Chiusura dell’Anno della Fede a Nazareth | Custodia Terrae Sanctae

Chiusura dell’Anno della Fede a Nazareth

In Terra Santa, l’Anno della Fede si è concluso a Nazareth domenica 17 novembre con la celebrazione eucaristica festiva ed ecumenica, presieduta da Mons. Fouad Twal, Patriarca latino di Gerusalemme.
La mattina presto, parrocchiani di San Salvatore, frati francescani, seminaristi, religiose, volontari e amici della Custodia di Terra Santa, sono partiti insieme per Nazareth. Dopo due ore, il corteo di autobus è arrivato al Monte del Precipizio; anfiteatro naturale allestito in occasione della visita di Papa Benedetto XVI nel 2009. È in questo luogo, adatto ai grandi incontri, che le Chiese Cattoliche di Terra Santa – latina, melchita, maronita, siriaca, armena – hanno invitato i loro fedeli per celebrare la giornata internazionale della Fede.
L’Anno della Fede fu promulgato da Benedetto XVI, l’11 ottobre 2012 a Roma, per commemorare il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II.
Con questo slancio più di 6.500 persone, venute dalla Terra Santa e da altri Paesi, si sono riunite in questa domenica di sole autunnale. Lavoratori immigrati cattolici, indiani, filippini, rifugiati eritrei hanno presenziato, come testimonia Belula, vestita con una chamma, toga tradizionale di cotone bianco: “Siamo venuti per manifestare la nostra fede, in mezzo ad altri nostri fratelli, siamo liberi di pregare senza timore; perché chi crede non è mai solo.” Su tutti i volti il sorriso. Uno scout quindicenne, di San Giuseppe di Nazaret, grida: “Evviva Gesù, evviva Nazareth, evviva tutti quelli che sono qui!” La comunità locale è onorata e orgogliosa del lavoro compiuto per preparare questo evento conclusivo. L’impianto di sonorizzazione impeccabile, corale e canti stupendi, processione e liturgia risplendenti. La folla ha risposto entusiasta, all’appello lanciato dai seminaristi del Patriarcato prima della celebrazione, che invitava i presenti a battere le mani e cantare in coro.
Alle ore 11, sua beatitudine Mons. Fouad Twal ha fatto il suo ingresso. La cerimonia in varie lingue è iniziata con le parole di Papa Francesco: “ Le radici della nostra Fede sono qui, dove vi trovate in questo giorno, nel luogo in cui Maria ha detto Sì.” L’arcivescovo maronita Moussa al-Hage, nel suo discorso di benvenuto alluderà a questo Sì: “La bellezza della Fede, la fede nella gioia è questo Sì, che è la firma del cristiano.”
Anche il Patriarca Mons. Fouad Twal consacrerà a questo Sì gran parte della sua omelia. Interrogandosi sul significato di Fede, Mons. Fouad Twal, ha messo in rilievo che la Fede non è una semplice idea, ma una virtù e la decisione di ricevere Dio come segno di appartenenza. Sull’esempio di Maria, di Abramo e del Cristo, Sua Beatitudine ha chiesto nuovamente ai fedeli di testimoniare la propria Fede con la carità quotidiana e l’amore. Invitandoli ad esaminare le loro coscienze e i loro impegni, ha citato la celebre parabola dei talenti (Mt 25,14-30): “ A quale gruppo apparteniamo? Fate parte di questo gruppo che moltiplica i talenti o di quello che li sotterra ? […] Gesù non deve sorprendersi per la nostra poca Fede. La vostra Fede riposa in vasi fragili e vulnerabili?” . Il patriarca ha posto poi l’accento tra Fede e Pace, ricordando quanto i Cristiani di Terra Santa hanno pregato durante quest’anno della Fede per i loro fratelli di Siria, Egitto, Afganistan e Iraq. Ha spiegato: “La nostra ascensione deve essere verso il Signore e solo verso Lui. Solo il Signore apporterà la pace in questo Paese; la forza delle nostre preghiere vincerà la forza della violenza. Signore, fa che sappiamo riconoscerti nello sguardo del nostro prossimo.” Proseguendo: “Oggi, questo giorno di chiusura dell’Anno della Fede, non segna la fine della nostra Fede, al contrario, siamo chiamati a fortificarla, aspettando l’ora in cui il Signore potrà dirci: sei la gioia del Padre tuo.”
La Fede vissuta apre il cuore alla grazia di Dio e, oggi più che mai, è stato ricordato questo dovere di testimoniare una vita nuova che, trasformata da Dio, apre il cammino all’incontro. E proprio di incontri si è trattato dopo la cerimonia; poiché durante questa giornata della Fede ai vari gruppi sono stati proposti visite e scambi in Galilea. Mentre i parrocchiani di San Salvatore visitavano il Santuario di Nazareth, i frati della Custodia hanno visitato uno dei loro frati, Frà Jacques Karam, nel Convento di Moujeidel, scoprendo un luogo poco conosciuto dal grande pubblico. Un luogo che, senza essere parrocchiale o scolastico, promuove il dialogo ecumenico offrendo un prezioso spazio di incontro. Fra Stéphane Milovitch, guardiano di San Salvatore, ha sottolineato “l’importanza per i frati di conoscere la varietà e i vari tipi di apostolato della Custodia.”
La giornata è terminata a Jaffa di Nazareth, città originaria dei santi apostoli Giacomo e Giovanni. I francescani che, nel 1641 fondarono la Parrocchia di San Giovanni, oggi conservano soltanto la Casa di San Giacomo. Nella piccola cappella, costruita nel 1886 sulle alture della città, la preghiera dei Vespri ha concluso la giornata.
Le celebrazioni di Nazareth hanno anticipato di una settimana la cerimonia ufficiale di chiusura dell’Anno della Fede che si terrà in Vaticano domenica 24 novembre. In questo modo i Cristiani di Terra Santa hanno risposto all’appello del Santo Padre ribadendo il loro desiderio di rispecchiare “questo nuovo volto di una Chiesa cattolica moderna” augurato cinquant’anni fa da Giovanni XXII.
Emilie Rey