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Custodire la memoria, costruire il dialogo: il futuro del Terra Sancta Museum

Lunedì 12 maggio, la curia del convento di Salvatore a Gerusalemme ha ospitato l’evento dal titolo “On the way to opening 2028”. Una tappa significativa all’interno del progetto di realizzazione del Terra Sancta Museum che ha segnato la fine della prima fase dei lavori strutturali. Ad accogliere gli ospiti, diplomatici e delegazioni di diversi paesi europei, erano presenti fra Francesco Patton, Custode di Terra Santa, fra Ibrahim Faltas, vicario custodiale e fra Stephane Milovitch, direttore dell'ufficio beni culturali del convento di San Salvatore. Dopo una presentazione introduttiva, in cui sono state affrontate tematiche come lo stato di avanzamento dei lavori, il futuro aspetto del museo e la sua missione e specificità, tutti i presenti sono stati invitati a visitare il cantiere che nel 2028 (data prevista) ospiterà le sale del museo storico della Custodia di Terra Santa.

Un museo cristiano come ponte tra comunità

“La Custodia intende creare un grande museo qui a San Salvatore proprio per manifestare la sua epifania.” Afferma fra Stephane. Da sempre i frati francescani in Terra Santa hanno lavorato al fianco della comunità locale e allo stesso tempo della Chiesa Universale. Un'eredità che il Terra Sancta Museum vuole raccogliere e mostrare al pubblico. 

“Il museo avrà due sezioni attorno alla liturgia dei santuari.” Prosegue fra Stephane. “La prima sarà legata agli oggetti sacri ricevuti dai monarchi europei nei secoli e poi ci sarà una sezione dedicata ai tantissimi doni offerti dalla comunità cristiana locale in collaborazione con i francescani della Terra Santa.” 

In una terra, ora più che mai, segnata da conflitti e divisioni, il Terra Sancta Museum nasce con la missione di raccontare il legame tra Europa e Terra Santa e la coesistenza tra comunità e religioni diverse. “Questo museo - conclude fra Stephane - vuole essere un luogo di cultura cristiana e in quanto tale ponte con le altre comunità. Speriamo di ricevere molti ebrei, musulmani, cristiani, pellegrini di tutto il mondo, che qui potranno riscoprire le loro radici nelle collezioni che verranno esposte.”

Paesi europei riuniti in Terra Santa

L’importanza dell’evento di lunedì è stata evidenziata anche dalla presenza di rappresentanti di diversi Paesi europei. Alcuni sono già sostenitori attivi del Terra Sancta Museum, altri si sono mostrati interessati a conoscerne da vicino la visione e i progressi. Ciò che li accomuna è un obiettivo condiviso: contribuire alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale europeo in Terra Santa.

A sottolinearlo è anche Mirko Tricoli, responsabile a Gerusalemme dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo (AICS). “In questo contesto, l’Italia vuole trasmettere un messaggio chiaro: la conservazione del patrimonio culturale e religioso, che riguarda sia il Terra Sancta Museum sia il Santo Sepolcro, rappresenta un valore inestimabile. È un impegno di rilevanza non solo politica, ma anche tecnica, poiché è prevista la formazione di tecnici che, in futuro, potranno mettere a frutto queste competenze acquisite.”

La cultura, via privilegiata per il dialogo

Per la Custodia di Terra Santa, il museo storico rappresenta un’opera culturale che raccoglie oggetti dal grande valore storico e artistico. La sua specificità è però arricchita anche dalla particolarità della sua missione, essere una via privilegiata per il dialogo in Terra Santa.

Come ha sottolineato il Custode, “La cultura può essere un mezzo di dialogo. Lo ha detto tante volte Papa Francesco e lo ha ribadito anche Papa Leone XIV nel suo primo discorso al mondo, è molto importante costruire ponti in una prospettiva di pace.”

Con la costruzione di questo museo, la Custodia non vuole solo raccontare la storia passata, ma essere protagonista attiva nelle dinamiche che interessano questa terra spesso in conflitto. “Il progetto del polo museale - conclude fra Francesco Patton - vuole da un lato far comprendere meglio la Custodia con la sua storia, ma dall'altro anche aiutare i popoli e i credenti che vivono in questa terra ad avere un luogo in cui, nel nome anche della cultura, possano dialogare e costruire ponti.”

Lucia Borgato

 

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