Gerusalemme, una tappa nelle nostre vite | Custodia Terrae Sanctae

Gerusalemme, una tappa nelle nostre vite

Don Gaetano Corbo è stato accolto dalla Custodia di Terra Santa, nel Convento di San Salvatore, per oltre dieci mesi. Molti frati ricorderanno la sua gioa e la sua disponibilità. Abbiamo incontrato il sacerdote italiano proveniente dalla piccola Diocesi d’Acerenza, nell’Italia del Sud, durante i suoi ultimi giorni a Gerusalemme.

Don Gaetano, perché è venuto in Terra Santa ?

Sono sacerdote in Parrocchia da 40 anni, a volte è difficile rinnovarsi, soprattutto nei piccoli paesi. Il numero dei fedeli e la pratica religiosa diminuiscono, la stabilità è fragile e, come ovunque nel mondo, per il sacerdote si sono moltiplicate le mansioni. Ero sacerdote, insegnante di religione al Liceo e responsabile di una Casa di Cura. Dopo vari anni, si è aggiunta la stanchezza mentre la motivazione e la fiducia sono diminuite. Avevo l’impressione di subire queste situazioni senza più le energie per affrontarle. Così ho chiesto un anno sabbatico al mio Vescovo per accompagnare i fedeli in pellegrinaggio. Poi, l’idea di rimanere a Gerusalemme, si è manifestata poco a poco, come una necessità!

Padre, lei è arrivato lo scorso ottobre alla Custodia di Terra Santa, una grande comunità di frati. Come si è integrato?

Ho sempre vissuto da solo. Pur circondato dai miei parrocchiani e da mia madre, ero solo nella vita quotidiana, nelle mie riflessioni, ecc.. Devo confessare che mi sono trovato nel contesto ideale! Avevo sete di questa vita fraterna; era proprio ciò che cercavo. La vita comunitaria con i fratelli mi ha molto arricchito. Anche se non sono francescano, sono stato accolto come uno di loro, sia dai giovani sia dai più anziani. Partecipando alla vita quotidiana del Convento, ho intessuto rapporti di amicizia e vivendo insieme nel rispetto della libertà di ognuno, incontrandoci quando lo si desiderava. Questo rispetto dell’altro mi ha molto toccato e mi ha fatto bene.

Quali sono state le sue occupazioni in quest’anno ?

Come membro di una comunità, anch’io ho dovuto apportare la mia pietra all’edificio. I francescani ospitano pochi sacerdoti per periodi così lunghi, rendo grazie per questa accoglienza. Sono stato sollecitato a celebrare le messe in diverse cappelle o dalle suore Clarisse. Ho fatto il confessore al Santo Sepolcro, due volte la settimana, ho seguito dei corsi alla Facoltà delle Scienze bibliche alla Flagellazione. Sono arrivato con la vera esigenza di approfondire la mia fede e la mia conoscenza di questa Terra. Ho frequentato per due semestri in questa Istituzione universitaria. Dopo quarant’anni, mi sono ritrovato sui banchi di scuola ed è stato molto gradevole! Ho apprezzato, particolarmente, gli insegnamenti di Padre Manns sul rapporto tra il giudaismo e il cristianesimo dei primi secoli. Ho partecipato a molte escursioni, non solo in Israele e Palestina, ma anche in Giordania e Turchia sulle orme di San Paolo. Ho potuto assistere anche a numerosi incontri, in particolare al ciclo delle Conversazioni Notturne organizzato da giovani italiane. Ho avvicinato alcuni protagonisti del dialogo, i militanti per i diritti umani, persone che portano la speranza. E, poi, abbiamo avuto il Papa in Terra Santa!

Che cosa l’ha particolarmente colpita ?

Direi Cafarnao. Ho trascorso vari giorni in quel Santuario, sulla riva del Lago di Tiberiade. È qui che Gesù ha trascorso una gran parte della sua vita pubblica e si percepisce la sua presenza. Inoltre, ho conosciuto bene Fra Virgilio Corbo. Sono stato sacerdote nella Parrocchia del suo paese. C’incontravamo d’estate, durante le sua vacanze e condivideva con passione le sue scoperte raccontando come progredivano. Dal 1968 al 1986, Fra Corbo ha diretto diciannove cantieri, potando alla luce le vestigia della Casa di Pietro. Con emozione ho scoperto la “Sua Cafarnao” e la pietra situata all’ingresso della Casa di Pietro. Mi sembra ancora di udire la sua voce che mi ripete: «Questa pietra, è sicuro che Gesù l’ha toccata!».

Dopo un anno vissuto con loro, cosa le rimane dei francescani di Terra Santa ?

Le liturgie in latino! Quando ero piccolo, ho imparato a servire la messa in latino, poi con la riforma si è passati all’italiano. Con grande emozione ho potuto di nuovo cantare messa in latino. Poi, ci sono tutte queste belle cerimonie. Per tutta la mia vita, ricorderò la settimana Santa al Santo Sepolcro. È così ricca. La processione attorno alla tomba il giorno di Pasqua mi ha commosso. Celebrare la Resurrezione di Cristo nello stesso luogo e in questo modo, sono momenti unici! Sa, a volte i francescani sono criticati, quando si dice che condizionano i pellegrini che arrivano in questa terra. In realtà il loro ruolo qui è immenso e non si ferma solo a ciò che si vede nei Santuari. La loro missione è prendersi cura dei Cristiani di Terra Santa, andando alla radice dei loro problemi. C’è intelligenza e lungimiranza in questi frati. Le Comunità cristiane locali sono belle; c’è una vera vita insieme e i francescani le amano e le incoraggiano. Mi hanno veramente fatto scoprire la realtà di questa terra, ma anche le difficoltà per raggiungere l’unità e la pace. Quanto lungo è ancora il cammino! Ci sono molti pregiudizi, molti preconcetti, generalizzazioni, estremismi e, tutto, si cristallizza sull’aspetto religioso.

Quale il suo stato d’animo alla vigilia della partenza ?

Sono arrivato con molte attese, ora riparto “ricaricato” e in pace. Mi sento già diverso e spero che ciò si avvertirà nelle mie omelie. Mi sento ricolmo. Ho capito, soprattutto, che tutti e tutte siamo in pellegrinaggio. Qui si viene per vedere e ascoltare Gesù con l’emozione della scoperta. Ci si renche anche conto che Gesù è in noi e che rientra con noi a casa! Gerusalemme è una tappa. È questa la certezza che porto con me oggi. E se provo già nostalgia per la partenza, so che ritornerò, perché nutro tanto interesse per questa terra e i suoi abitanti. GRAZIE!