Meditazione di fr. Gianfranco Pinto Ostuni, 28 febbraio

Meditazione di fr. Gianfranco Pinto Ostuni, 28 febbraio

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 20,17-28

Il Signore ti dia pace

sono p. Gianfranco Pinto Ostuni, vicario del convento dell’Immacolata Concezione, Terra Santa College in Gerusalemme.

Il testo di Matteo 20,17-28 che ci accompagna oggi è composto da due brani differenti ma strettamente connessi. Si tratta della terza predizione della passione e morte che, come nei due annunci precedenti in Matteo (16,21-28 e 17,22-23), è seguito da un fraintendimento…

Questo è comprensibile: per gli apostoli era difficile accettare un Dio che si piegasse al punto da subire l’arresto da parte dei capi e dei sacerdoti, la sua condanna e l’esecuzione capitale per crocifissione da parte dei pagani.

Il Maestro vuole far comprendere quanto il passaggio tragico e doloroso della croce sia essenziale, fondamentale per la sua missione.

Appena terminato l’annuncio della sua sorte, – quasi come se nulla fosse accaduto – la madre dei figli di Zebedeo si presenta davanti a Gesù (il testo non nomina Giacomo e Giovanni). La donna, come ogni madre farebbe, raccomanda i suoi figli perchè possano governare con lui, sedere al suo fianco, quando avrà instaurato il suo regno…

Gesù non si arrabbia di fronte alla richiesta ma, rivolgendosi direttamente ai due discepoli, cerca di far comprendere cosa significhi realmente “regnare e diventare grandi” (bere il calice che io sto per bere). Potrete partecipare a quanto ho appena annunciato? La risposta baldanzosa, incosciente di Giovanni e Giacomo è “lo possiamo”.

Gesù promette che “berranno il calice” ma il posto richiesto è una concessione che solo il Padre può fare.

Immaginiamo quale possa essere stata la reazione dei restanti dieci apostoli, anche loro ambivano al “posto”.

Gesù sfrutta l’occasione per aiutarli a compiere un passaggio ulteriore.

Egli comunica loro un insegnamento nuovo: “Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore”.

Il vero potere, quindi, non è farsi servire, essere riverito, spadroneggiare, gridare contro gli altri perché sottoposti e acquisire privilegi.

Il potere del cristiano si declina nel piegarsi a raccogliere chi è caduto, nel versare il cibo a chi allunga un piatto vuoto, nel consolare chi è nel pianto. Per Gesù il potere corrisponde al servizio di chi offre la propria vita per la salvezza degli altri.

Il tempo della Quaresima è l’occasione, per noi tutti, di vivere questo tipo di “potere nuovo”, anche perché, solo chi serve per davvero, riesce a colmare il proprio desiderio di grandezza, di essere il primo, cioè di poter essere felice.

Anche nella chiesa, accade, ci siano persone che hanno capito male – diciamo così – questa pagina di Vangelo, ma le si riconosce subito perché sono profondamente tristi inquiete… Sembra abbiano tutto, ma in realtà sono uomini soli, non hanno veri amici…

Viviamo ogni cosa che facciamo ricordandoci che “servire è regnare”.

Se non è male aspirare ai carismi più grandi, come per esempio sedere al fianco di Gesù, è anche vero che, solo chi serve ama veramente il posto o il ruolo che Dio ha scelto per lui.

E questa è una grazia.

Pace a voi da Gerusalemme