seguirlo Matteo (Mc 2, 1-17). Con l’emozione di camminare su quella Terra Santa in cui il Cristo operò miracoli, la processione di frati e fedeli ha raggiunto la chiesa costruita sulla casa di Pietro.

La messa è stata celebrata dal Vicario della Custodia Fr. Dobromir Jazstal. «Il racconto evangelico che abbiamo ascoltato oggi è uno degli episodi semplici e allo stesso tempo profondi di significato anche per la nostra vita di credenti», ha detto nell’omelia. Il Vicario ha fatto riferimento al racconto del miracolo del figlio del centurione, letto nel Vangelo in chiesa. «La fede del Centurione è grande perché lui riconosce il potere della parola di Gesù. Siamo anche noi spinti a rivolgerci a Gesù e a essere guariti da lui». La fede del Centurione diventa, dunque, il modello dell’atteggiamento che tutti gli uomini devono assumere davanti a Dio.
Fr. Dobromir si è soffermato poi su un altro aspetto: «I contemporanei di Gesù si aspettavano la liberazione dal potere di Roma e da tutti gli altri nemici, senza però comprendere pienamente che Dio ha voluto offrirgli qualcosa di più profondo e molto più importante: la liberazione del peccato e dalla morte».
Per i fedeli di lingua araba, presenti in molti dalla Galilea, Fr. Amjad Sabbara, parrocco di Nazareth, ha pronunciato una breve omelia.

Tra i canti del coro della parrocchia di Nazareth, la messa ha acquisito, come in tutte le celebrazioni della Custodia, una veste solenne. In chiesa al momento dell’offertorio sono state portate ceste di frutta, come ricordo dell’eucarestia e come segno di azione di grazie a Dio per i beni ricevuti dalla sua bontà nell’ultimo raccolto dell’anno. Uno per uno, i frati, i fedeli, i pellegrini e i bambini della scuola di Terra Santa presenti in quel momento, hanno fatto la fila per ricevere simbolicamente un frutto. «Un grazie di cuore dalla fraternità di Cafarnao va al vicario custodiale, per aver presieduto questa celebrazione», ha detto prima della benedizione Fr. Luca Panza, guardiano del convento della Custodia di Terra Santa a Cafarnao.
A partecipare ogni anno con gioia alla festa sono i parrocchiani di Nazareth. Tra di loro anche il giovane direttore del coro Firas, uno studente di musica a Gerusalemme. Firas sorride soddisfatto, dopo il bel risultato e il bel servizio svolto nella celebrazione. Accanto a lui la madre e la zia raccontano di essere sempre presenti alle celebrazioni.
«Sono rimasta sorpresa dalle tante lingue usate nella messa – ha commentato una volontaria in Terra Santa, che non aveva mai partecipato prima a una celebrazione della Custodia -. In questo luogo così suggestivo, è bello vedere insieme tante persone e tanti frati da tutto il mondo».

Beatrice Guarrera