Meditazione di fr. Giovanni Claudio Bottini, 10 marzo, IV Domenica di Quaresima

Meditazione di fr. Giovanni Claudio Bottini, 10 marzo, IV Domenica di Quaresima

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3,14-21

La «futura glorificazione di Cristo attraverso la croce e la risurrezione» (Ordo Lectionum Missae n. 97), è il tema proprio delle letture dal Vangelo nelle domeniche di Quaresima di questo anno (anno B). In questo orizzonte si inserisce il brano del Vangelo secondo Giovanni che abbiamo ascoltato.

Con parole misteriose Gesù annuncia la sua morte sulla croce usando il linguaggio figurato dell’Antico Testamento. Egli dice: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna» (vv. 14b-15). E di questa necessità («bisogna / è necessario che sia innalzato»!) aggiunge la motivazione con le parole: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (v. 16). Notare che qui il «mondo» amato da Dio indica tutti gli uomini senza distinzione. La vita divina è comunicata dunque a tutti attraverso la fede nella morte di Gesù e questa morte rivela l’amore di Dio che salva.

Poi Gesù dal tema della salvezza sviluppa quello del giudizio. Questo non va compreso come una divisione tra coloro che si salvano e quelli che si perdono. Gesù è venuto, cioè si è incarnato, è vissuto e ha sofferto la passione per la salvezza di tutti; la missione del Figlio è per la salvezza e questo è lo scopo voluto dal Padre con l’invio del Cristo nel mondo.

Come è caratteristico del Vangelo di S. Giovanni, la salvezza non è una realtà da attendere alla fine della storia, ma è cosa che si decide ora, ha una dimensione «presenziale (G. Segalla)»: chi crede si salva, chi non crede si autocondanna.

Il giudizio si opera nel momento in cui ci si trova in presenza di Gesù il Figlio di Dio, si è confrontati con la sua persona perché la sua rivelazione fa emergere la luce e denuncia le tenebre che sono nell’uomo.

Di fronte a Gesù, che si proclama ed è «la luce venuta nel mondo», si opera il giudizio di salvezza o di condanna; ogni persona è posta dinanzi alla decisione: restare nelle tenebre, cioè non credere, chiudersi in sé distaccato da Dio, oppure farsi illuminare dalla rivelazione di Gesù, credere in lui e vivere nella verità secondo il suo insegnamento.

Tornando alle parole iniziali di Gesù comprendiamo che il serpente innalzato da Mosè nel deserto per la salvezza degli ebrei morsi dai serpenti velenosi è figura o tipo di Gesù che sarà innalzato sulla croce. Da essa e per mezzo di essa egli salva chiunque guarda a lui con fede e in lui riconosce la misteriosa ma reale rivelazione dell’amore infinito di Dio per ogni persona umana.

Allora, amica e amico che ascolti questo Vangelo, con Nicodemo cerchiamo Gesù e accogliamo il suo invito a credere nella sua morte e risurrezione e così ottenere la vita eterna, cioè la vita stessa di Dio. A questo incontro ci esorta e ci conduce il cammino della Quaresima!

Caudio Bottini

Studio Biblico Francescano, Gerusalemme