Francescani in Terra Santa Ottocento anni di presenza per la pace. | Custodia Terrae Sanctae

Francescani in Terra Santa Ottocento anni di presenza per la pace.

Presentazione della Custodia di Terra Santa

1. Introduzione

Buona serata, pace e bene a tutti quanti! Potrebbe sembrare scontato, ma lasciatemi dire che è un piacere essere qui in questa chiesa di san Bernardino a Trento e raccontarvi qualcosa della Custodia di Terra Santa.

Il Trentino ha avuto in questi anni un rapporto speciale con la Custodia, anche attraverso la presenza di vari frati che lì hanno vissuto, mettendosi al servizio in diversi campi: da quello della ricerca, come p. Virginio Ravanelli e p. Pietro Kaswalder, a quello dei Santuari, come p. Casimiro Frapporti, a quello nelle zone di conflitto, come p. Olivo Pisoni.

Ancora adesso i segni di amicizia e vicinanza tra il Trentino e la Terra Santa sono molti: in questi mesi ho avuto modo di incontrare vari gruppi di pellegrini venuti dal Trentino in Terra Santa e so che altri arriveranno nei prossimi mesi; ho avuto la visita gradita di Mons. Luigi Bressan e anche dei rappresentanti della Provincia Autonoma in occasione del Natale, quando abbiamo accolto e installato a Betlemme il Presepe realizzato dagli "Amici del Presepe" di Tesero e donato da papa Francesco a Betlemme.

Molti di voi qui presenti stasera siete già stati in Terra Santa e a quelli che non sono ancora venuti dico: "Non abbiate paura di venire in pellegrinaggio in Terra Santa". È un'occasione per tornare alle radici della nostra fede; è avere la possibilità di leggere il Vangelo nei luoghi nei quali è risuonato ed è diventato carne; è poter celebrare il Sì dell'incarnazione a Nazareth, l'umiltà di Dio a Betlemme, il dono dell'amore più grande sul Calvario, la vittoria sulla morte al Sepolcro, l'effusione dello Spirito al Cenacolo. 

Non abbiate paura a venire in Terra Santa! È più pericoloso guidare in autostrada che fare un pellegrinaggio in Terra Santa.

2. Un po' di storia sulla presenza francescana in Terra Santa

L'anno in cui siamo entrati, il 2017, è per noi particolarmente significativo, perché esattamente 800 anni fa, al Capitolo di Pentecoste tenuto a Santa Maria degli Angeli alla Porziuncola in Assisi, il nostro Ordine si aprì alla dimensione missionaria e universale. In quella occasione fu deciso di mandare frati un po' in tutto il mondo allora conosciuto, e di mandarli come testimoni di fraternità e di pace. È probabilmente in quella occasione che passarono da Trento i primi frati, diretti in Germania, anche se si fermeranno solo a partire dalla successiva missione del 1221. Ed è nella stessa occasione che un gruppo di frati furono mandati in tutt'altra direzione, "oltremare", guidati da frate Elia da Cortona a fondare una Provincia francescana, che inizialmente venne chiamata appunto d'Oltremare o di Siria.

Due anni dopo, nel 1219, è lo stesso san Francesco a recarsi pellegrino e missionario in Terra Santa. Di quel viaggio tutti ricordiamo l'incontro col Sultano Malek-El-Kamel, che avvenne a Damietta in Egitto, nel contesto della Quinta Crociata. Questo incontro è ben documentato nelle fonti antiche sia interne, sia esterne all'Ordine francescano. In quella occasione Francesco ebbe probabilmente un salvacondotto per poter visitare i luoghi santi, che trasmettono la memoria del mistero dell'Incarnazione e della passione, morte e risurrezione del Signore Gesù. Francesco, che era un uomo molto concreto, amava poter vedere i luoghi, gli ambienti, i contesti e ci insegna a fare il passaggio dal vedere al credere.

