“Da Cristo prese l’ultimo sigillo”: Akko festeggia l’impressione delle stigmate di San Francesco | Custodia Terrae Sanctae

“Da Cristo prese l’ultimo sigillo”: Akko festeggia l’impressione delle stigmate di San Francesco

Akko, 17 settembre 2011

Meraviglioso lo scenario riservato qui in Terra Santa alla festa dell’impressione delle stigmate a San Francesco d’Assisi, che ricevette questo dono proprio il 17 settembre 1224, sul sacro monte della Verna. La città di Akko, centro antico e fiorente di cui si possono ancora ammirare gli splendidi resti crociati e turchi, conservati all’interno della città vecchia, protetta dai suoi bastioni, ha ospitato questa importante ricorrenza francescana, offrendo uno dei contesti più belli ed ispirati. E proprio ad Akko giunse San Francesco, quando, tra il 1219 e il 1220, visitò la Terra Santa ed arrivò a Damietta al seguito della quinta Crociata. Ancor oggi l’interno della città vecchia, con i suoi mercati e bazar, conserva lo stile e il gusto pittoreschi delle città orientali.

Costeggiando il lungomare, appena dietro al faro sistemato su un piccolo promontorio, si arriva alla piccola Chiesa latina di San Giovanni Battista, costruita dai Francescani nel 1737 sull’area della vecchia Chiesa crociata di Sant’Andrea. Questo bellissimo santuario in pietra, oggi custodito e animato con cura dal padre francescano Quirico Calella, è un prezioso punto di riferimento per la comunità cristiana locale, composta da circa 1000 cristiani arabi, a cui si aggiungono diversi altri cristiani, cattolici e ortodossi, provenienti dall’Europa orientale.

Qui, la sera del 17 settembre, si è fatta memoria del dono delle stigmate a San Francesco, con una S. Messa solenne presieduta da fra Quirico e concelebrata da fra Mario Hadchiti, attuale guardiano francescano della Basilica della Trasfigurazione al Monte Tabor, e da un sacerdote della Comunità Mondo X, un gruppo che opera per il recupero dei giovani tossicodipendenti e che è presente già da alcuni anni presso il Santuario della Trasfigurazione al Tabor. Presenti, tra gli altri, alla celebrazione il dr. Jurgen Schwartz con la consorte, referente di un progetto di educazione musicale che vede gemellate una scuola di Recklinghausen, in Germania, ed una scuola in Akko, e il Col. Fabio Gianbartolomei con la consorte, nuovo Addetto Militare presso l’Ambasciata Italiana a Tel Aviv. Hanno inoltre partecipato alla S. Messa la comunità delle suore francescane di Nazareth e la comunità delle suore di San Giovanni Battista di Gerusalemme. La liturgia è stata animata con grande finezza dai ragazzi della Comunità Mondo X, attraverso i più noti canti franscescani. Dono della comunità è stata anche una bellissima crostata alla marmellata, che ha fatto bella mostra di sé dapprima in sacrestia e poi sul tavolo del ristorante, durante la splendida cena seguita alla celebrazione ed organizzata da fra Quirico per i suoi ospiti.

Nell’omelia, fra Quirico ha tratteggiato con grande sensibilità la figura di San Francesco, partendo dalla liturgia (Gal 6,14-18; Lc 9,23-26) per porre l’accento sul grande amore e sulla grande devozione di San Francesco per Cristo Crocifisso. Egli accolse la croce quotidiana ed accettò la volontà di Dio, il suo piano preparato per noi dall’eternità, facendone davvero la condizione essenziale per essere discepoli di Gesù. Come ricorda Dante, “per la sete del martiro,/ ne la presenza del Soldan superba/ predicò Cristo e li altri che ’l seguiro” (Par. XI, 100-102), San Francesco annunciò il Vangelo e portò il suo messaggio di pace anche al sultano al-Malik al-Kamil, nel 1219, nei pressi di Damietta in Egitto, ottenendo da questo suo coraggioso gesto il dono di un’amicizia durata tutta la vita e la possibilità di visitare liberamente Betlemme e Gerusalemme, allora sotto il controllo musulmano. Dopo qualche tempo dal suo ritorno in Italia dalla Terra Santa, San Francesco “da Cristo prese l’ultimo sigillo,/ che le sue membra due anni portarno” (Par. XI, 107-108), ossia ricevette le stigmate, che lo associarono ancor più strettamente a Cristo e alla Sua passione, come ultimo tangibile segno di identificazione nell’amore.

San Francesco è stato forse il Santo più vicino a Gesù ed è una figura amata ed ammirata in tutto il mondo, tanto che papa Giovanni Paolo II ha scelto di avviare proprio da Assisi gli incontri di dialogo interreligioso con i leaders mondiali di tutte le religioni. Un’iniziativa feconda che ancora oggi continua. E la storia di Akko, con i suoi oltre 3000 martiri francescani e locali del passato, ci ricorda il costo enorme di queste grandi conquiste di dialogo e di pace. Nell’VIII centenario della nascita delle Clarisse, che ricorre proprio quest’anno, non possiamo dimenticare che, quando cadde San Giovanni d’Acri nel 1291, tolta ai crociati dal sultano Malik el-Ashraf, 60 Clarisse persero la vita nei massacri che seguirono.

Oggi i francescani sono ancora presenti ad Akko, ne custodiscono il santuario, pregano per la pace, lavorano instancabili per l’integrazione e la convivenza della complessa comunità locale, che conta attualmente circa 35.000 ebrei, 14.000 arabi, con una piccola minoranza cristiana, e diversi altri gruppi minoritari. E le stigmate impresse nel corpo di San Francesco ci rivelano che l’amore grande è una ricerca costante dell’Altro dentro di sé e che la vicinanza a Dio non è un “fatto”, ma un “atto”, un cammino di avvicinamento alla luce del Bene, una tensione infinita che colloca il centro di tutto al di sopra dei cieli.

Testo di Caterina Foppa Pedretti
Foto di Marco Gavasso