Meditazione di fr. Rosario Pierri, 18 marzo

Meditazione di fr. Rosario Pierri, 18 marzo

Prima di parlare, e soprattutto quando si accusa, dicono i saggi, bisogna riflettere bene su cosa si sta per dire. Prima di mettersi in cattedra è buona cosa esaminarsi per bene.

La Parola di Dio è lo strumento privilegiato per conoscere la verità, anzi per incontrarla.

Buona cosa è prepararsi a tale incontro con la preghiera, per rinsaldare costantemente il proprio rapporto con Dio in un dialogo profondo e personale.

La scena è magistrale. Non pare vero al gruppetto di zelanti giustizieri di mettere alla prova Gesù. Intuiamo tutti che sono convinti di andare sul sicuro: “Non lapidiamola per ora. Abbiamo l’occasione per metterlo alla prova. Portiamola a Gesù e vediamo cosa dice”. Non possiamo dire se Gesù avesse già pronunciato le parole trasmesseci in Mt 19,8-9 sul ripudio della moglie, che lui assolutamente disapprova. Mosè lo aveva concesso per la durezza del cuore di coloro che glielo avevano chiesto.

Per il suddetto capannello un’occasione ghiotta: “Si permetterà di contraddire Mosè?”.

“Questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio”. Accusa gravissima ed evidente. Il comportamento di Gesù è da manuale. Li lascia sfogare, li fa parlare finché vogliono, ignari, quegli sprovveduti, che quello spazio che s’erano presi più si allargava più diventava profondo per loro stessi. Abbiamo ascoltato che Gesù li inchioda, ma le sue parole riguardano anche noi: “Fratello o sorella, pensa prima ai tuoi meschini peccati. E da’ sempre la possibilità a chi ha sbagliato di riprendersi, recuperare; rispetta anche le proporzioni. Certo, condanna l’operato ma usa sempre carità verso chi ha peccato”.

Dobbiamo essere giusti. Colpiti sul vivo, quei vocianti giustizieri non solo chiudono la bocca, ma se ne vanno in silenzio. Non intavolano una discussione adducendo sterili distinguo. Riconoscono che sono peccatori. La mano che prima era pronta a fare giustizia sommaria, rimane essa stessa impietrita. Vuol dire che quella verità era nel fondo delle loro coscienze, e una volta scoperta, ha rivendicato il suo posto e loro glielo hanno lasciato. È già qualcosa. Se ne vanno sconfitti? Forse. Chissà che nel loro cuore, o per lo meno in quello di qualcuno di loro, non sia brillato un raggio di luce. Le vie di Dio sono davvero infinite.

“Va’ e non peccare più”. È l’incipit della Lettera Apostolica di papa Francesco Misericordia et misera a offrirci una chiave di lettura di questo passo evangelico: “Misericordia et misera sono le due parole che sant’Agostino utilizza per raccontare l’incontro tra l’adultera e Gesù (Gv 8,1-11). Non poteva trovare espressione più bella e coerente di questa per far comprendere il mistero dell’amore di Dio quando viene incontro al peccatore: «Rimasero soltanto lo due: la misera e la misericordia». Quanta pietà e giustizia divina in questo racconto!”.

La Quaresima sia un tempo di conversione e di perdono per tutti.