Giaffa: Lesh, madrasetna mush betna? | Custodia Terrae Sanctae

Giaffa: Lesh, madrasetna mush betna?

Giovedì 13 maggio. Tutti i ragazzi della scuola di Terra Santa di Giaffa, ognuno con la sua classe, contrassegnati con cappelli colorati, guidati dai maestri, hanno partecipato festosamente alla giornata dello sport.
Dopo la maratona, eseguita sul bel lungomare di Giaffa, varie stazioni di giochi che richiedevano concentrazione e impegno sportivo li attendevano nel grande cortile della scuola.

Noi di una certa età, restiamo meravigliati di quanta abbondanza di servizi sia possibile ricevere nella società di oggi. Stazioni di gioco con palla, di equilibrio, di controllo delle proprie vertigini, di passaggio in un ambiente attraversato da raggi laser, e altro ancora, hanno reso la giornata serena, impegnativa e piena di gioia e di amicizia.

La classe dodicesima, i ragazzi più grandi, vendendo panini e bevande fresche, hanno guadagnato un bel gruzzoletto di denaro che servirà a finanziare in parte la festa di fine anno. Tutto questo può rientrare nella normale attività di una scuola, festa della sport compresa. Però, se si guarda più in profondità, ci si può accorgere di quanti particolari, in questa nostra Scuola, vanno al di là dello stesso avvenimento e come tanti punti normali sono straordinariamente importanti.

È stata una grande lezione per noi occidentali di oggi, sfiduciati, pieni di paura verso il diverso. L’impossibile si è dimostrato non solo possibile, ma normale, sereno, gioioso. Abbiamo raccolto i frutti di una grande sinergia, o meglio di tanta collaborazione. Infatti la responsabilità dell’attività è di una maestra araba ortodossa; il maestro dello sport, ruolo di primo piano, è un maestro ebreo israeliano, così come la società che ha montato tutta l’attrezzatura sportiva.

I maestri della scuola che hanno controllato le varie stazioni, sono cristiani di differenti denominazioni, musulmani ed ebrei. I ragazzi, cristiani e musulmani, hanno reso l’atmosfera gioiosa e fraterna con la loro partecipazione. La musica, le canzoni e i ritmi moderni, così cari ai ragazzi, erano trasmessi dagli altoparlanti del D.J. Sembrava una giornata vissuta in un altro paese. Così differente dal bombardamento di notizie giornaliere così negative. La giornata si è svolta con così tanta naturalezza gioiosa e positiva, che sembrava fatta apposta per dimostrarci che si può vivere in pace, e che la coesistenza è possibilissima quando la si desidera.

Si sono distribuite le medaglie a vincitori e vincitrici, e la coppa è andata alla classe che ha totalizzato più punti. L’inno della scuola di Terra Santa, cantato con emozione da tutti, ha posto termine alla giornata.

Alla fine, lasciando la scuola ed avviandomi verso il convento, un pò stanco, trovo i ragazzi grandi seduti sui gradini delle scale a confabulare fraternamente. Dico wen betku? (dove sta la vostra casa?), con il significato chiaro di allora, quando andate via? Essi, da buon orientali mi rispondono con una domanda: Lesh madrasetna, mush betna?, letteralmente perchè la nostra scuola non è casa nostra?, per dire è bello per noi stare qui e ci sentiamo già a casa nostra. La loro risposta mi ha subito ricordato qualche cosa… E mi sono zittito. Li ho ringraziati con un sorriso, e mi sono fatto spazio tra di loro riprendendo a cuor leggero il mio cammino verso il convento. Deo Gratias.

Fra Arturo Vasatuto ofm
Direttore della scuola secondaria di Giaffa