Il viaggio di Francesco in Terra santa è talmente importante e significativo per lui e per noi, che nei suoi "Scritti" posteriori al 1220 troviamo ovunque echi e tracce di quel viaggio. In modo speciale poi quel viaggio e quell'esperienza contribuì alla elaborazione di una vera e propria metodologia missionaria che troviamo sintetizzata nel Capitolo XVI della Regola non bollata.

Lì san Francesco ci ricorda che siamo chiamati ad evangelizzare in due modi. Il primo è di non fare liti o dispute, essere sudditi e soggetti a ogni umana creatura per amore di Dio e confessare di essere cristiani. Il primo modo è cioè quello della testimonianza della vita, dove occorre evitare ogni forma di aggressività e polemica, occorre mettersi a servizio degli altri per amore di Dio e occorre avere un'identità cristiana molto chiara. Aggiunge poi san Francesco che "quando vedranno che piacerà al Signore" allora i frati potranno fare l'annuncio esplicito del mistero di Cristo e amministrare i sacramenti che incorporano alla Chiesa. Infine bisogna mettere in conto anche la possibilità di essere rifiutati, perseguitati e perfino uccisi, ma questo è già compreso nella professione di vita religiosa, con la quale uno mette la propria vita totalmente nelle mani di Dio.

Queste semplici linee sono quelle che hanno guidato l'esperienza francescana in Terra Santa, lungo questi otto secoli, in mezzo a persone di altra cultura, fede e religione. Sono le linee che guidano tutt'ora la nostra presenza lì.

Tra il 1291 e il 1333 c'è una fase in cui i nostri frati hanno dovuto rifugiarsi a Cipro e di lì facevano la spola via nave per venire a pregare e celebrare nei santuari della Natività a Betlemme e del Calvario e del Santo Sepolcro a Gerusalemme.

Nel 1233 i reali di Napoli Roberto d'Angiò e Sancia di Maiorca acquistano per i frati il diritto di rimanere in questi santuari e al Cenacolo e finanziano la costruzione dei primi conventi. Nove anni dopo, nel 1342, da Avignone, papa Clemente VI emana due bolle "Gratias agimus" e "Nuper carissimae", che sono il nucleo originario della statuto giuridico della Custodia di Terra Santa e ne sanciscono, ad esempio, l'internazionalità. La Custodia, allora, si componeva di 20 frati che si prendevano cura di celebrare la liturgia latina in pochi santuari, a Betlemme e a Gerusalemme, ben presto saranno anche a Nazareth. Poi da questo nucleo originario, lungo i secoli successivi, siamo arrivati alla realtà attuale.

3. La nostra attuale presenza in Terra Santa e Medio Oriente

Venendo all'oggi, proviamo a inquadrare l'attuale presenza della Custodia in Terra Santa e un po' in tutto il Medio Oriente.

Attualmente le nostre comunità sono in Israele, Palestina, Giordania, Libano, Siria, Cipro, Rodi, Egitto. Abbiamo poi alcune altre presenze in Italia, una presenza a Washington e una a Buenos Aires.

La Custodia è una realtà internazionale, siamo infatti circa 250 frati di 40 nazionalità diverse.

Una realtà che cerca di vivere la vita francescana che anzitutto è una vita evangelica di preghiera e di fraternità a servizio della Chiesa e della gente. Nei luoghi in cui siamo presenti cerchiamo perciò prima di tutto di vivere la nostra vocazione francescana, poi, e di conseguenza, svolgiamo anche una serie di attività e servizi.

In Terra Santa è naturalmente importante e prioritario il dialogo ecumenico e quello interreligioso, che è fatto di incontri e collaborazioni nella vita quotidiana prima che di incontri ufficiali e commissioni.

