Tra le attività della Custodia è di particolare importanza quella educativa e formativa che essa rivolge alla popolazione locale e a laici e religiosi provenienti da tutto il mondo. Dal 1550 i francescani, con l’apertura della prima scuola parrocchiale a Betlemme, seguita poi da Gerusalemme e Nazareth, inaugurarono una lunga tradizione di formazione scolastica per i giovani.
Oggi le scuole sono quindici, in tre diversi continenti, per quasi 10.000 studenti.
L’attenzione della Custodia è rivolta anche al processo di educazione alla tolleranza e pacifico rispetto dei vari credo religiosi, di emancipazione della donna nella società e dell’estensione dell’istruzione a tutti, anche ai più poveri.
Accanto alla offerta formativa delle scuole, la Custodia promuove la sua attività di ricerca e formazione scientifica attraverso lo Studium Biblicum Franciscanum. Lo SBF è un’istituzione scientifica per la ricerca e l’insegnamento accademico della Sacra Scrittura e dell’archeologia dei paesi biblici. Fu fondato dalla Custodia di Terra Santa nel 1901 e opera ininterrottamente dal 1924. Dal 1960 fa parte della Pontificia Università Antonianum di Roma. Nel 2001 è diventato Facoltà di Scienze bibliche e Archeologia. Comprende due cicli di specializzazione, Licenza e Dottorato in Scienze bibliche e Archeologia, con sede presso il convento della Flagellazione. Allo SBF è collegato come primo ciclo di teologia lo Studium Theologicum Jerosolymitanum, con sede presso il convento di S. Salvatore, comprendente un Biennio filosofico che si svolge nella medesima struttura scolastica.
Il 21 Aprile 1632 p. Paolo da Lodi, nominato Custode di Terra Santa meno di un anno prima (22 Agosto 1631), otteneva dal console di Venezia, Giovanni Donato, una dimora fissa al Cairo per i francescani, già cappellani della colonia Veneta nella stessa città da molti anni. A tale scopo il mercante veneziano Domenico Savio concede ai frati la propria casa, “contigua al coro della cappella veneta”. L’ambasciata era situata nel quartiere del Muski, famoso mercato del Cairo, oggi Via Bendaka (=Veneziani) 12.
Il 16 Gennaio 1633, il medesimo console, faceva la stessa concessione per una dimora dei frati in Alessandria, “conoscendo sommamente giusta e necessaria la protezione di quei Padri Francescani, che da Christianità qua si trasferiscono, per condursi in Gerusalem…”
In tal modo i francescani poterono svolgere la loro attività più regolarmente. Col tempo, il grande flusso di europei, favorito da Mohammed Ali e successori, fece del convento del Muski la parrocchia latina più grande del Cairo, con tre succursali: San Giuseppe, Bulacco e Meadi, divenute più tardi parrocchie indipendenti. La parrocchia del Muski ebbe il suo più grande sviluppo nell’ultimo decennio del secolo diciannovesimo e i primi due del ‘900, con un numero di fedeli che si aggirava sulle 20.000 anime, in maggioranza italiani, ma con buon numero di maltesi, austriaci, slavi, francesi e orientali. La chiesa del Muski, cattedrale fin dal 1858, era punto di riferimento per tutte queste nazionalità, come testimonia il ricco archivio parrocchiale le cui prime date risalgono al 1611. In preparazione alla Pasqua, nei tempi della grande parrocchia, si celebrava il quaresimale in cinque lingue: italiano, maltese, francese, tedesco, slavo. Gran parte dell’attività pastorale si svolgeva attorno al Santuario della Madonna, dichiarata dal Cardinale Gustavo Testa, nel 1939, Regina d’Egitto.
Con la divisione in tre Parrocchie: San Giuseppe, Bulacco e Meadi (1920), quella del Muski non è più la grande Parrocchia di un tempo. Con la seconda guerra mondiale il numero dei fedeli si assottiglia. La Rivoluzione Egiziana (1952), e specialmente l’occupazione del Canale di Suez (1956) segnano un grande esodo. Oggi la parrocchia latina si riduce a pochissime famiglie.
Per riattivare il grande convento, la Custodia di Terra Santa ebbe la felice idea di fondare il Centro Francescano di Studi Orientali Cristiani.
Generalità.
