Omelia Transito e Rinnovo Professioni temporanee | Custodia Terrae Sanctae

Omelia Transito e Rinnovo Professioni temporanee

Una vita all’insegna della lode

1. Carissimi giovani fratelli che oggi rinnovate la vostra professione di vita nell’Ordine dei Frati Minori, carissime sorelle e fratelli radunati per la celebrazione del Transito del Serafico Padre,

il Signore vi dia pace.

2. Quest’anno concentriamo la nostra riflessione, in occasione del transito del Padre san Francesco e del rinnovo dei voti sul fatto che san Francesco ci invita a fare della nostra vita un canto di lode, un rendimento di grazie, una restituzione eucaristica all’altissimo, onnipotente e bon Signore. Nel racconto del Transito, così come ce lo riporta Tommaso da Celano nel Memoriale Propositi leggiamo che proprio in punto di morte, Francesco “Invitava pure tutte le creature alla lode di Dio, e con certi versi, che aveva composto un tempo, le esortava all'amore divino. Perfino la morte, a tutti terribile e odiosa, esortava alla lode, e andandole incontro lieto, la invitava ad essere suo ospite: «Ben venga, mia sorella morte!»” (2 Cel217: FF 809)
Anche noi dopo aver letto il Transito canteremo il Cantico delle Creature o di Frate Sole, compresa la strofa così bella e per noi umanamente innaturale, dedicata a sorella morte: “Laudato si', mi' Signore, per sora nostra Morte corporale, / da la quale nullo homo vivente po' skappare: / guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; / beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati, / ka la morte secunda no 'l farrà male” (Cant 27-31: FF 263).
Che cosa ci insegna Francesco, quest’uomo che muore cantando, quest’uomo che in punto di morte chiama sorella la morte naturale e la invita a elevare il proprio canto a Dio?

3. Ci insegna anzitutto a leggere tutta la nostra esistenza partendo dal riconoscere la bontà del Creatore che ci ha dato questa vita e l’ha ricolmata di ogni bene e di ogni grazia. Nel capitolo XXII della Regola non bollata, che è un grande atto di ringraziamento al Dio uno e trino, san Francesco ricorda che Dio ci ha creati a sua immagine e somiglianza, e che noi abbiamo sprecato questo dono; che il Padre ha mandato e donato il suo Figlio per redimerci; che nel suo Figlio ci ha promesso ogni benedizione e la vita eterna e la gioia del suo Regno, se lo seguiamo nella via della penitenza. E ci invita perciò ad amare con tutta la nostra persona “il Signore Iddio, il quale a tutti noi ha dato e dà tutto il corpo, tutta l’anima e tutta la vita; che ci ha creati, redenti e ci salverà per sua sola misericordia; lui che ogni bene fece e fa a noi miserevoli e miseri, putridi e fetidi, ingrati e cattivi” (cfr Rnb XXIII: FF 63-69).

4. Morendo in questo modo san Francesco ci insegna poi a ricordare costantemente il valore e la dignità delle scelte che facciamo e che siamo chiamati a fare in libertà e responsabilità. Infatti, nella strofa del Cantico dedicata a “sora nostra morte corporale” c’è un “guai a quelli che morranno ne le peccata mortali” e c’è un richiamo alla beatitudine per coloro che muoiono nella volontà del Signore, ai quali la “morte secunda”, (cfr. Ap 20,14-15) non farà male. Non è la stessa cosa scegliere il bene o scegliere il male, seguire Gesù nella docilità allo Spirito o cedere al Diavolo che vuole soppiantare Dio nel nostro cuore, vivere secondo il Vangelo una vita di continua conversione o vivere secondo la prospettiva del mondo alla ricerca di una felicità facile, narcisista ed egoista.

5. Nell’ora della sua morte Francesco ci insegna a fare una lettura eucaristica e pasquale di tutta la nostra vita e anche della nostra morte. È sempre Tommaso da Celano a ricordarci che Francesco prima di morire “Mentre i frati versavano amarissime lacrime e si lamentavano desolati, si fece portare del pane, lo benedisse, lo spezzò e ne diede da mangiare un pezzetto a ciascuno. Volle anche il libro dei Vangeli e chiese che gli leggessero il Vangelo secondo Giovanni, dal brano che inizia: Prima della festa di Pasqua (cioè il brano della lavanda dei piedi e dell’amore fraterno)” (2 Cel 217: FF 808). Poi Francesco ricorda al medico che lo sta assistendo: «Coraggio, fratello medico, dimmi pure che la morte è imminente: per me sarà la porta della vita!» (2 Cel 217: FF 810).

6. Cosa può suggerire tutto questo a dei giovani che rinnovano l’impegno a “seguire più da vicino il Vangelo e le orme di nostro Signore Gesù Cristo... vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità”? E cosa insegna a quelli di noi che già hanno assunto questo impegno per tutta la vita?
Insegna a vivere la propria vocazione nella riconoscenza e nella lode, come risposta gioiosa, ma anche impegnativa e di amore a Colui che è il “il bene pieno, ogni bene, tutto il bene, vero e sommo bene, che solo è buono, pio, mite, soave e dolce, che solo è santo, giusto, vero e retto, che solo è benigno, innocente, puro, dal quale e per il quale e nel quale è ogni perdono, ogni grazia, ogni gloria di tutti i penitenti e i giusti, di tutti i beati che godono insieme nei cieli” (Rnb XXIII, 9: FF 70).

7. Carissimi giovani, che oggi rinnovate i vostri voti per un anno, imparate a vivere la vostra consacrazione con questa prospettiva eucaristica di lode, di ringraziamento e di restituzione, nel desiderio che sia per sempre. 
Imparate a rivivere nella vostra obbedienza l’obbedienza di Gesù, che significa vivere in sintonia profonda con la volontà del Padre.
Nella vostra espropriazione cercate di incarnare l’espropriazione di Gesù, che lo porta a condividere la nostra umanità fragile e povera, per arricchire noi col dono della sua vita divina.
E nella vostra castità ripresentate la castità di Gesù che manifesta il suo essere totalmente nell’amore del Padre e per questo capace di amare con cuore libero anche ogni uomo, ogni donna e ogni creatura. 
Potrete sperimentare in questo modo e già ora una forma di vita piena, e potrete sperimentare al termine della vita la beatitudine di coloro che conobbero e adorarono e servirono il Signore nella penitenza: «Venite, benedetti del Padre mio, entrate in possesso del regno, che è stato preparato per voi fin dall’origine del mondo» (Rnb XXIII, 4: FF 65).

 

Fr. Francesco Patton, ofm
Custode di Terra Santa