La festa di San Giovanni a Ain Karem  | Custodia Terrae Sanctae

La festa di San Giovanni a Ain Karem 

23-24 giugno 2012<span class="Apple-tab-span"> </span>

Nel Santuario di San Giovanni Battista, posto sulla collina di Ein Karem, una stella marmorea indica il luogo della sua nascita e le maioliche colorate ripetono, in più lingue, il “Benedictus”: la preghiera di Zaccaria, il ringraziamento per il Precursore, annuncio della salvezza.
La chiesa è gremita di fedeli, venuti per assistere alla Messa domenicale, presieduta dal Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa e concelebrata dal Vicario Custodiale, fra Artemio Vìtores, fra Dobromir Jasztal, Guardiano del Santuario e molti confratelli e religiosi giunti da ogni dove.
Nell’Omelia il Custode ripercorre il brano del Vangelo di Luca. Pone l’accento sullo stupore di parenti e amici raccolti in festa, dovuto, non soltanto, alla nascita del bambino, ma al nuovo modo di agire di Dio, qualcosa di particolare.

“Stupore e novità -commenta il Custode- per un bambino nato da una coppia di anziani, sterili. Un nome nuovo, che nessuno portava in famiglia, ma voluto con forza dai genitori, contro il parer di tutti. Per Zaccaria, ammutolito da mesi, dopo l’annuncio dell’Angelo, che, durante questo evento, ritorna a parlare”.

Traendo spunto dalla lettura di Isaia, il Custode dimostra che: “la nascita di Giovanni è simbolo dei tempi che cambiano, risultato di una promessa messianica per Israele, popolo senza profeti, in una situazione senza via d’uscita, senza speranza (come la coppia sterile); un popolo non più abituato alla presenza di Dio né a sentire la Sua voce. Quando tutto sembra finito Dio interviene, per rimuovere, per cambiare, come a dire: Non siete voi che chiedete, ma sono Io che riporto la vita. Giovanni è la voce nuova, con cui si ricomincia ad ascoltare, ad aprirsi all’attesa di Dio. Il suo modo di essere secondo, mai autoreferenziale, esempio cui la Chiesa si deve ispirare, ancor più per tutti noi, che viviamo in questa terra per testimoniare, ovunque andremo, che Lo abbiamo visto”.


La festa per la nascita del Battista, era iniziata la sera del sabato con la recita dei primi vespri, nel Santuario custodito dai francescani e dedicato al figlio di Elisabetta e Zaccaria.
Il Santuario di San Giovanni nel Deserto, sorge poco distante da Ein Karem, in un luogo isolato e verdeggiante. Qui i pellegrini visitano la grotta, trasformata in cappella, dove avrebbe abitato il Battista e bere alla fonte cui si sarebbe dissetato.

“Questo è il luogo che ci fa pensare al deserto, a Giovanni che si ritira per preparare la sua missione -spiega padre Artemio Vítores, Vicario della Custodia di Terra Santa Artemio, che ha presieduto i vespri- è il luogo dell’ascesi, della purificazione e della solitudine. Non per vivere in solitudine, ma per incontrarsi con il Signore.
La solitudine è dura, allora c’è il rischio, come successe agli Ebrei nel deserto, di voler tornare indietro. Però, quando uno riesce a vincere questa tensione, il deserto diventa soprattutto luogo d’incontro con il Signore e, attraverso la preghiera, diventa dialogo amoroso, diventa un modo di capire chi è il Signore per essere al suo servizio”.


La serata si è conclusa con la cena conviviale, offerta ai presenti, dalla comunità francescana del Convento.