Il 16 Settembre 1954 s’inaugurava nel convento del Muski il Centro Francescano di Studi Orientali Cristiani. Il fondatore fu p. Giacinto Faccio, veneto, allora Custode di Terra Santa, e il primo direttore, p. Martiniano Roncaglia. All’inaugurazione era presente il primo Presidente della Repubblica Egiziana, Mohammed Naguib, il Delegato Apostolico e varie personalità civili e religiose. La Custodia di Terra Santa aveva da tempo il desiderio di fondare un’opera orientale. Con la rivoluzione egiziana del 1952, il grande convento del Musky - sede da antichi tempi della grande parrocchia latina del Cairo - era rimasto quasi vuoto. Fu allora che, per utilizzare meglio questo convento, si fondò il nostro Centro di Studi.
All’inizio gli obiettivi non erano molto chiari. Si parlò perfino di un’Università Cattolica, si pubblicarono soggetti d’islamologia, di letteratura araba. Ma ben presto vennero fissati due obbiettivi: a) continuare le ricerche sulla storia di Terra Santa, seguendo le orme di p. Girolamo Golubovich; b) incrementare gli studi riguardanti le comunità cristiane del Medio Oriente. Questi sono gli obiettivi del centro anche al momento presente.
Due sono state e sono le principali attività del centro:
Il desiderio del p. Giamberardini, secondo direttore del centro, era quello di avere uno specialista per ogni comunità. Quest’idea si rivelò più tardi ben fondata. Difatti i settori meglio sviluppati sono quelli che hanno avuto la fortuna di avere questo specialista. Così al presente sono meglio curate le sezioni copta, arabo-cristiana, armena, Terra Santa.
Biblioteca
La biblioteca è divisa in due grandi sezioni: le materie generali (teologia, storia, geografia, arte, ecc.) e quelle speciali, cioè il patrimonio culturale di ciascuna delle comunità cristiane orientali: copta, armena, siriana, ecc. A queste parti specializzate si aggiunge l’arabo cristiano, cioè tutto il materiale religioso-culturale cristiano scritto in lingua araba.
Il nucleo iniziale della biblioteca fu costituito dai libri più utili allo scopo del centro, raccolti dai vari conventi della Custodia. A questi si aggiunsero col tempo altri libri, o per acquisto diretto o attraverso doni, o per via di abbonamenti a riviste e collezioni. Gli acquisti locali si fanno occasionalmente o alla Fiera del libro del Cairo (fine gennaio di ogni anno).
Attualmente la nostra biblioteca può considerarsi tra le migliori del Cairo, e unica nel suo genere, per la sua specializzazione. Contiene più di cinquantamila volumi, oltre una buona collezione di riviste e di manoscritti arabo-cristiani e occidentali (più di mille) e un’altra collezione di manoscritti islamici (ancora non catalogati).
Quattro quadri di grande valore, con scene di Venezia, del ‘700 – uno rappresenta il Palazzo dei Dogi – ricordano ancora la Serenissima.
Pubblicazioni
La ricerca costituisce ora l’attività principale del centro. I lavori degli addetti al centro e dei loro collaboratori vengono pubblicati o nel periodico Studia Orientalia Christiana Collectanea (SOC), più brevemente SOC Collectanea, che ora si trova al suo trentasettesimo volume, o nella serie Monografie.
Collectanea viene pubblicata dal 1956 e contiene contributi in italiano, francese, arabo, copto ed è distribuita da Brepols International (i numeri precedenti il 2007 sono disponibili presso la Libreria Terra Santa di Milano, tel. 02 34 91 566- libreria@edizioniterrasanta.it o contattando il distributore: www.brepols.net).
Le pubblicazioni del p. Gabriele Giamberardini (+ 1978) – che può considerarsi uno dei pionieri negli studi copti cristiani - costituiscono un nucleo di prim’ordine. Oltre al mondo copto (La Sorte dei defunti nella tradizione copta, 1965; San Giuseppe nella tradizione copta, 1966; Il Culto Mariano in Egitto, 1975-58; ecc.), si è molto interessato della storia dei Francescani in Egitto (Lettere dei Prefetti Apostolici, 1960; Cronaca della Missione Francescana, 1962, ecc.).
