La storia scorre sotto l’ombra della Croce

La storia scorre sotto l’ombra della Croce

Il Convento della Flagellazione a Gerusalemme si trova all’inizio della Via Dolorosa: percorsa quotidianamente da migliaia di pellegrini nel devozionale tragitto verso il Sepolcro, oggi è una strada silenziosa e vuota. E la tradizionale Via Crucis, che i francescani svolgono ogni venerdì pomeriggio, è stata sospesa da due settimane.

Il guardiano della comunità francescana della Flagellazione, fr. Giuseppe Gaffurini, è riuscito a rientrare a Gerusalemme  solo da pochi giorni: «Ero in Italia all’inizio di questo conflitto. Mi sono sentito confuso, sperduto, disorientato: come frate della Custodia, ho scelto di vivere la mia missione in questa terra e non ho trovato pace fino a quando non sono arrivato a Gerusalemme».

In questo momento così traumatico, cosa sente di dover condividere come religioso, come uomo di fede?

Non voglio certo addentrarmi in un'analisi geopolitica: ma sono chiamato a dar ragione della mia fede e della mia speranza. In questi giorni la lettura delle riflessioni di Adrien Candiard, padre domenicano, mi sta aiutando a fare chiarezza su questo tempo drammatico, in cui noi religiosi soprattutto dobbiamo evitare due estremi: considerare il Vangelo come un testo a guida solo della nostra vita interiore oppure farne un dettato per “mettere in riga” l'operare del mondo intero... La fine del mondo, nel Vangelo, è stata evocata infinite volte: questa nuova guerra, questa ennesima ondata di violenza che stiamo vivendo, può essere sufficiente a indicare come imminente la fine del mondo? Ma il mondo è già finito ed è finito da quando è cominciato. La fine del mondo è già presente come principio che agisce nel cuore della storia: non è un rebus da decifrare, ma un senso da accogliere! Diverse scuole di pensiero ci hanno talmente abituato a pensare alla storia come una forma di “progresso” che ora, orfani del mito del progresso, vorremmo una garanzia divina che ci assicurasse che andrà tutto per il meglio...  ma Gesù non ci ha mai promesso questo: all’instancabile annuncio del Vangelo sono affiancate violenze-terremoti-carestie-persecuzioni, cose che sono sotto gli occhi di tutti. Non sempre l'amore suscita amore, anzi, spesso provoca il rifiuto. L'amore ci obbliga a scegliere: dinanzi a Gesù, a distanza di pochi minuti, il ladrone si pente e Pilato sceglie di lavarsi le mani.

San Francesco può essere paradigmatico rispetto al tempo in cui è vissuto, di certo non meno violento di quello attuale?

Assolutamente sì: c’è un episodio a riguardo che può essere illuminante. Mentre è in corso la quinta crociata contro il sultano d'Egitto e le truppe Franche assediano Damietta, Francesco si presenta al nipote del Saladino, Malik al Kamil, e gli parla dell'amore di Dio. Il sultano rimane incantato dal santo di Assisi, ma non può non dimenticare che deve contemporaneamente fronteggiare le truppe Franche sul campo di battaglia, che in nome dello stesso Dio devastano il paese. “Dov'è l'amore di Dio di cui parli, in tutto questo?” chiede il sultano a Francesco. E Francesco addolorato non potrà che rispondere: “Sire, l’amore non è amato:  l'amore in questo mondo è sempre crocifisso”.

Possiamo credere all'amore di Dio anche quando il mondo è teatro di tante violenze?

La storia scorre sotto l'ombra della Croce ed è ingenuo pensare che il suo corso cambierà grazie a sistemi politici e sociali più sofisticati. Ma su questa panoramica si leva la parola di Gesù: non abbiate paura. Non perché salverà il pianeta, ma perché promette cieli nuovi e terra nuova, verso la vittoria finale del progetto di Dio, del suo disegno presente fin dall'atto creatore. Ce lo ha ricordato anche ieri il nostro Patriarca Pierbattista Pizzaballa nella lettera inviata a tutta la diocesi: “Gesù sulla croce inizia una nuova realtà e un nuovo ordine, quello di chi dona la vita per amore”. A noi è dato di “vegliare”: imparare a vedere il Regno che viene! I primi cristiani si salutavano con l'invito “Maranatha! Vieni il Signore Gesù”.

Come vivete nella vostra comunità la preghiera quotidiana?

In maniera molto semplice. Ogni giorno, come ci ha suggerito il nostro Padre Custode fr. Francesco Patton, nella comunità della Flagellazione recitiamo il Rosario della pace, dove i cinque Misteri meditati sono stati scelti a partire da una osservazione di Giovanni Paolo II nella Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae. E venerdì prossimo, il 27 ottobre, scelto da papa Francesco come giorno di digiuno, penitenza e preghiera per la pace in Terra Santa, noi frati attraverseremo di nuovo la Via Crucis, partendo dal nostro santuario, fino ad arrivare alla Chiesa di San Salvatore dove il Custode di Terra Santa presiederà la Veglia di preghiera per implorare la pace.

Silvia Giuliano