Il cammino verso Pasqua delle “pietre vive” di Gerusalemme | Custodia Terrae Sanctae

Il cammino verso Pasqua delle “pietre vive” di Gerusalemme

Gerusalemme, 21-22-23 aprile 2011

Sono tantissimi i pellegrini cristiani che anno dopo anno viaggiano verso Gerusalemme per vivere la Pasqua nei luoghi in cui Gesù ha camminato, è morto ed è risorto.

Questi stessi luoghi, per alcuni, non sono la meta di pochi giorni ma la casa. I Cristiani latini della Città Santa, le “pietre vive” di questa terra, hanno camminato insieme verso la Resurrezione, celebrando il Triduo Pasquale – in questi giorni – raccolti nella chiesa di San Salvatore.

Arabo e latino, per le celebrazioni di Giovedì e Venerdì Santo dei parrocchiani di Gerusalemme, le funzioni sono lunghe ma ci sono tantissimi bambini.

Giovedì è il Padre Custode, fra Pierbattista Pizzaballa, a presiedere la “Missa in Coena Domini” e a ripetere il gesto della Lavanda dei piedi - di cui già poche ore prima, al Cenacolo, erano stati oggetto alcuni bambini della Parrocchia - verso dodici rappresentanti degli Scout. L’Omelia, invece, la pronuncia il Parroco, fra Feras Hejazin, ricordando quanto forte, nel gesto di Gesù del giovedì verso i suoi Apostoli, sia la dimensione della comunione: “Lui viveva in mezzo alla gente, e come Lui non poteva stare senza la gente, noi non possiamo stare senza di Lui”.

Venerdì si fa memoria della Passione di Cristo, nel coro ci sono tanti giovani della comunità locale, il loro canto fa da sottofondo al momento, toccante, in cui il Crocefisso viene portato davanti all’altare, scoperto dal drappo rosso che lo ricopriva e poi sorretto fino al centro della navata, per ricevere il bacio dei fedeli che si mettono in fila per adorarlo. In processione, poi, si scende in strada, per accompagnare in un giro che costeggia il convento di San Salvatore una realistica rappresentazione del Cristo morto.

“Viviamo la Pasqua non soltanto come una festa, ci sentiamo investiti da un ruolo importante”. Testimonia Eli Hajjar, uno dei giovani che animano la Parrocchia, uno dei Cristiani di Terra Santa che, in questi luoghi, sono una minoranza. “Per noi è ‘normale’ essere qui dove è vissuto Gesù, è casa nostra. Non per questo lo viviamo con meno intensità. Oggi, durante la Via Crucis, ho visto tanti di noi piangere”.

È una comunità che deve scontrarsi con le difficoltà di andare incontro a incomprensioni e diffidenze, investita da una responsabilità forte: “Sentiamo il dovere di essere anche noi custodi di questi luoghi, di conservarli per chi è lontano e non può toccarli e per i pellegrini che arrivano da ogni parte. Essere custodi, qui, vuol dire occuparsi non solo delle pietre, delle cose, ma anche di noi come Cristiani. Per questo dobbiamo ringraziare i francescani, grazie alla loro presenza ci sentiamo più forti anche noi, siamo pochi ma non siamo soli”.

Testo di Serena Picariello
Foto di Marco Gavasso