Con la partenza del p. Giamberrdini, la guerra del 1967, la guerra del Libano e la mancanza di personale, le pubblicazioni hanno subito un forte rallentamento per riprendere negli anni ’80 e più ancora agli inizi degli anni ’90, grazie all’arrivo di un nuovo collaboratore (p. L. Cruciani) e alla computerizzazione del lavoro editoriale. Tra le migliori ultime pubblicazioni si segnalano: La Cronaca di Santa Caterina, 1994; l’edizione bilingue (arabo-latino) del Diritto canonico delle Chiese Orientali Cattoliche, 1995; la monumentale Summa Teologica di Ibn al’Assal, in 7 volumi, 1999.; e ultimamente, 2003, la Storia della Chiesa Copta, 3 volumi. La sezione armena conta parecchi studi e testi su Eliseo l’Armeno, biografie di Georges di Skevra, Il Commento a Isaia di quest’ultimo, documenti sui massacri di Mardin nel 1915, ecc.
L’aiuto dato alla dott.ssa Emanuela Trevisan Semi, dell’Università di Venezia, viene così ricordato nella prefazione del suo libro Gli Ebrei Caraiti tra etnia e religione, pag. 16: “I Padri dell’Istituto Francescano di Studi Orientali del Cairo hanno dimostrato la loro disponibilità veramente fraterna nell’aiutarmi sia materialmente nei contatti con la comunità caraita del Cairo, sia nel reperimento – nella loro ricca e misteriosa biblioteca – di testi che credevo di non poter ritrovare al Cairo”.
Collaboratori esterni
Fin dall’inizio il centro ha avuto collaboratori esterni che, data la carenza di personale, costituiscono un prezioso sussidio per il centro. Ricordiamo il caro Kush Burmester, Otto Meinardus, il prof. Khater e ultimamente il prof. B. Pirone dell’Orientale di Napoli, il prof. Serra dell’Università la Sapienza di Roma, il sig. Alberto Elli, ecc.
Altre attività
Gli addetti al centro, accanto alla ricerca e alle pubblicazioni, svolgono un’altra attività assai importante: l’assistenza ai lettori. Molte tesi di laurea sono nate nel nostro centro. Un gran numero di alunni dei seminari e istituti religiosi del Cairo trovano libri e assistenza nella nostra biblioteca. Così pure professori e studenti delle università egiziane, in gran parte musulmani, trovano da noi assistenza e collaborazione. Si evidenzia con soddisfazione l’apertura del mondo arabo musulmano agli studi cristiani. Particolare attenzione è data al periodo bizantino e alle Crociate. Nel 1982 all’università dell’Azhar fu difesa, con la nostra collaborazione, una tesi su Sant’Efrem. All’università del Cairo e altrove sono state difese tesi come ”L’Impero bizantino sotto Eraclio” (1985), dove si parla dell’Enoticon, del monotelismo, ecc.; lo Scisma d’Oriente e la sua influenza sui rapporti tra Oriente e Occidente; La teoria della conoscenza in San Bonaventura; il Contra Celsum di Origene. È in corso la traduzione araba degli Annali di Caffaro, uno dei primi storiografi delle Crociate, con la collaborazione di un professore dell’Università di Tanta; ecc.
Fondato dalla Custodia di Terra Santa (CTS) nel 1866 presso il Convento di San Salvatore quale seminario maggiore per la formazione dei propri candidati al sacerdozio, lo Studium Theologicum Jerosolymitanum ha accolto centinaia di studenti provenienti da numerose nazioni e diversi continenti e ha avuto una continua e progressiva crescita.
Il 2 marzo 1971 la Sacra Congregazione per l’Educazione Cattolica concesse all’antico Seminario l’affiliazione al Pontificio Ateneo Antonianum (Pontificia Università Antonianum – PUA dal 2005) di Roma con la denominazione di Studium Theologicum Jerosolymitanum (STJ) e la facoltà di conferire il grado di Baccalaureato in Sacra Teologia (STB).
Il 15 marzo 1982 la stessa Congregazione costituì lo STJ parte integrante (I Ciclo) dello Studium Biblicum Franciscanum (SBF), sezione gerosolimitana della Facoltà di Teologia di PUA, dandole cosi una struttura universitaria.
Aggiunto nel 1987 il Biennio Filosofico, con sede nel Convento di S.Caterina a Betlemme e dal 2004 trasferito a Gerusalemme, lo STJ comprende l’intero Ciclo Istituzionale o I Ciclo della Facoltà di Teologia.
Come istituzione universitaria nella Chiesa, lo STJ accoglie oltre agli studenti francescani, anche ecclesiastici e laici, donne e uomini muniti dei necessari requisiti.