Le attività che caratterizzano la nostra missione sono tante e provo a illustrarle brevemente: 

¥ Abbiamo il mandato di custodire i luoghi santi della cristianità. Prestiamo servizio in circa 50 santuari, dove noi per primi siamo chiamati a fare un'esperienza di incontro con Dio e dove i pellegrini stessi possono fare un’esperienza di fede e leggere la Parola di Dio lì dove questa Parola è stata annunciata ed ha preso corpo; al tempo stesso nei santuari e attorno ad essi spesso trovano lavoro sia la popolazione locale sia i cristiani appartenenti alle piccole comunità presenti nel territorio.

¥ Ci troviamo a svolgere il servizio pastorale nelle parrocchie di rito latino, circa una trentina, prendendoci cura delle “pietre vive”, i cristiani del Medio Oriente, che rimangono tuttora nei vari Paesi anche a costo di grandi sacrifici. In questi ultimi decenni il loro numero è progressivamente diminuito in tutto il Medio Oriente, eppure continuano ad essere presenti come lievito e come sale in contesti che hanno bisogno della nostra presenza pacifica, dialogante, socialmente impegnata.

¥ C’è un forte impegno nel settore educativo e sociale, attraverso le 14 scuole francescane di Terra Santa che educano circa 10.000 studenti. Queste scuole sono riconosciute come un modello di convivenza e di dialogo interreligioso e contribuiscono a creare e promuovere un clima di convivenza pacifica tra la maggioranza musulmana e la minoranza cristiana presenti nella maggior parte delle città in cui viviamo e operiamo. Nel campo culturale è importante anche ciò che fanno i nostri centri di studio, lo Studio Teologico Jerosolimitano dove si formano i nostri giovani frati; lo Studio Biblico Francescano della Flagellazione, che propone il corso di licenza e dottorato in scienze bibliche e archeologiche; il Centro Muski al Cairo che è specializzato negli Studi Orientali Cristiani ed è luogo di dialogo interreligioso, specie col mondo islamico. L’Istituto Magnificat, scuola di musica aperta a giovani di tutte le fedi. Nel campo culturale infine c’è un grande impegno comunicativo, per far conoscere la realtà della presenza cristiana in Terra Santa.

¥ Fondamentale è anche l’impegno profuso nel sociale, che cerca di sostenere la presenza cristiana in Medio Oriente creando posti di lavoro e mettendo a disposizione circa 600 appartamenti per i cristiani locali a un prezzo nella maggioranza dei casi puramente simbolico. 

¥ In questo momento poi c'è un impegno particolare in favore dei migranti e dei rifugiati. Quello verso i migranti è un impegno legato al fenomeno della globalizzazione: in Israele, ma anche in Siria e a Cipro la comunità dei migranti, soprattutto dall'Asia, è significativa. Il fatto di essere una realtà francescana internazionale ci permette di accogliere i migranti cattolici cercando di integrarli nelle locali comunità cristiane e aiutandoli a mantenere la loro identità. L'impegno per i rifugiati è legato alla situazione della guerra in Siria, di cui parlerò brevemente tra un po'. La guerra ha sradicato più di metà della popolazione siriana e il nostro contatto coi rifugiati e gli sfollati non avviene solo in Siria, ma anche in Giordania, in Libano, a Cipro e a Rodi.

4. La presenza della Custodia in Siria

Un discorso a parte merita in questo momento l’impegno in Siria, una terra particolarmente importante per la storia del cristianesimo, perché sulla Via di Damasco avvenne la conversione di s. Paolo, che a Damasco poi ricevette il battesimo e svolse la prima predicazione. La Siria è la seconda culla del cristianesimo e la nostra presenza francescana risale al XIII secolo e ha costato, lungo questi otto secoli, un contributo di sangue e di martirio. 

Attualmente i nostri frati continuano a rimanere a sostegno della gente a Damasco, Latakia, Aleppo, Knaye e Yakubie. I nostri frati sono impegnati nel servizio parrocchiale e in questo momento cercano di animare e sostenere la comunità cristiana locale, tenendo viva la speranza e contribuendo ad aiutare anche materialmente coloro che sono rimasti.

