La festa del fuoco nuovo a Gerusalemme | Custodia Terrae Sanctae

La festa del fuoco nuovo a Gerusalemme

Il Fuoco Santo è la celebrazione più importante della fede ortodossa a Gerusalemme. È difficile descrivere brevemente questo avvenimento della Città Santa senza avere l’impressione di snaturarlo. Riporterò, dunque, una lunga cronaca della giornata, accompagnata da alcuni riferimenti storici.

Sabato 26 aprile 2008. Quest’anno ci sono cinque settimane di sfalsamento con la chiesa cattolica, per le Chiese ortodosse è Sabato Santo. Sin dalle 3. 30 della mattina, il quartiere cristiano della Città Vecchia di Gerusalemme parla in greco, russo, rumeno. I fedeli ortodossi, accolti nei monasteri e dagli abitanti della città sin dall’inizio della settimana, escono in piccoli gruppi e si dirigono verso il Santo Sepolcro, la cui grande campana, regolarmente e fino a mezzanotte, ha suonato il rintocco funebre per la morte di Cristo.

Non è ad un ufficio liturgico mattutino, che si recano nel cuore della notte. Vanno alla celebrazione del “Fuoco Santo”, il fuoco nuovo, che inaugura la vigilia della Pasqua. Partono con un anticipo di dieci ore, essendo la celebrazione prevista per le ore 13.00, anche se la basilica della Resurrezione dista soltanto cinque minuti a piedi.

Nella giornata, migliaia e migliaia di persone convergeranno verso questo Luogo santo, ma soltanto i più mattinieri avranno delle probabilità di entrare nella basilica e vedere, forse, qualche cosa della celebrazione.

Intorno alle 5.00 della mattina, tale movimento di gente si amplifica. Quando arrivo all’entrata della via dei Cristiani, sono già circa duecento, ammassati dietro le transenne tenute chiuse sotto la vigilanza di poliziotti israeliani. Questi ultimi non vogliono che i fedeli entrino nella chiesa troppo presto, chiusa del resto, quindi dovranno aspettare in piedi senza più potersi muovere. Tutti gli accessi alla chiesa risultano così chiusi.

Il termometro segna 18 gradi. I pellegrini più giovani, spesso, finiscono per trascorrere la loro notte a terra, all’aperto. È il caso di Georgetta, finché la porta contro la quale si era rannicchiata non si apre e si sveglia. Georgetta è rumena di Bucarest. Ha una trentina di anni, viene per la seconda volta ed ha in programma di tornare per i due prossimi anni. " Sono rimasta qui tutta la notte. L’anno scorso, sono stata bloccata dodici ore tra la folla nella strada, poi ho pagato 100 euro ad un arabo. Ci ha detto di seguirlo, siamo entrati in un negozio, eravamo in quattro e, miracolo di Dio, abbiamo potuto arrivare fino al sagrato della basilica." Ma quest’anno, Georgetta intende riuscire ad entrare.

La folla è fitta, molti discutono, numerosi sono anche quelli che sono in preghiera. Arriva un furgoncino carico di pane. Come tutte le mattine, fa le sue consegne ai chioschi della via dei cristiani. Alcuni pellegrini vogliono acquistare questo pane ricoperto di semi di sesamo, il kaak. Ordinariamente costa 8 centesimi di euro. L’occasione fa l’uomo ladro, stamattina costerà 1 euro al pezzo. Ma si trovano ugualmente degli acquirenti. In arabo, dico al fattorino che lui "ha il braccio lungo", espressione locale per dire che è un ladro. Mi risponde: "Un euro, un euro", prima di comprendere quanto gli avevo appena detto nella sua lingua. Abbassa lo sguardo, confuso, ma il giovane uomo che l’accompagna ha meno scrupoli e continua ad incassare soldi mentre il suo furgoncino fende la folla. Il trabiccolo parte e si perde tra la gente.

Un venditore di acqua si è piazzato alla porta della moschea vicina. Vado ad informarmi del prezzo. "Tre scekel la bottiglia piccola (50 centesimi di euro), 5 la grande (90 centesimi)". Il prezzo abituale. "Il panettiere ne approfitta" mi dice spiacente. "Non è bello".