STUDIUM THEOLOGICUM JEROSOLIMITANUM
Monastero di San Salvatore S. Francis road, 1
P.O.B. 186 - 9100101 Gerusalemme (Israele)
Tel.: +972 (0)2 6266787
E-mail: moderatore.stj@custodia.org segreteria.stj@custodia.org
Benché tutti i conventi della Custodia abbiano la propria biblioteca, ce ne sono di più o meno importanti a seconda della loro antichità e del loro contenuto. Citiamo quelle di Aleppo (Siria), Alessandria e Il Cairo in Egitto, Betlemme, Nazareth, Ain Karem e Harissa presso Beirut, tutte del secolo XVII. Quelle di Nicosia e di Larnaca (Cipro) sono un poco anteriori, almeno nei loro primi fondi (sec. XVI). Tutte possiedono delle opere di valore, soprattutto in materia di orientalismo: grammatiche e dizionari di lingue orientali, i Padri, teologia, apologetica, catechesi, storia, geografia, ecc. Tra le biblioteche recenti occorre citare: quella del convento di Bab-Touma, a Damasco, incendiata nel 1860, ma ricostruita e ben rifornita in seguito; quella della Flagellazione, a Gerusalemme, che, fondata nel 1929 con libri ceduti dalla biblioteca centrale di San Salvatore, si è continuamente arricchita; e quella più recente del Centro di Studi Orientali del Cairo.
La più importante per antichità è la biblioteca del convento principale della Custodia di Terra Santa, San Salvatore a Gerusalemme.
A cura di fra Franco VALENTE OFM
Secondo le informazioni fornite dai compilatori del Jerusalem Public Lending and Reference Libraries, le biblioteche più antiche di Gerusalemme sono: quella del Patriarcato Greco Ortodosso, fondata nel 1865; quella dell’École Biblique dei padri Domenicani, nel 1890; quella dell’Università Ebraica, nel 1892; e quella dell’American School, nel 1901. Restano esclusi, naturalmente, gli archivi.
Orbene, i fondi più antichi dell’attuale biblioteca centrale della Custodia di Terra Santa sono costituiti da libri e da manoscritti che facevano parte della biblioteca del convento del Monte Sion, dal quale i Francescani furono espulsi nel 1551. È evidente, quindi, che la biblioteca centrale della Custodia è molto più antica di tutte le biblioteche sopra menzionate. Possiamo dividere la sua vita in due fasi: quella anteriore al 1551 e quella posteriore al 1560-61.
In persone dedite allo studio, alla preghiera e al sacro ministero è naturale supporre un grande amore per i libri e la preoccupazione di procurarsene. Ciò spiega la formazione delle biblioteche conventuali fin dagli inizi dell’Ordine Francescano, nel secolo XIII.
La Casa Madre dei Francescani di Terra Santa, il convento del Monte Sion, edificato nel 1335, non poteva fare eccezione. I religiosi ivi dimoranti formavano una comunità abbastanza numerosa: all’inizio erano dodici, ma presto il loro numero salì a venti e più. Provenienti da tutti i Paesi dell’Europa, si procurarono importanti manoscritti, e, dopo l’invenzione della stampa, a metà del secolo XV, i primi libri usciti dai torchi.
Così si formò una biblioteca conventuale. La Biblioteca e la Farmacia del Monte Sion erano ben conosciute dai numerosi pellegrini che i Francescani ospitavano e guidavano nella visita dei Luoghi Santi.
Questa antichissima libraria del Monte Sion costituisce dunque il fondo più prezioso della biblioteca di San Salvatore. Certo, nel corso dei secoli molti libri e manoscritti sono andati perduti, tuttavia noi pensiamo che la parte principale di essi ci è giunta ed è conservata nella biblioteca di San Salvatore.
I manoscritti costituiscono la parte più antica. Tra quelli che sono giunti fino a noi, uno dei più preziosi è un’opera di medicina del più grande e originale di tutti i medici musulmani, Abu Bakr Muhammad IBN ZAKARIA AL RAZI (865-925), chiamato comunemente Liber Almansoris, dal nome del suo mecenate Mansur ibn Ishaq al-Samani. È un grande in-folio manoscritto, della fine del sec. XIII o dell’inizio del XIV, con la traduzione latina dell’opera araba, ornato da belle miniature in rosso e blu, e con numerose note marginali antiche. Fu per molto tempo utilizzato dai nostri medici e dai nostri infermieri del Monte Sion.
