
18 dicembre 2025
III Giovedì d'Avvento
Fr. Corrado Sica
Il Signore ti dia pace.
Sono padre Corrado Sica, organista titolare del Santo Sepolcro, vicedirettore dell'Istituto Musicale Magnificat. Vivo a Gerusalemme nel Convento di San Salvatore.
Il brano del Vangelo di Matteo nel Capitolo I, versetto 18-24 racconta l'annunciazione di Giuseppe e lo presenta come un modello di fede, obbedienza e giustizia.
Già dai primi versetti, 18-19, ci troviamo di fronte alla crisi di un uomo giusto. Maria è incinta prima della vita matrimoniale. L'essere giusto è la caratteristica principale di Giuseppe. Per la legge ebraica dell'epoca, essere giusto significava osservare la Torah scrupolosamente, quindi scoprire la gravidanza di Maria prima del matrimonio costituiva un'infrazione della legge.
Ma la giustizia di Giuseppe non è fredda o rigida, perché se avesse applicato la legge alla lettera, Maria avrebbe potuto subire un processo pubblico con conseguenze estreme. Invece, la sua giustizia è temperata dalla misericordia e dalla discrezione. Egli cerca una soluzione umana e privata, il ripudio segreto. Giuseppe agisce secondo la logica umana e la legge, cercando di fare la cosa giusta nel modo meno doloroso possibile per Maria.
Nei successivi versetti, 20-21, invece, si intravede l'intervento di Dio e la sua rivelazione. Mentre Giuseppe riflette sul suo piano di azione, Dio interviene, stravolgendo la sua logica umana attraverso un sogno.
I sogni sono il luogo privilegiato della rivelazione divine e della guida, e un angelo introduce la prospettiva di Dio, che è diversa da quella umana. Dice a Giuseppe di non aver paura, ma di aver fiducia in Dio. Il suo messaggio svela il mistero dell'incarnazione, una paternità non umana ma divina. La paternità di Giuseppe sarà quella di dare nome, riconoscere la paternità legale e l'autorità sul bambino. In sostanza Giuseppe è chiamato ad assumere un ruolo paterno, sebbene non biologico.
Negli ultimi versetti, 22-23, c'è una conferma profetica. Viene citato il profeta Isaia per dimostrare che Gesù è il Messia atteso, preannunciato dalle scritture, in cui l'incarnazione è Dio che si fa vicino all'umanità. E infine un'obbedienza – accoglienza nel versetto 24, data da una risposta immediata e incondizionata di Giuseppe.
Non ci sono domande, esitazioni o rinvii. Giuseppe si fida ciecamente di Dio. La sua giustizia si manifesta ora come obbedienza alla volontà divina rivelata, superando la sua iniziale interpretazione della legge. In conclusione, il brano proposto in questa terza settimana di avvento mette luce contrasto tra il piano umano e il piano divino. Giuseppe, pur essendo un uomo retto, non comprende il mistero finché non interviene Dio stesso.
La sua grandezza non sta nella sua capacità di capire tutto, ma nella sua prontezza ad obbedire con fede e silenzio. Giuseppe diventa il custode del mistero di Dio, protegge Maria e il bambino, garantendo a Gesù un inserimento legale nella genealogia di Davide, adempiendo così le profezie messianiche.
È un modello di fede che si fida della parola di Dio anche quando questa parola appare incomprensibile o scandalosa per la logica umana. La sua fede silenziosa e obbediente non ha bisogno di visioni dirette, ma di accoglienza della volontà di Dio attraverso il sogno e la parola che gli viene annunciata, manifestando la sua giustizia non come un'applicazione rigida della legge, ma come una disponibilità ad accogliere il mistero che stravolge i suoi piani.
Ciò conferma il Dio con noi, l'Emmanuele, si manifesta spesso in modi inaspettati e richiede un atto di fiducia e accoglienza, anche quando la logica umana suggerirebbe diversamente. E Giuseppe diventa un modello di questa risposta alla chiamata di Dio.
Attraverso l'ascolto della parola di Dio, agiamo con amore e protezione verso il piano di Dio.
Pace e bene dalla terra santa.