Il sole si alza dolcemente. Improvvisamente la folla si agita. Le transenne si muovono. Forse si riesce a raggiungere la chiesa ed unirsi al centinaio di pellegrini che sono riusciti a nascondersi negli angoli dei suoi muri per passarvi la notte. All’alba, restano tutti rannicchiati, per molto tempo, nei loro nascondigli per non essere cacciati via dall’imponente spiegamento di polizia e da tutti i militari incaricati della sicurezza.

Per quanto riguarda le transenne false speranze. Alle 8.30 della mattina, sono chiuse sempre come lo sono la maggior parte, se non tutte, le porte della Città Vecchia. Le Porte del Santo Sepolcro devono essere aperte alle 9.30 per gli Armeni. Sarà allora, che le forze di polizia coadiuvate dai soldati regoleranno il flusso dei pellegrini, stimati, dalla polizia alle 8.00 del mattino, intorno ai 10.00.

A Porta Nuova, varco per mezzo del quale si accede a San Salvatore, né gli impiegati del convento, né i partecipanti alla giornata di studio organizzata dallo “Studium Biblicum Franciscanum” riescono ad entrare. La Custodia, così, invia un rappresentante incaricato di parlare con le forze di polizia. Gli studenti ed i professori della Flagellazione, fanno loro stessi fatica a raggiungere il convento. All’interno stesso della Città Vecchia e lontano dagli accessi del Santo Sepolcro, alcune vie sono sbarrate. Discuto con un gruppo di russi che aspettano sin dalle 3.00 della mattina alla porta di Giaffa. Sono stanchi e sono in piedi da cinque ore, senza la minima possibilità di potersi sedere. Siamo ognuno da un lato della transenna. -"Di dove sei? Come userai queste foto?" - "Sono francese". - "Ma allora sei cattolica, come hai potuto passare, questa è una festa per gli ortodossi". La vecchia signora teme di non potere trovare posto nella basilica, se anche dei non ortodossi entrano lì.

Ore 10.00. Speravo di prendere alcune ore di riposo. Ma un vicino di casa ha installato un impianto di amplificazione sul tetto che diffonde dei canti religiosi. Gli altoparlanti sono indirizzati verso le mie finestre… Quando la musica termina, sono i giovani uomini della città che ne prendono il posto, tamburi e darbouka risuonano nelle strette strade, ritmando slogan inneggianti alla gloria di Cristo e alla fede cristiana. Percorrono così il quartiere cristiano prima di aprirsi un varco verso la basilica intorno a mezzogiorno. Uno di essi è portato sulle spalle da un altro. Dirige gli slogan e brandisce con una mano una croce di olivo, nell’altra porta una sciabola. Gli altri portano delle bandiere greche, armene, del Vaticano, della Custodia… si perdono nella confusione. Del resto questi giovani sono di tutte le confessioni cristiana, ortodossa, cattolica e protestante.

Mezzogiorno, al Santo Sepolcro la densità della folla è al massimo. Alla fine le persone sono potute entrare, secondo un’espressione araba "se tu gettassi del sale, non cadrebbe a terra". La chiesa oramai non altro che una grande voce, in cui le preghiere si confondono con le discussioni. L’attesa è lunga, ma la gioia e la fede, commiste alla stanchezza, sono palpabili. Finalmente sono potuti entrare. Sono lì. Ora Dio non ha che da fare il resto.

Ma qual’è la celebrazione che ha suscito una tale infatuazione? Cosa è questo fuoco tanto atteso che degli aerei l’aspettano sulla pista di decollo dell’aeroporto, per consegnarlo a Mosca, Atene, Sofia (è stato noleggiato il Falcon presidenziale per l’occasione), Bucarest… per la Veglia della notte?

"E’ un miracolo di Dio", diranno i fedeli. Secondo un sito ortodosso (www.holyfire.org), bisogna fare risalire la prima manifestazione del Fuoco Santo al giorno stesso della Risurrezione, citano i padri della chiesa Gregorio di Nissa e Giovanni Damasceno, che essi stessi sono andati a Gerusalemme; il primo, nella sua seconda omelia sulla Risurrezione, scrive: "Pietro, aveva visto con i propri occhi, ma anche per profondità di spirito apostolico, che il Sepolcro era illuminato, mentre era ancora notte, lo vide sia con i sensi, che spiritualmente". Il secondo, nei suoi canti liturgici, fa spesso memoria della luce che brilla miracolosamente nel Santo Sepolcro. Così afferma per esempio: "Pietro, essendosi avvicinato velocemente al Sepolcro, ed avendo visto la luce nel sepolcro, si spaventa".