Un altro manoscritto importante è il Mamotrectus o Correctorium della Bibbia, del francescano Giovanni MARCHESINI da Reggio, in due esemplari, del sec. XIV. Prezioso è anche il piccolo codice contenente diversi trattati di San Bernardino da Siena (De contractibus et usuris e De restitutione) e di San Giovanni da Capistrano (De matrimonio), copiato verso il 1518 da Frate Ugo di Aquitania, francescano del Monte Sion, con due preziose miniature raffiguranti i due Santi.
Non si deve pensare, però, che tutti i manoscritti della biblioteca custodiale provengano da quella del Monte Sion. I più, anzi, furono acquisiti in seguito, un buon numero tramite gli sforzi di fra Agustín ARCE, che fu responsabile della biblioteca per quasi quarant’anni (dal 1936).
L’altro fondo importante della biblioteca custodiale è costituito dagli incunaboli. Quasi tutti provengono dalla biblioteca del Monte Sion. Trattano di tutte le materie che formavano il bagaglio culturale dell’uomo colto di allora: Bibbia, Diritto, Teologia, Filosofia, Letteratura, Medicina, Casistica, Ascetica, Storia, Predicazione, Decretali e Costituzioni Clementine, Apologetica.
Vanno dal 1472 al 1500, data ultima degli incunaboli. Ci sono testi e commentari della Bibbia, dei Padri, degli Scolastici, quali Alessandro di Hales, San Bonaventura, Duns Scoto, San Tommaso d’Aquino, Nicolaus de Ausmo, ecc. L’incunabolo più antico della nostra biblioteca è l’Opus Quadragesimale di Roberto CARACCIOLO (Venezia 1472). Degni di menzione: i Sermoni di Sant’Efrem (Brescia 1490), il Fortalicium Fidei del francescano Alfonso d’Espina (Norimberga 1494), l’Historia Ecclesiastica di Eusebio (Mantova 1479) e il De Civitate Dei di Sant’Agostino (Venezia 1475).
L’altra grande specialità della biblioteca del Monte Sion erano le opere di medicina. Dato che c’erano, nel convento, una farmacia celebre ed un’infermeria per i religiosi e i pellegrini, vi si andarono riunendo le opere di medicina e di chirurgia più importanti del tempo. Il lettore troverà la loro descrizione dettagliata nell’opera di P. ARCE Miscelánea de Tierra Santa tomo I, al capitolo Libros antiguos de medicina en la Biblioteca de San Salvador (Jerusalem 1950), pp. 251-317.
Prima di terminare queste note sulla biblioteca del Monte Sion, vale la pena ricordare che diversi pellegrini dicono espressamente di avervi trovato molti dei libri che cercavano: tra questi, Tucher (1479-80) nel suo Pilgerfahrt, nel Reyssbuch di Feyrabend, p. 306; Baumgarten (1507) nella sua Peregrinatio, p. 99, ecc.
La biblioteca del Monte Sion fu trasportata a poco a poco, nel 1560-61, nel nuovo convento, chiamato allora della Colonna (deir el-’Amud) e ora San Salvatore. Sistemata sopra il piccolo chiostro del convento primitivo, che si vede tuttora, vi restò sino alla fine del sec. XIX, quando fu costruita la nuova biblioteca ad est della sacrestia, che in precedenza era il coro e il presbiterio della prima chiesa di San Salvatore.
La biblioteca rimase in quel locale fino a quando non fu necessario trovarle una nuova sede per far posto ai nuovi libri e per renderla accessibile al pubblico. Dopo due anni di lavoro, dal 1975 al 1977, la nuova sede era pronta: una bella sala a pianterreno del convento di San Salvatore, lunga 28,20 metri e con una larghezza media di circa 14 metri.
All’epoca del suo trasferimento nel nuovo convento, la biblioteca poteva contare qualche centinaio di volumi: manoscritti, incunaboli e cinquecentine. Niente di paragonabile con le biblioteche moderne.
Non c’è però da stupirsi di un numero così ridotto di libri e di codici, perché sappiamo che la biblioteca del Sacro Convento di Assisi, che era la più ricca del mondo dopo quella dei Papi ad Avignone, aveva nel 1381 poco più di 700 volumi; e la biblioteca vaticana, quando Niccolò V la organizzò nel 1447, non aveva più di 350 codici latini, più qualcuno in greco e in arabo, numero che passò a 1160 un poco dopo, e a 3500 manoscritti e opere a stampa nel 1481 quando SISTO IV ingrandì il locale.