A Damasco continuiamo a tener vivi i due santuari legati alla conversione ed al battesimo di san Paolo, curiamo due parrocchie, nelle quali sono presenti cristiani locali e anche una comunità di immigrati dall’Asia e dall’Africa; la casa per i pellegrini al Memoriale di san Paolo è stata convertita in una casa di accoglienza per i rifugiati in transito verso una nuova destinazione e spesso verso una nuova Patria.

A Latakia due confratelli hanno la cura pastorale di una parrocchia che in questi anni è praticamente raddoppiata, perché molti cristiani fuggiti dalle zone di guerra si sono rifugiati in questa città che è al momento la più sicura della Siria. 

Ad Aleppo i nostri frati gestiscono la parrocchia di san Francesco e questa parrocchia sta aiutando molte migliaia di famiglie, di ogni fede e confessione religiosa; abbiamo aperto le porte del Collegio di Terra Santa per accogliere un gruppo di anziane signore la cui casa di riposo è stata distrutta dai bombardamenti e cerchiamo di mantenere aperte due piccole scuole per bambini con particolari bisogni. Ma il servizio più importante che stanno svolgendo i nostri frati ad Aleppo è quello di mantenere viva la speranza nella gente e aiutare tutti a tenere il cuore libero dall’odio e aperto al perdono e alla riconciliazione. Da questo punto di vista sono molto importanti alcune iniziative che hanno preso piede ultimamente e che vedono coinvolti alcuni dei nostri frati per avviare un dialogo di riconciliazione tra coloro che si sono resi disponibili alla riconciliazione e alla pace.

Anche l’iniziativa “bambini in preghiera per la pace”, che ad Aleppo ha coinvolto e sta coinvolgendo bambini di tutte le confessioni cristiane e anche bambini musulmani ha questo scopo di tener viva la speranza nel futuro che Dio ancora riserva a questa terra amata e martoriata. Quest'anno, per la prima volta dopo cinque anni, i nostri cristiani hanno potuto celebrare il Natale senza la colonna sonora dei bombardamenti. Dopo la riunificazione della città hanno potuto recarsi ad Aleppo Est e avviare un programma di aiuto anche per le persone rimaste lì: soprattutto donne, bambini e anziani, tutti di fede musulmana.

Infine siamo presenti in due villaggi controllati dai ribelli, Knaye e Yakoubie. Sono due villaggi nella Valle dell’Oronte dove due frati sono rimasti volontariamente accanto alla gente e insieme con la gente subiscono ogni giorno umiliazioni e pressioni. I cristiani locali hanno perso ormai quasi tutto ciò che avevano ma hanno conservato la loro fede. In ognuno dei villaggi sono rimasti un centinaio di cristiani delle varie confessioni. In un contesto difficile come quello dei villaggi ci sono episodi di vita degni dei fioretti di san Francesco, come quando di recente uno dei nostri frati è riuscito ad ammansire un gruppo di ragazzi influenzati dal fanatismo e dalla violenza invitandoli a giocare a calcio. 

I nostri confratelli che vivono in Siria parlano spesso anche dell'ecumenismo del sangue, perché i cristiani delle varie confessioni, lì, si sono ritrovati tutti uniti nella scelta di restare fedeli a Gesù Cristo, pagando spesso anche a prezzo del sangue.

5. Conclusione

Desidero ringraziarvi per la presenza e desidero chiedervi un particolare ricordo nella preghiera, per noi frati che cerchiamo di vivere la nostra vocazione in Terra Santa e in tutto il Medio Oriente. Vi chiedo una preghiera per la gente che ci è affidata e specialmente per le popolazioni provate dalla guerra. 

Grazie della vostra presenza e che il Signore doni la sua Pace a ciascuna e ciascuno di voi, alle vostre famiglie e alle vostre comunità e specialmente alla Terra che è diventata Santa per la Sua presenza.

 

Fr. Francesco Patton, ofm

Custode di Terra Santa