Festa dell’Epifania: sul cammino dei Re Magi | Custodia Terrae Sanctae

Festa dell’Epifania: sul cammino dei Re Magi

Il 5 e il 6 gennaio la grande famiglia della Custodia di Terra Santa con i suoi parrocchiani ha celebrato l’Epifania. Le celebrazioni sono iniziate domenica, nel “divano” del Convento di San Salvatore a Gerusalemme, dove le più importanti famiglie cristiane e il Mokhtar (rappresentante dei cristiani latini) sono stati accolti dal Custode. Sulla bocca di tutti la notizia della prossima venuta del Papa. Il Custode ha invitato i cristiani a pregare per quest’incontro in ricordo di Papa Paolo VI che, cinquant’anni fa, ha celebrato la messa dell’Epifania a Betlemme. Dopo il brindisi e lo scambio d’auguri, il Custode si è accomiatato per recarsi in gran fretta, a Betlemme per l’ingresso ufficiale.

In conformità al protocollo e, a dispetto delle modifiche della viabilità dovute alla costruzione del muro, l’eccezionale corteo ha imboccato l’antica strada che collega Gerusalemme a Betlemme, fermandosi prima a Mar Elias, frontiera tra le due municipalità, dove padre Ibrahim Faltas in compagnia delle autorità civili palestinesi erano in attesa. La Polizia a cavallo israeliana ha scortato il corteo fino ai piedi del muro di separazione nell’enclave della tomba di Rachele.
I frati francescani, allineati sulla Piazza della Mangiatoia, davanti alla Basilica, non hanno atteso a lungo; infatti, alle 11, 30 precise, il Custode ha fatto il suo ingresso sul sagrato della Basilica e, poi, nella Chiesa di Santa Caterina. I primi vespri sono iniziati con il saluto di padre Nerwan Al-Banna che, riprendendo le parole di Benedetto XVI, ha proclamato: «questa Parrocchia non è mia, è quella di Cristo, io sono solo il suo servitore. In questo inizio d’anno, noi – parrocchiani di Betlemme – chiediamo al Signore di aiutarci a continuare il nostro lavoro con carità, giustizia e verità affinché questa Parrocchia cresca ». Il pomeriggio è trascorso con la recita di letture e salmi invitanti re, popoli e angeli a lodare la grandezza di Dio.

Lunedì 6 gennaio, giorno dell’Epifania, la Messa pontificale, celebrata in latino, è stata animata dalle tre corali di Nazareth, Betlemme e Gerusalemme. Nella Chiesa di Santa Caterina, stracolma, si sono susseguiti i secondi vespri e la processione alla grotta della Natività. La festa è culminata con la processione nel chiostro di San Gerolamo, dove frati e coristi, intonando il Puer natus in Bethlehem, hanno riportato il Bambino Gesù sull’altare.

L’Epifania, chiamata anche « festa dei popoli », ricorda che il Padre rivela e offre il Suo amore eterno a tutti i popoli e ad ogni persona. La Basilica della Natività lo ha testimoniato poiché latini e ortodossi si sono ritrovati, durante le loro celebrazioni (Epifania e vigilia del Natale Ortodosso). Infatti, tra il calendario occidentale «gregoriano» e il calendario «giuliano» di rito bizantino, ci sono tredici giorni di differenza.
Nel pomeriggio di questa festa la Basilica ha mostrato uno spettacolo avvincente: Copti, Siriaci, Greco-ortodossi ed Etiopi, alla presenza dei capi delle rispettive Chiese e nei loro splendenti abiti liturgici, hanno alternato la recita di salmi, vespri e processioni alla Grotta.

Se alcuni pellegrini sembravano costernati di fronte a questa «santa baraonda» fatta di lodi e recitazioni simultanee, Fra Stéphane, non ha nascosto la sua gioia e, stringendo la mano di un dignitario greco-ortodosso venuto a salutarlo, ha esclamato: «È importante che ciascuno preghi secondo il suo rito, la sua lingua e la sua cultura anche se ciò è rumoroso! Mi piace pensare che ciò che vediamo in questo stesso istante, il Signore vede la diversità e la ricchezza del Suo popolo di credenti dall’alto. È bello!»

Un pellegrino inglese ha sussurrato alla figlioletta: «Vedi, questi tre gruppi, vestiti così diversamente e che non parlano la stessa lingua, ma pregano insieme, sono come i tre Re Magi d’Oriente ».
A ogni epoca la sua metafora, ma ricordiamo che il lungo cammino percorso dai Magi ci ricorda quanto la vita sia un’avventura. Come loro, anche noi dobbiamo interrogarci, cercare e incontrare questa presenza, rinnovata senza sosta, del Cristo neonato in ogni uomo che sia vicino o diverso.

Emilie R.