Formazione permanente: per una cristianità estroversa e creatrice | Custodia Terrae Sanctae

Formazione permanente: per una cristianità estroversa e creatrice

Su invito del Consiglio per la Formazione permanente della Custodia di Terra Santa, sacerdoti, religiosi e religiose, oltre a direttori di scuola e animatori di gruppi, si sono incontrati per approfondire la questione dell’attività pastorale. Il percorso formativo è stato animato da padre Francesco Iannone, professore di teologia dogmatica presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale.

Spesso contrapposta alla teologia o relegata in un secondo piano, l’attività pastorale è, invece, «l’essenza della Chiesa», come ha spiegato il professor Iannone all’inizio del corso di formazione.
Nello spirito del Concilio Vaticano II, padre Iannone si è espresso in questi termini: «Tutto nella Chiesa è pastorale poiché il Signore ha fondato la Chiesa per gli uomini e non per se stessa. Tutto deve tendere verso l’uomo». Da brillante oratore, ha proposto la riflessione sulla pastorale scandita in tre tempi: approfondire di volta in volta la Parola, la liturgia e, infine, la formazione degli attori in seno alla Chiesa.

Lunedì 17 febbraio, il dibattito era incentrato sulla Chiesa annunciatrice del mistero e della Parola di Dio.
Martedì 18 febbraio, è stato organizzato un laboratorio sulla liturgia «sorgente e vertice della pastorale», creando un intenso scambio di esperienze svolto in un clima di comunione tra i vari sacerdoti e frati presenti.

Mercoledì 19 febbraio, il professor Iannone ha aperto il dibattito riguardo i comportamenti e le competenze degli addetti alla pastorale. Ha colto quest’occasione per ribadire il bisogno di umiltà nella Chiesa, una Chiesa che deve essere un «Mezzo offerto al popolo per ascoltare la chiamata del Padre, mai una finalità», con il rischio di rispondere più alle proprie alle attese che a quelle degli altri. Ha poi indicato una serie di ostacoli come quello di voler semplificare l’attività pastorale alla mera organizzazione di eventi o di emozioni, ma anche a quello di voler concentrare l’attenzione su un solo individuo, durante la celebrazione, potenziando l’immagine di una «super-gerarchia ecclesiale».
Iannone ha fatto appello a una presa di coscienza: «Come c’è stato “un prima”, ci sarà “un dopo” alla vostra azione. Dio è dono e noi abbiamo deciso di seguire l’esempio di Cristo. La Pastorale non è altro che rendere concreto l’amore di Cristo e l’amore non possiede nulla. Smettiamo di parlare della “nostra” parrocchia e dei “nostri” fedeli; noi siamo un tutto in cammino».

Distinguendo «formazione» da «informazione», il relatore ha invitato i diversi responsabili dell’attività pastorale in Terra Santa a essere esigenti con loro stessi. Oggi i fedeli hanno mille altre alternative alla messa domenicale e la pastorale deve essere la scienza che concepisce e rinnova l’evangelizzazione.
Ha invitato così a immaginare dei centri di formazione pastorale, non solo per il clero, ma anche per i laici che iniziano a emergere nella sfera religiosa orientale e, proprio su questo fenomeno, si sono concentrate le domande durante la sessione. Quale ruolo dare ai laici? Come condividere le attività e distinguere le competenze? A questi interrogativi, il professore ha risposto che «la pastorale richiede flessibilità, continuità e tanta pazienza, uniche condizioni affinché la Chiesa diventi luogo di ospitalità eucaristica». Una riflessione che fra Mario, Parroco di Gerico, ha fatto sua: «I cristiani sono una minoranza e le stesse persone sono molto sollecitate. Dobbiamo sollecitare una ripartizione delle responsabilità e delle missioni ecclesiali, è una priorità e un bene per la comunità cristiana».

La formazione si è conclusa la sera di giovedì, 20 febbraio, con una conferenza sul tema: «Vivere la Chiesa in Medio Oriente». Il professore ha ricordato il grande cambiamento avvenuto in questo secolo, cioè la fine di una Chiesa «trionfante e potente, dominata da Roma» a favore di un ritorno verso l’Uomo e dunque a Gerusalemme, Città delle origini.
Ha poi affrontato la spinosa questione del calo di cristiani, invitando a guardare a Gesù di Nazareth, che ha abitato in questo Medio Oriente, certo in un’altra epoca, ma anch’Egli accettando un cammino molto difficile, una diversa cultura, lingue e comportanti differenti, a volte privi di senso o scomodi. «Cristo sapeva che la sua vita umana sarebbe terminata con una caduta ma, cosciente della sua appartenenza e delle sue origini, non ha vissuto nella fatalità, al contrario Egli ha pensato a “un dopo”, a una Chiesa, a ciò che siamo oggi», ha spiegato il professor Iannone. Ha messo così in guardia i cristiani contro ogni atteggiamento di chiusura, «difendersi significa diventare sterili, i cristiani devono capire che solo creando uno spazio e vivendo la relazione con l’altro, vivranno pienamente la loro relazione con Dio».
A conclusione di questa percorso formativo Iannone ha augurato una «Custodia estroversa, poiché l’apertura è già carità».
La Custodia e tutti i partecipanti hanno ringraziato calorosamente il professor Iannone, non solo per i suoi preziosi insegnamenti, ma anche per la sua simpatia, il suo umorismo, che hanno fatto di questa formazione un vero tempo di ricarica spirituale e intellettuale.

E.R.