Le prime testimonianze scritte dai pellegrini risalgono all’epoca carolingia, intorno all’810. Il monaco latino Bernardo, nel IX secolo scrive: "Il Sabato Santo, durante la Veglia pasquale, al momento del servizio liturgico Mattutino nella chiesa del Santo Sepolcro del Signore, il Patriarca passa il fuoco al Vescovo ed infine a tutto il popolo, affinché ciascuno possa accendere questo fuoco nella propria casa. Il Patriarca attuale è Teodosio (853-879); è stato elevato a questa dignità per la sua pietà religiosa". Predicando la Crociata il papa Urbano II durante il concilio di Clermont, nel 1095, ne fa Lui stesso riferimento: "In verità, in questo Tempio, il Sepolcro del Signore, Dio riposa; fino ad oggi. Non smette di manifestare miracoli giacché, nei giorni della Sua Passione, mentre tutte le luci sono spente nella Sua tomba e nella chiesa, improvvisamente, le lampade spente si riaccendono. Quale cuore, può essere così indurito da non intenerirsi davanti ad un tale spettacolo!” Il cronista della Chiesa romana Baronius riporta nel suo diario di viaggio: "I cristiani occidentali, avendo ripreso Gerusalemme dalle mani dei Saraceni, gridano al miracolo allorché, il Sabato Santo, le loro stesse candele si accendono vicino al Sepolcro del Signore. Questo miracolo accade laggiù regolarmente". (Baronius, Annali ecclesiastici (1588-1593).

Il sito internet (russo) ortodosso riporta: "A quei tempi (1093-1112), poco dopo le crociate, regnava a Gerusalemme il re Baldovino I, un cattolico. Secondo il racconto di Daniele, apprendiamo che Baldovino era presente all’apparizione della Luce Santa e ricevè dal Vescovo una candela, il vescovo era ortodosso e non cattolico, malgrado Baldovino fosse cattolico e Gerusalemme presa dai Crociati cattolici fosse sotto l’obbedienza del Papa".

Il patriarca ortodosso Simone, all’arrivo dei crociati latini nel 1099, aveva lasciato la città alla volta di Cipro e poi di Costantinopoli [1].
La sede patriarcale era vacante, i Crociati insediarono così, essi stessi Arnolfo Malecorne, chiamato anche Arnolfo di Chocques [2]
Ciò che apprendiamo anche dalla testimonianza del monaco Daniele, è che i preti e fedeli di tutte le tradizioni cristiane attendevano insieme il miracolo, invocando Dio, ciascuno secondo la propria tradizione. Daniele scrive in russo, lingua sconosciuta ai crociati, commentando sosteneva che il canto dei latini si avvicinava più a della grida, che non al canto e sottolinea che i latini godono del potere sulla città e fanno sì che sia favorita la presenza di tutte le confessioni alla cerimonia [3].

I patriarchi cattolici, dunque, presiedevano alla celebrazione del Fuoco Santo, lungo tutto il periodo delle crociate. I cronisti dell’epoca non esitarono a ricordare che il Signore non rispondeva sempre alle loro preghiere di implorazione del miracolo, giudicando la loro fede troppo debole e il comportamento dei crociati stessi fin troppo lontano dal regno di Dio. Capitò dunque che la luce non si accendesse al Santo Sepolcro, ma nella moschea Al-Aqsa diventata chiesa, o alla chiesa dell’ospedale San Giovanni (dei cavalieri ospedalieri, detti oggi di Malta) o, ancora, il Signore, tanto contestatario quanto scherzoso, accendeva le candele in una cappella ortodossa piuttosto che nell’edicola dove si trovava il patriarca latino [4].

