Meditazione di fr. Agustìn Pelayo Fregoso, 2 marzo

Meditazione di fr. Agustìn Pelayo Fregoso, 2 marzo

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 15,1-3.11-32

Pace e bene!

Sono fra Agustin Pelayo, parroco della comunità cattolica di Giaffa-Tel Aviv.

Cari fratelli in questo tempo di grazia che percorriamo accanto alla chiesa universale, la liturgia odierna ci presenta una delle cosidette pagine delle parabole della misericordia dell’evangelista Luca. Senza nessun dubbio la conosciamo a memoria ed ecco qui il pericolo di non farci interpellare da queste bellissime parole che ci mettono di fronte alla realtà immensa della Misericordia di Dio.

Giorno dopo giorno gli essere umani, specialmente gli uomini in ricerca della fede si domandano perché questa o quella situazione, perché ci capita questo problema o questa avversità. In questa parabola possiamo trovare la risposta dato che tutto ricade nella nostra libertà. Così come nella pagina del Vangelo che abbiamo appena ascoltata vediamo con sorpresa l’operare del figlio minore; dobbiamo essere coscienti che pure noi costantemente ci riprendiamo tutto da Dio, quasi a non confidare in lui come unico amministratore di tutte le grazie divine, da Dio prendiamo come dono la libertà e non solo. Il Signore al momento della nostra nascita ci concede un gran numero di possibilità e di doni, i quali pensiamo siano soltanto per il nostro benessere e godimento e ci allontaniamo da Dio e ce ne andiamo via da lui; e Dio che ci ha creati per amore e rispetta la nostra libertà anche se utilizzata in modo non conscio alla nostra vita da cristiani. E il Padre Misericordioso attende il nostro ritorno, siamo stati creati da lui, dalle sue mani siamo usciti e nonostante tutto il rumore e il trambusto del mondo; il desiderio da Dio che noi proviamo soffocare con le cose materiale, continua ad essere presente molto dentro del nostro cuore. Molte situazioni di grande lontananza da Dio e di vita immersa nei peccati anche più gravi diventano grazia, se sappiamo ascoltare la voce interna di Dio nel più profondo del nostro cuore. “Tu eri dentro di me e io ti cercavo fuori di me” per dirla con sant’Agostino. Contro ogni logica umana dobbiamo essere sicuri sempre che il Padre attende il nostro ritorno ed è lì a scrutare verso l’orizzonte per vedere come quell’immagine sua deformata dal peccato nel suo abbraccio paterno e riconciliante può recuperare tutta la sua bellezza infusa nella grazia e il dono del battesimo.

Possiamo far sempre ritorno al Padre, possiamo sempre metterci con fiducia tra le sue braccia, possiamo ricevere il dono del perdono ed essere introdotti nella assemblea ecclesiale dopo aver recuperato la sua immagine in noi dopo il suo perdono.

Per anni come comunità ecclesiale si è voluto parlare della parabola del figlio prodigo mettendo l’accento sull’azione ribelle e poco matura del figlio minore. Ai nostri giorni si preferisce esaltare la bellezza e profondità del Padre Misericordioso.

Un altro pericolo di cui dobbiamo tener conto nella riflessione di questo capolavoro del Vangelo di Luca e nel volerci identificare sempre con il figlio minore spensierato e peccatore che ha mangiato l’eredità; dimenticando e lasciando da parte il figlio maggiore che si vanta di essere il figlio bravo, il figlio immacolato sempre presente e attento alle necessità del padre. Ma anche un figlio geloso della misericordia e dell’amore del padre che riconcilia. Sono diverse le volte che come uomini di fede e perchè non di chiesa ci sentiamo perfetti, ci sentiamo arrivati, ci mostriamo davanti agli altri come i figli fedeli sempre vicini al Padre. Con questa atteggiamento permettiamo che la gelosia invada le parti più intime del nostro cuore e ci trasformiamo in persone dure nel giudicare e perdiamo tutta possibilità per rallegrarci per il ritorno al padre di tanti figli piccoli che credendo di trovare la felicità nelle cose materiali e del mondo e hanno smaarrito la bellezza dell’unico vero amore che è quello del Padre Misericordioso.

Chiediamo al Signore, in questa Quaresima, la possibilità di riabbracciare questo Padre attraverso i sacramenti in modo speciale quello della Riconciliazione che sentiamo scomodo e passato di moda. Questo è il modo più sicuro di essere abbracciati da Dio Padre e di riportarci dentro la nostra famiglia ecclesiale. Dio ci aspetta oggi e sempre e ci vuole ridare tutta la nostra dignità persa dopo aver fatto un uso scorretto della nostra libertà, dono prezioso dal Padre Creatore e misericordioso.

Dalla Terra Santa un saluto di Pace e Bene.