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Ambasciatori di Pace: 22 novembre 2025

In cammino per le strade di Betlemme, tra pietre sacre e pietre vive

Prosegue il congresso dei Commissari di Terra Santa, che continua a camminare sulle orme di un verbo semplice ma essenziale, sostenere. Oggi i frati francescani hanno dedicato la giornata alla comunità di Betlemme, incontrandone le realtà, toccando con mano le sue pietre sante e, soprattutto, le sue pietre vive, uomini, donne e famiglie che custodiscono con coraggio la fede in un contesto fragile e ferito.

Betlemme appare così, una città profondamente radicata nella cristianità, ma allo stesso tempo provata e oppressa, soprattutto negli ultimi due anni segnati dal conflitto. Eppure, nonostante la fatica, si respira una gioia testarda, una forza silenziosa fatta di condivisione, appartenenza e testimonianza, essere cristiani nel luogo dove nacque il Salvatore.

La giornata dei commissari è stata intensa. Si è aperta con la celebrazione al Campo dei Pastori, a Beit Sahour, nella cappella croata. Poi la visita al Terra Santa College, guidata da fra George Haddad, e infine la processione alla Grotta della Natività. Nel pomeriggio, le visite alle realtà locali, all’Hogar Niño Dios, la casa famiglia per bambini disabili, proseguendo lungo la storica Star Street, la via percorsa da pellegrini, custodi e patriarchi, fino al centro “Azione Cattolica”, cuore sociale e familiare della comunità cristiana.

La celebrazione al Campo dei Pastori

I commissari sono arrivati in mattinata nel luogo dove, secondo il Vangelo, i più poveri della società ricevettero per primi l’annuncio dell’arcangelo: la nascita di Gesù.

La celebrazione, presieduta da fra Rafael Tayem, parroco di Betlemme, si è svolta nella cappella detta “croata”, così chiamata perché costruita con l’aiuto del Commissariato della Croazia e completata solo di recente, nonostante pandemia e conflitto.

Nell’omelia, fra Rafael ha invitato a riscoprire il Natale nel suo significato più autentico, l’incontro con l’Emmanuele, il Dio con noi, che non resta distante ma si avvicina alle paure e alle ferite delle famiglie di oggi. Come i pastori, anche i cristiani di questa terra, e i pellegrini, sono chiamati a rimettersi in cammino, lasciandosi scuotere dall’annuncio, «Non temete, vi annuncio una grande gioia».

Non un Natale di splendore e potere, ma di povertà e umiltà, nella grotta ci sono Maria, Giuseppe e un Bambino fragile, che però è Salvatore di tutti, senza escludere nessuno.

Da Betlemme ciascuno riparte trasformato, portando nelle proprie comunità un riflesso di quella luce e di quella speranza che nascono dal sapere che Dio è davvero con noi, anche nelle storie segnate da guerra, crisi e solitudine. È qui che il Natale diventa impegno concreto, essere vicinanza, diventare “angeli di gioia”, sostenere la comunità cristiana locale e custodire la comunione con la Chiesa Madre di Gerusalemme, perché la voce dell’angelo sia più forte del rumore delle armi.

Il Terra Santa College

La visita è proseguita al Terra Santa College, dove fra George Haddad ha presentato le attività della scuola, le sue risorse e le sfide quotidiane, l’emigrazione delle famiglie, la mancanza di docenti qualificati e i fondi insufficienti per garantire la crescita necessaria dell’istituto.

Fondato nel 1598, il collegio accompagna gli studenti dal primo ingresso fino al diploma e rappresenta un unicum in Palestina, è l’unica scuola a offrire cinque percorsi liceali, tecnico, classico, artistico, alberghiero e scientifico, pensati per preparare i giovani alle sfide future.

L’obiettivo è formare figure professionali necessarie al territorio, dal settore turistico, vitale per Betlemme, ai tecnici specializzati, fino agli artisti e ai futuri insegnanti. Ma proprio i docenti mancano, perché molti giovani emigrano alla ricerca di stipendi più dignitosi.

Alcuni studenti più piccoli hanno voluto omaggiare con gioia i commissari in visita, cantando e suonando per loro alcuni brani. Un segno di accoglienza, di gioia nel ricevere la visita di volti nuovi che da tanto tempo mancano a Betlemme.
Anche gli studenti del percorso artistico hanno voluto mostrare, con orgoglio, i loro lavori artistici, segno di una bellezza che resiste nonostante tutto.

La processione alla Grotta della Natività

La mattinata si è conclusa con la preghiera e la visita alla Grotta della Natività, il luogo dove il Verbo fece visita agli uomini.

I frati hanno percorso in processione il tragitto dalla chiesa di Santa Caterina, accanto alla basilica ortodossa che conduce alla grotta. È stato un momento di silenzio e raccoglimento, il bacio alla stella, la preghiera comunitaria, l’incontro con il luogo della nascita.

Segni che i commissari porteranno alle loro comunità, con il desiderio di tornare presto insieme ai pellegrini.

La visita all’Hogar Niño Dios

Nel pomeriggio alcuni commissari hanno visitato la casa famiglia Hogar Niño Dios, situata a pochi passi dalla basilica. Qui vivono 39 bambini con disabilità, orfani o provenienti da situazioni familiari gravissime.

Le suore del Verbo Incarnato li hanno accolti con gioia, ricordando quanto la guerra e la pandemia abbiano pesato: per due anni sono mancati volontari, pellegrini, donazioni. E a soffrirne di più sono stati proprio i bambini, rimasti senza volti nuovi, senza visite, quasi dimenticati dalla società.

Eppure, in questa casa continuano a vivere i “bambini Gesù” di Betlemme, fragili ma vivi, portatori della presenza del Cristo sofferente nel cuore di chi li incontra.

Una testimonianza concreta di ciò che significa prendersi cura delle pietre vive.

Lungo la Star Street e al centro Azione Cattolica

La giornata è continuata con una camminata lungo la storica Star Street, la via della stella che conduce alla Natività. Un tempo piena di colori, luci e negozi, oggi appare spenta, con molte serrande abbassate.

Guidati da Vincenzo Bellomo, i commissari hanno ascoltato storie di emigrazione e ritorni, di lavoratori cristiani e del quartiere che resiste nonostante tutto.

La tappa finale è stata il centro Azione Cattolica di Betlemme, un luogo dove la comunità si ritrova, gioca, fa sport, cresce e prega. Fra Sandro Tomasevic ha illustrato le numerose attività, come la piscina, il centro sportivo, la sala giochi, il parco all’aperto e gli spazi per incontri comunitari.

Proprio quegli spazi dove la comunità ha voluto suonare e danzare per i commissari: musica italiana, musica araba, la dabke, la danza tipica palestinese. Ancora una volta gesti di accoglienza, di cura del prossimo, di mostrare come in questa terra tutti siano i benvenuti. Sempre.

Francesco Guaraldi

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