Anche la biblioteca custodiale ha visto aumentare costantemente, anche se ad un ritmo assai meno rapido, i suoi fondi di manoscritti e di opere a stampa. Un secolo dopo la sua installazione nei nuovi locali contava circa 2500 libri; alla metà del sec. XIX arrivava a 12.000; nel 1936 erano circa 20.000. Oggi (2011) arriva a più di 40.000 opere. Inoltre riceve, in abbonamento o in omaggio, molte e importanti riviste di teologia, liturgia, diritto canonico, missionologia, orientalistica, storia della Chiesa, agiografia, francescanesimo, ecc.
Questo notevole accrescimento è dovuto a diverse cause. La principale è la preoccupazione costante di arricchirla da parte dei responsabili. Tra questi si devono menzionare fra Cipriano da Treviso († 1883), lo storico fra Girolamo GOLUBOVICH († 1941), il già citato fra Agustín ARCE e fra Sabino DE SANDOLI († 2001).
I Commissari di Terra Santa, soprattutto quelli di Madrid e di Parigi, e i padri Delegati di Terra Santa a Roma hanno fornito molte opere di grande valore. Anche i libri lasciati dai religiosi defunti e quelli offerti da privati e da società scientifiche hanno contributo molto all’accrescimento e all’arricchimento della biblioteca.
Oltre ai manoscritti e agli incunaboli di cui abbiamo parlato, la biblioteca di San Salvatore possiede numerose opere rare e preziose dei sec. XVI e XVII; grandi collane, come le due Patrologie, Greca e Latina, del MIGNE; gli Acta Sanctorum dei Bollandisti, in 70 volumi in-folio, e molte altre grandi opere; le principali enciclopedie; molti dei grandi dizionari di teologia, liturgia, archeologia, Sacra Scrittura, spiritualità, diritto canonico, storia e geografia ecclesiastiche, ecc.; e soprattutto la sezione di PALESTINOLOGIA, comprendente una ricca raccolta di Itinerari di Terra Santa. Questo è il suo più specifico e prezioso tesoro: si tratta, infatti, di parecchie centinaia di diari di viaggio, dall’incunabolo di Breidenbach ai nostri giorni.
Le sezioni della biblioteca sono: Palestinologia, Custodia di Terra Santa, Oriente Cristiano, Judaica et Talmudica, Islamica, Armeniaca, Arabica, Storia delle Crociate, Storia del Medio Oriente, Storia della Chiesa, Storia civile, Geografia, Teologia dogmatica, Teologia morale, Biblica, Patrologia, Cristologia, Ecclesiologia, Concili, Mariologia, Pastorale, Predicabili, Liturgia, Spiritualità, Catechetica, Apologetica, Diritto canonico, Francescanesimo, Agiografia, Biografie, Letteratura di varie lingue, Letteratura greca e latina, Arte, Scienze naturali e Medicina, Enciclopedie, Lessici e Grammatiche, Incunaboli, Manoscritti, e varie altre sezioni minori.
La biblioteca di San Salvatore ha evidentemente molte sezioni, tuttavia è specializzata in argomenti riguardanti soprattutto i santuari e la storia della Terra Santa.
In tutti i tempi, la biblioteca è stata visitata e utilizzata da studiosi. Basterà citare CHATEAUBRIAND, SALZBACHER e i grandi bibliografi di Palestina TOBLER e RÖHRICHT.
ARCE A., La Biblioteca Central de la Custodia de Tierra Santa, in Tierra Santa, Jerusalem, 38, 411 (1963) 25-30.
Id., The Central Library of the Custody of the Holy Land Jerusalem, in Miscelánea de Tierra Santa III, Jerusalem, 1975, 444-456.
Id., La Bibliothèque Centrale de la Custodie de Terre Sainte, in Miscelánea de Tierra Santa IV, Jerusalem, 1982, 423-432.
Id., Libros antiguos de medicina en la Biblioteca de San Salvador, in Miscelánea de Tierra Santa I, Jerusalem, 1950, 251-317.
Id., Itinerarios raros y preciosos de Palestina. Extractos, aportaciones y notas criticas, Jerusalem, 1963.
GOSSELIN N., La bibliothèque des Frères de la Corde au Mont Sion, in ACTS, Jerusalem, 30 (1985) II 377-400.
MISTRIH V., Catalogue des manuscrits arabes du couvent de St. Sauveur des Frères Mineurs à Jérusalem, in Studia Orientalia Christiana Collectanea, Cairo - Jerusalem, 33 (2000) 115-226.
