L’Avvento a Ein Karem dove è sempre viva la memoria di Giovanni Battista

L’Avvento a Ein Karem, dove è sempre viva la memoria di Giovanni Battista

Intervista a  fr. Dobromir, guardiano del Santuario della Natività di San Giovanni in Montana

A Ein Karem, piccolo villaggio a 8 chilometri da Gerusalemme, la presenza della Custodia di Terra Santa si divide nei 3 santuari dove si conserva da secoli la memoria di quella che è una delle figure chiave  dell’Avvento: Giovanni il Battista.

Nel Santuario della Visitazione si ricorda l'episodio evangelico della visita di Maria alla cugina Elisabetta, come raccontato dall'evangelista Luca, e si fa anche memoria, nella cripta, della pietra dietro la quale si sarebbe nascosto Giovanni Battista  con sua madre per sfuggire alla strage ordinata da Erode il Grande. Poco distante, il Santuario di San Giovanni del Deserto ‘Ain el-Habís sorge nel luogo dove egli trascorse la sua infanzia e visse gli anni della preparazione al ministero pubblico. Entrambe sono comunità filiali della casa Madre, che è il Santuario della Natività di San Giovanni in Montana, dove il precursore è nato.

Figura chiave dell’Avvento

«Tutti questi siti sacri, a Ein Karem, sono legati a Giovanni Battista – sottolinea p. fr. Dobromir Jasztal, Guardiano del Santuario della Natività –. La sua presenza ha permeato questi luoghi e anche noi frati, custodi oggi del suo messaggio e delle realtà a lui legate. Abbiamo il compito di perpetuare la spiritualità del luogo, ciò che da sempre coloro che arrivano sin qui vogliono “sperimentare”.

La figura di Giovanni certamente riveste un'importanza enorme per la spiritualità e per la fede cristiana. Egli ci richiama alla conversione: ci indica la strada che dobbiamo percorrere per accogliere il Signore. Gesù nasce a Betlemme, ma deve innanzitutto nascere e trovare posto nel nostro cuore. Ecco quindi l’attualità, e la centralità, del messaggio di Giovanni: nessuno può accogliere il Signore se non si impegna nello ‘spianare’ e rimuovere tutto ciò che ostacola questa accoglienza».

Giovanni Battista rappresenta un ponte di dialogo con gli ebrei?

«Giovanni viene indicato come l’ultimo profeta, anzi, “e più di un profeta” (Mt 11.9): è come un collegamento tra l’Antico e il Nuovo testamento. Con lui entriamo nella fase di compimento perché la parola di Dio non sarà più solo “annunciata” al popolo, ma addirittura si incarna e con Gesù prende dimora in mezzo al suo popolo. È difficile comprendere la categoria del compimento senza tener conto dell'Antico Testamento.

Certamente la sua figura è di aiuto nelle relazioni con il mondo ebraico. Qui a Ein Karem proprio in questo periodo, in occasione delle feste di Hanukkah e del Natale, che hanno in comune il tema della luce, si svolge un simposio tra ebrei e cristiani: e l’interesse, la spinta a questo dialogo parte proprio da Giovanni, che appartiene al mondo ebraico.

Le attuali circostanze purtroppo ci impongono di essere prudenti ed evitare raduni. Ecco perchè il simposio quest’anno non avverrà: dobbiamo tenere anche conto che la festa di Hanukkah è una festa di gioia, e oggi come oggi sono pochi gli ebrei a voler vivere questa gioia in maniera anche festiva. Certamente per noi cristiani è diverso: non abbiamo cancellato o non abbiamo diminuito la celebrazione del Natale, che anzi in una situazione come questa può davvero aiutare a ridare fiducia e speranza».

Come si vive oggi la mancanza di pellegrini?

«Anche se non ci sono pellegrini come prima del 7 ottobre, questo non vuol dire che la vita nelle nostre comunità si sia fermata: noi frati continuiamo quotidianamente il servizio nei santuari – per gruppi locali, cristiani, ebrei ma anche a volte musulmani – e il lavoro di manutenzione. La presenza di Casanova, inoltre, comporta sempre un discreto afflusso di cristiani per brevi ritiri ed esercizi spirituali. 

Nella comunità di San Giovanni in Montana siamo 21 frati, di cui 13 sono gli studenti di filosofia e di teologia che hanno impegni accademici allo Studium Theologicum. Poi, uno dei frati è il maestro di formazione ed altri 4 sono anche professori allo stesso Studium. Questa è una delle case di formazione e la formazione è anche una grande responsabilità nell’accompagnare questi giovani nel loro cammino, soprattutto nella realtà internazionale, che è propria della Custodia».

Vi state preparando a vivere il Natale insieme alle altre comunità?

«Con le altre comunità della Visitazione e di San Giovanni nel Deserto da sempre condividiamo le occasioni principali, il capitolo, i ritiri mensili, le celebrazioni festive: quindi anche la celebrazione nella notte del Natale nella Cappella crociata che affianca la chiesa principale, ancora in fase di ristrutturazione. Qui nel villaggio c'è solo una famiglia cristiana, ma la nostra comunità si arricchisce anche di tutte le realtà e le famiglie religiose presenti sul territorio.

Quest’anno, in particolare, abbiamo dedicato una cura speciale nell’allestimento del Presepe: in occasione infatti degli 800 anni del Presepe di Greccio 1223/2023, dal giorno dell'Immacolata fino alla festa della Presentazione del Signore, sostando in preghiera davanti ai presepi nelle chiese francescane – secondo quanto stabilito dalla Penitenzieria Apostolica – i fedeli possono conseguire l'Indulgenza plenaria. Un altro servizio spirituale per tutti coloro che passeranno di qui».

Silvia Giuliano