Gn 2,18-2; dal Sal 127; Gal 6,14-1; Mt 19,3-15
Carissime sorelle, carissimi fratelli,
il Signore vi dia pace.
1. Carissimo Fr. Flavio, a distanza di qualche giorno dai tuoi compagni, ti trovi oggi a fare questo passaggio fondamentale che è la professione solenne. Oggi anche tu assumi in modo definitivo l’impegno di seguire le orme di nostro Signore Gesù Cristo sull’esempio di san Francesco, professando di vivere il suo vangelo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità.
Lo fai dopo aver sperimentato, proprio in queste ultime settimane, quanto sia importante e necessario vivere fidandosi di Dio. Pensavi di poter essere qui a fine settembre e professare assieme ai tuoi compagni, e invece a causa della guerra e della soppressione dei voli sei riuscito ad arrivare solo dopo che i tuoi confratelli avevano già professato e questo deve averti insegnato qualcosa.
2. San Paolo dice che tutto concorre al bene per coloro che amano Dio (cfr Rm 8,28). Quindi, al di là dei disguidi, anzi proprio nei disguidi e negli imprevisti così come in ciò che non siamo in grado di dominare e programmare, c’è qualcosa da imparare. Spero che quest’ultima esperienza ti abbia insegnato in forma esperienziale qualcosa di fondamentale: che ti puoi fidare di Dio e che c’è una fraternità che si prende cura di te. Ti sei trovato lontano dal tuo paese e lontano anche dalla tua fraternità, eppure Dio ha vegliato su di te e la tua fraternità ha trovato il modo di accompagnarti e hai trovato anche la famiglia di un tuo confratello, che ti ha fatto sentire a casa.
Sono anche queste esperienze che ci aiutano a capire che Dio ci accompagna, che fraternità non è una parola astratta e che la cosa fondamentale è sapersi fidare: di Dio anzitutto, che ci accompagna sempre, ma anche della fraternità a cui ci affidiamo, che è una vera famiglia. Se abbiamo sperimentato che Dio ci accompagna e che fraternità non è una parola vuota, allora possiamo rispondere con fiducia alla chiamata che Dio ci fa. Possiamo maturare dentro il cuore la certezza che Dio ci accompagnerà sempre, anche quando ci saranno situazioni difficili e imprevisti da affrontare. E queste esperienze, se amiamo Dio, ci faranno crescere e potremo davvero sperimentare che tutto concorre al nostro bene se amiamo Dio.
3. Non aver paura ad assumere questo impegno nel contesto difficile in cui oggi ci troviamo a vivere la nostra vocazione e la nostra missione, perché Dio è vivo in te e tu vivi in Dio fin dal giorno del tuo battesimo; e Dio ti accompagna e ti accompagnerà con tutta la fortezza del miglior padre e con tutta la tenerezza della migliore madre.
Cerca di ricordare spesso che la nostra sicurezza non è data dal contesto politico, sociale, economico o perfino religioso nel quale ci troviamo a vivere. Non è questo a darci sicurezza, ma solo l’aver messo la nostra vita e la nostra persona nelle mani del Signore. Come ci ricorda san Francesco nel capitolo XVI della Regola non bollata: “E tutti i frati, dovunque sono, si ricordino che hanno donato se stessi e hanno abbandonato i loro corpi al Signore nostro Gesù Cristo. E per il suo amore devono esporsi ai nemici sia visibili che invisibili, poiché dice il Signore: «Colui che perderà la sua vita per me, la salverà per la vita eterna» (Cfr. Lc 9,24.; Mt 25,46)” (cfr Rnb XVI,10-11: FF 45).
Siamo sicuri e stiamo sicuri solo quando abbiamo messo la nostra vita e la nostra persona nelle mani del Signore. Ed è esattamente questo che tu fai oggi in forma solenne e definitiva.
4. Carissimo Fra Flavio, desidero anche con te ricordare ciò che ci siamo detti durante gli esercizi spirituali, che abbiamo vissuto insieme alla fine di luglio: la nostra vita consiste nel seguire le orme di nostro Signore Gesù Cristo e nel cercare di vivere il suo Vangelo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità. Questo vuol dire che il nostro punto di riferimento è Gesù Cristo; è Lui l’asse attorno al quale ruota la nostra vita ed è Lui il cardine sul quale si regge la nostra vocazione. Ecco perché è così importante coltivare una relazione costante e quotidiana con Lui attraverso la preghiera e in special modo nella partecipazione all’Eucaristia quotidiana. Pregare non è una cosa superata da chissà quali nuove tecniche di autocoscienza, pregare è prendere coscienza che è in Dio che noi “viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (cfr At 17,28).
5. È l’obbedienza di Gesù che noi siamo chiamati a vivere ed incarnare, cercando anche noi, come lui, di deporre sempre la nostra volontà nella volontà del Padre per tutto il cammino della vita. Sintonizzare la nostra volontà su quella del Cristo, che a sua volta ci insegna a sintonizzarla su quella del Padre, non è mai facile ed esige che impariamo a rinnegare l’idolatria narcisistica dell’io che caratterizza così profondamente il nostro tempo ed è penetrata anche nella nostra mentalità.
È l’espropriazione di Gesù e il suo farsi piccolo, che noi siamo chiamati a rivivere in modo tale da esprimere la sua stessa fiducia nel Padre ma anche la sua stessa capacità di condividere tutto di sé con i fratelli, chinandosi a lavare loro i piedi, arrivando fino a dare la vita per loro. Non cerchiamo i primi posti, non cerchiamo gli status symbol, non cerchiamo l’applauso e le gratificazioni.
È la castità di Gesù che noi siamo chiamati a vivere, che non disprezza né il corpo né la sessualità, ma esprime la tensione ad essere per il Signore interamente, sempre e per sempre e in ogni luogo; e arrivare ad amarlo con tutto ciò che siamo (con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze) per diventare fecondi non sul piano della generazione umana ma sul piano del dare la vita per i fratelli.
6. Ci siamo anche detti che non ci dobbiamo scandalizzare per le fragilità che vediamo dentro le nostre comunità e in chi ha già fatto questa scelta. Aggiungerei che non ci dobbiamo scandalizzare nemmeno della fragilità che costatiamo in noi stessi. Non dobbiamo essere ingenui e mettere la testa sotto la sabbia ma nemmeno diventare i giudici dei nostri fratelli. Se vogliamo una vita piena viviamo in pienezza gli impegni che abbiamo assunto. Se vogliamo una vita vuota e triste limitiamoci a far finta di vivere secondo la nostra vocazione.
Facciamo attenzione alla grande tentazione del nostro tempo che è la tentazione di voler apparire uomini (e donne) del Vangelo anziché voler essere uomini (e donne) del Vangelo.
7. Carissimo Fra Flavio, il passo che fai questa sera, fallo con gioia e con fiducia. La solenne preghiera di consacrazione che seguirà alla tua professione inizia con un profondo ringraziamento al Padre. Poi descrive il senso della vita che stai abbracciando. La conclusione è di una straordinaria bellezza perché proietta sull’orizzonte dell’eternità l’impegno che tu assumi oggi. Pregheremo per te usando parole che sono un augurio e una promessa di vita eterna, che desidero riformulare per te in forma personale:
“Quando, al termine della tua esistenza terrena, / incontrerai Dio, bellezza infinita, / sarai trasfigurato nella sua luce / e godrai per sempre di Lui / che è il bene, il sommo bene, / la pienezza del bene, / il Signore grande e ammirabile, / il Dio onnipotente, e il Salvatore misericordioso. Amen.”