Quando fu nuovamente un patriarca ortodosso a presiedere alla celebrazione, i francescani non esitavano ad immischiarsi alla folla. Più tardi, questo fu vietato sotto pena di scomunica. Scomunica ritirata soltanto una cinquantina di anni fa. Oggigiorno, vari cattolici cercano di immischiarsi alla folla del Santo Sepolcro, certamente oltre che per vedere l’aspetto folkloristico agli occhi degli occidentali, per unirsi alla fede incrollabile nel miracolo degli ortodossi.

Gerusalemme, venerdì 25 aprile 2008. Tutte le luci del sepolcro sono state spente e le porte dell’edicola chiuse, sono state sigillate da un pane di cera d’api di due a tre chili. Innanzitutto l’edicola è stata perlustrata da cima a fondo, per assicurarsi che non ci sia nessuno mezzo per accendere le candele. Deve entrare lì il sabato mattina verso le 13.00 il patriarca ortodosso, dopo che ha compiuto tre giri attorno alla Tomba, seguito da monaci e da preti che implorano Dio affinché si compia il miracolo. La sua entrata è seguita normalmente da quella del patriarca armeno - questo punto solleva tra le due Chiese alcune discussioni; non è tuttavia questi ad accendere le candele, ma il Signore stesso. È il miracolo del Fuoco Santo che si perpetua di anno in anno. Per i fedeli ortodossi, non è permesso di dubitare. Il patriarca nell’edicola, seguendo il rituale della celebrazione, prende la/e candela/e, accesa/e da Dio e distribuisce il Fuoco Santo, cominciandolo a far portare fuori della cappella detta dell’apparizione degli angeli, vestibolo della tomba, attraverso i due oblo laterali. Poi la folla si divide e la chiesa si illumina di migliaia di candele al punto che sembra prendere fuoco essa stessa. Ma per evitare un incendio reale, deve essere spento dopo pochi minuti. È anche la tradizione ortodossa. La candela deve essere accesa, ma velocemente spenta, preziosamente conservata, testimonierà l’avvenimento.

Il Fuoco nuovo, secondo la tradizione, non scotta durante i primi minuti. I fedeli passano le loro mani attraverso la fiamma e molti, poi, si toccano il viso. La cera che cola generosamente da queste candele composte di 33 ceri è meno generosa. I giovani della città che corrono a distribuirla lungo le vie del quartiere cristiano ne fanno una calda esperienza, ma non importa, per loro tutto ciò ha quasi un valore di rito iniziatico ed è un onore.

Tutti i cristiani, ortodossi e non, i quali non sono riusciti a trovare un posto nei pressi della chiesa, aspettano il loro arrivo, perché portano il Fuoco Santo: “Devi accendere (la candela) almeno per tre giorni e non dovrai spegnerla soffiandovi sopra". Certi hanno chiuso la fiamma nelle lanterne per poterla trasportare. Sono le lanterne che saranno caricate sull’aereo.

"Il miracolo del fuoco, annunzia la Risurrezione di Cristo", mi dice un prete ortodosso. Lungo la strada, i fedeli si salutano con le parole "Cristo è risuscitato. È davvero resuscitato". Sono le ore 16.00.

Per quanto riguarda la liturgia pasquale, avrà luogo nella notte, a partire dalla mezzanotte. I pellegrini presenti nella basilica possono, dunque, prendere alcune ore di riposo. Quelli che non erano potuti entrare vanno, tuttavia, ad accendere le loro candele nella basilica della Risurrezione, che sarà di nuovo piena all’inverosimile anche questa notte.

MAB



Le foto all’interno del Santo Sepolcro sono del 2007, quelle scattate all’esterno del 2008.

[1] « Nel 1099 i Crociati nominarono un Patriarca latino al posto del Patriarca Greco Ortodosso, il quale visse a Costantinopoli fino al 1187 ». Vedere wikipedia
- Da notare che l’articolo è preceduto dalla nota: "Questo articolo riguardo il Patriarca di Gerusalemme concorda con la tradizione Greco ortodossa".

[2] Vedere wikipedia

[3] Daniele Eugumeno, Itinerario in Terra Santa, Ed. Garzanti, p 161

[4] Sabino de Sandoli ofm, Itinera Hierosolymitana crucesignatorum, Voll. I, II, III