A cura di fra Franco VALENTE OFM ex direttore della biblioteca di San Salvatore
La storia di un archivio è un po’ la storia dell’istituzione di cui fa parte e di cui è emanazione.
L’archivio Storico della Custodia di Terra Santa ha una storia di oltre sette secoli e può vantare l’onore di essere stato visitato da Pio X e da Chateaubriand, e poi menzionato nei loro scritti.
Si tratta del più antico archivio cattolico esistente in Terra Santa, e documenta non solo le vicissitudini dell’istituzione religiosa in loco, ma anche quella della presenza cattolica in tante regioni del Vicino Oriente.
A causa della sua storia travagliata, l’archivio ha cambiato nome nel corso dei secoli e solo nel 1975 esso ha preso il suo nome attuale di “Archivio Storico della Custodia di Terra Santa”. Nella primavera di quell’anno, infatti, sono terminati i lavori di risanamento e adattamento dei locali destinati a suo uso esclusivo nel convento di San Salvatore, dove oggi è conservato.
Durante i primi due secoli di vita, l’archivio si trovava nel convento del Monte Sion, luogo che i francescani ottennero all’inizio della loro presenza in Terra Santa. Di quel periodo si hanno testimonianze scritte che riferiscono all’archivio con il nome di capsa privilegiorum, conservato nella camera del P. Custode. Quando nel 1551 i francescani dovettero lasciare il Cenacolo e stabilirsi nel convento di San Salvatore, l’archivio fu trasferito con loro e cominciò a essere arricchito senza sosta dagli archivisti che si succedettero.
La mansione di archivista, come ufficio ben definito e distinto dagli altri, si riscontrò per la prima volta nel 1868 e nel 1882 e fu stabilito ufficialmente solo dal 1918. Questa discontinuità, insieme ad altri fattori, come incuria, distruzioni e naturale deterioramento, hanno causato le lacune dell’archivio. Tali mancanze tuttavia permettono ugualmente agli studiosi di ricostruire la storia, non solo a partire dal materiale presente, ma anche dai documenti frammentari o addirittura mancanti.
Il tipo di documentazione che nei secoli è stata archiviata, così come quella che è stata scartata, ci dice molto della vita della Custodia e dell’evoluzione dei problemi affrontati in Terra Santa. Il materiale dell’archivio può essere diviso in due periodi storici, corrispondenti alle sedi in cui esso si è trovato: il periodo del Monte Sion, dal XIV al XVI secolo , e il periodo del convento di San Salvatore, dal XVII ad oggi.
Del primo periodo si sono conservati soprattutto documenti di carattere giuridico di provenienza esterna all’ordine. Si tratta di bolle pontificie e di documenti pubblici e privati in arabo, riguardanti autorizzazioni, riconoscimenti ufficiali, sentenze di tribunale, atti di compravendita, titoli di proprietà e di diritti civili ed ecclesiastici. Dal tipo di materiale conservato si è dedotto che i frati nei primi due secoli erano principalmente preoccupati del dato giuridico perché era questo che permetteva loro di vivere e sussistere in Terra Santa.
Nel secondo periodo, a partire dal XVII secolo, la Custodia si è evoluta aggiungendo organismi al suo interno, come ad esempio i Commisariati di Terra Santa, che in quel secolo ricevevano la loro piena impostazione giuridica. L’archivio di conseguenza ha registrato un notevole sviluppo dovuto alle esigenze di tali nuove istituzioni, che hanno reso necessaria una catalogazione dei documenti più precisa e vigilante.
Il “Fondo Firmani” è uno dei fondi più ricchi e importanti dell’Archivio Storico della Custodia di Terra Santa, oggi conservato presso il convento di San Salvatore.
Esso contiene prevalentemente documenti di carattere storico-giuridico, il cui studio ci permette di conoscere nel profondo le vicissitudini dei francescani e la storia del cattolicesimo in Terra Santa sotto l’impero Ottomano. Come il nome stesso ci suggerisce il fondo contiene, tra l’altro, i firmani emanati dal sultano turco nel corso della dominazione ottomana.
Che cos’è un firmano?
Il termine firmano etimologicamente proviene dal persiano (farman). Può significare ordine, autorità, volontà, desiderio, permesso. Indica quindi qualcosa di astratto che deve essere attuato.
