Riscoprire e annunciare la gioia | Custodia Terrae Sanctae

Riscoprire e annunciare la gioia

III di Avvento – Anno B

Continua la collaborazione tra VITA TRENTINA  e fr. Francesco Patton, Custode di Terra Santa nella rubrica "In ascolto della Parola". 

Is 61,1-2.10-11; 1Ts 1,46-50.53-54; Gv 1,6-8.19-28

«Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio». Is 61,10

La terza domenica di Avvento ha, per antica tradizione, una connotazione di gioia, di esultanza, di cristiana letizia. Ciò emerge soprattutto nella prima e nella seconda lettura. Il brano della prima lettura è opera di un discepolo di Isaia, è ambientato dopo la fine dell’esilio, cioè dopo il 538 a.C. e testimonia in termini gioiosi l’esperienza della chiamata profetica con parole che sembrano quasi prefigurare il canto del “Magnificat”. Le parole del profeta si riferiscono anzitutto ad eventi gioiosi a breve termine (la prospettiva di liberazione, di riscatto, di rinnovamento del popolo d’Israele) ma c’è anche una prospettiva di più ampia portata: «il Signore Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutte le genti». Quindi gioia per ciò che Dio ha già fatto e sta facendo, ma anche gioia per ciò che Dio farà in modo definitivo. È bene che anche noi ci fermiamo a riflettere in modo personale per scoprire quali sono le opere di Dio per le quali noi possiamo gioire a breve termine. È bene anche che impariamo a scoprire o riscoprire quali sono le opere di Dio che ci procurano una gioia in prospettiva di eternità.

Nel più antico scritto del Nuovo Testamento (la prima lettera ai Tessalonicesi, 51 d.C.), l’Apostolo Paolo rivolge un esplicito invito alla gioia: «Siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi». La gioia cristiana risulta perciò associata ad una preghiera costante e ad una mentalità di ringraziamento. È frutto dello Spirito Santo che agisce nella vita del cristiano: Dio stesso che è degno di fede “farà tutto questo”. Chiediamo perciò al Signore stesso la grazia di saper mantenere strettamente unite nella nostra vita e nella nostra testimonianza cristiana la gioia, la preghiera e il ringraziamento.

Il Vangelo ci riporta per la seconda domenica consecutiva la testimonianza del Battista: «Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce». Chiamato a rispondere del proprio ministero profetico, Giovanni afferma a chiare lettere che tutto ciò che lui dice e fa è in funzione del Cristo. Occorre liberare il cuore e lo sguardo dal pregiudizio per poter accogliere Gesù Cristo e non confonderlo con una delle tante proposte di salvezza partorite nella storia. È rivolta anche a noi la domanda posta al Battista: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?» È la domanda ineludibile che ci viene, a volte dagli indifferenti e dai non praticanti, come dai credenti di altra religione. È la domanda che, molte volte, purtroppo, non ci viene nemmeno più rivolta: a causa dell’insufficiente capacità che abbiamo di rendere ragione della nostra fede, a causa della poca gioia che traspare dal nostro volto e a causa del nostro poco impegno verso i poveri, gli affaticati e gli oppressi.

di fr. Francesco Patton, ofm

Custode di Terra Santa