Con il passare del tempo, la parola farman passò a designare lo stesso scritto, il documento con il quale si impartisce un ordine. Inizialmente il termine era usato per qualunque documento; soltanto in epoca tardiva entrò a far parte del linguaggio amministrativo.
Il “Fondo Firmani” non contiene solo firmani del periodo ottomano: vi si trovano documenti sia in lingua araba sia in turco, riguardanti proprietà e diritti di ufficio, in gran parte provenienti da autorità o uffici civili, sia locali, sia del governo centrale.
I documenti più antichi risalgono al XIII secolo; quasi tutti sono cartacei, pochi quelli in pergamena.
Tra i documenti che datano dalle origini al 1517 vi sono quelli provenienti dal governo egiziano; dal 1517 fino al secondo decennio del XX secolo vi sono invece i documenti emanati dal governo turco a Istanbul; i più recenti risalgono al periodo del mandato inglese. Non mancano documenti di provenienza privata, ma sempre di carattere giuridico, come compravendite, donazioni, transazioni e dichiarazioni di vario genere.
Il documento più antico in assoluto è una hogget –sentenza- per una controversia giuridica tra i francescani e Giacomo Zummi, il quale pretendeva la proprietà di un terreno sul Monte Sion. Il documento, datato al 31 luglio del 1247, risolse la disputa a favore dei francescani. Il secondo più antico è un firmano del 1257, emanato dal re saraceno Giuseppe, pronipote di Saladino, che permetteva ai francescani di mettere una copertura di piombo sulla cupola della chiesa sul Monte Sion.
È proprio qui la peculiarità del Fondo Firmani: i documenti che esso contiene sono espressione della vita quotidiana dei francescani in Terra Santa fatta, talvolta, di apprensioni e ingiustizie, sopportate lungo i secoli per conservare la cattolicità, il diritto di visitare, di pregare e di celebrare la liturgia nei santuari di Terra Santa.
Guarda i Firmani dell'Archivio
L'Istituto Magnificat di Gerusalemme è una Scuola di musica sorta nel cuore della Città Vecchia di Gerusalemme nel 1995. Unica nel suo genere, promuove lo studio della musica offrendo una preparazione professionale, ma è soprattutto un luogo di dialogo e di educazione alla pacifica convivenza, dove bambini e ragazzi musulmani, cristiani ed ebrei studiano assieme accumunati dalla reciproca passione per la musica.
L’Istituto Magnificat ha come compito anche il servizio liturgico nei Luoghi Santi (quali per esempio la Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme e la Basilica della Natività a Betlemme). L’Istituto offre inoltre un insegnamento accademico di alto livello che permette di accedere a diplomi e riconoscimenti universitari europei.
La scuola in questo momento ospita oltre 200 giovani allievi e circa 18 professori, con un successo crescente. Al Magnificat si insegna: Pianoforte, Violino, Viola, Violoncello, Organo, Canto, Chitarra, Composizione, Flauto, Percussioni, Musica Corale, Solfeggio e Storia della Musica.
Il Terra Sancta Organ Festival è un modo per testimoniare la presenza delle comunità cristiane in Medio Oriente e nel Levante anche nel campo della musica e della cultura. Qui la musica d'organo rappresenta un contributo artistico di eccellenza, percepito come specificamente cristiano, essendo l'organo a canne presente quasi esclusivamente nelle chiese. Il festival è anche un'occasione per promuovere la manutenzione degli organi e lo studio di questo strumento, necessario per la liturgia.
La particolarità del Terra Sancta Organ Festival è di svolgersi presso le chiese e i santuari della Terra Santa e nei luoghi dove i frati francescani della Custodia di Terra Santa sono presenti da secoli: Israele, Palestina, Giordania, Grecia, Cipro, Egitto, Libano e Siria.
Il primo museo dei francescani fu aperto nel 1902 in un locale del convento di S. Salvatore a Gerusalemme. La lunga storia del museo proseguì nel convento della Flagellazione a Gerusalemme, dove fu spostato e inaugurato il 10 febbraio dei 1931. A distanza di oltre cento anni dalla fondazione, un progetto di rinnovamento complessivo ha portato il museo francescano a prendere il nome di Terra Sancta Museum.
La mission del Terra Sancta Museum è far conoscere al mondo le radici del Cristianesimo e la storia della presenza cristiana in Terra Santa, attraverso le straordinarie collezioni archeologiche e storico-artistiche dei Francescani di Terra Santa.
Il museo è composto oggi da tre sezioni: