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Solennità dell’Immacolata Concezione della B.V. Maria - S. Salvatore, Gerusalemme

Omelia del Custode di Terra Santa, Fr. Francesco Ielpo, in occasione della Solennità dell'Immacolata Concezione della B.V. Maria



Immacolata Concezione della B.V. Maria
Gerusalemme
8 dicembre 2025

 

Fratelli e sorelle, il Signore vi doni la sua pace.

Che cosa dice questa festa, questa Solennità dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria a ciascuno di noi oggi, in questo momento? Credo che innanzitutto questa Solennità, la figura di Maria come Immacolata, ricorda una semplice e fondamentale verità, che ciò di cui dobbiamo davvero aver paura e temere, ciò che veramente inquina il cuore dell'uomo, e quindi la nostra dignità umana, è il peccato. Oggi forse si è perso il senso del peccato. 

A volte lo si banalizza o lo si minimizza. E abbiamo cominciato a confondere il peccato con il senso di colpa. Ci sono dei peccati che facciamo che generano in noi il senso di colpa, ci sentiamo in colpa. 

E a volte facciamo dei gesti o delle azioni che non sono peccato, ma che generano in noi lo stesso un senso di colpa. E altre volte ci sono dei peccati che noi commettiamo che non generano assolutamente un senso di colpa, perché nell'opinione pubblica è qualcosa di ormai accettato. Quando si perde di vista il punto di riferimento per stabilire ciò che è peccato e ciò che non lo è, per educarci a una coscienza del peccato, occorre sempre e continuamente un riferimento alla parola di Dio. 

Al canto del Vangelo poco fa, mentre il diacono prendeva il libro della parola e lo portava in maniera così solenne qui all’ambone, pensavo proprio questo: la liturgia ci dice già tutto. Ci dice che cosa è veramente importante per noi, ci dice qual è il senso ultimo della vita cristiana. Nella liturgia c'è già tutto. E pensavo come noi interiorizziamo così solennemente quella parola, diventa un gesto così solenne e poi che cosa ne facciamo di quella parola che abbiamo ascoltato e che quotidianamente abbiamo la grazia di ascoltare. E noi abbiamo la grazia di ascoltare qui, in questa terra, dove quella parola è diventata carne, dove quella parola si è attualizzata. 

Senza un confronto, un paragone, una meditazione di quella parola e la mia vita, davvero anche noi cominceremo a perdere il senso del peccato e cominceremo a giustificare ciò che giustifica il mondo, senza più neanche sentire il senso di colpa. E mi colpiva perché abbiamo tante paure nella nostra vita, il mondo ha paura adesso dell'inquinamento, del cambio climatico, abbiamo paura nella nostra vita delle malattie, della guerra, che torni un'altra guerra o che si amplifichi la tensione che comunque è rimasta, ma magari per gli studenti si ha anche paura degli esami da fare, da affrontare. Chissà se abbiamo ancora paura di perdere la vicinanza con Dio. 

La paura della lontananza da Dio, che è la vera perdita, perché tocca la radice della nostra vita, così come abbiamo sentito nella prima lettura. Credo che il primo grande messaggio di questa solennità sia proprio questo: di non vivere nell'indifferenza e di educarci e di aiutarci a ritornare a un vero senso del peccato, senza la fobia, senza vedere il peccato ovunque, o senza ridurre il peccato soltanto al Sesto Comandamento, senza una fobia del peccato ma anche senza una indifferenza rispetto alla mia vita evangelica e rispetto a quello che io ho professato.  

Del resto, la scrittura lo dice chiaramente: se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, ci ricorda Giovanni nella sua prima lettera. E ancora San Paolo Apostolo ai Corinzi ci ricorda che Cristo è morto per i nostri peccati. E allora se togliamo dalla nostra vita il peccato, in qualche modo è come se svuotassimo la redenzione. 

Prendiamo vana la croce di nostro Signore Gesù Cristo. Ma c'è un secondo aspetto che dice a noi questa solennità dell'Immacolata. Se da un lato ci dice tutta la serietà e la gravità del peccato, di quel scoprirsi nudi e quindi con il bisogno di nascondersi. Tra l'altro questo è un bellissimo banco di prova per vedere se quello che facciamo è peccato o no. Quando uno pecca si sente nudo e ha bisogno di nascondersi. Provate a pensare, perché ci sono tante cose che anche nella nostra vita di fratti minori ormai sono diventate una prassi, e che magari non sono secondo la nostra regola, quella regola che abbiamo professato. 

Proviamo a pensare se quella stessa cosa io la facessi davanti a un mio confratello o davanti alla comunità. O se la dovessi rendere pubblica. E non penso, credetemi, non penso al Sesto Comandamento. 

Ma tutto il resto sono delle cose che facciamo, che ormai sono diventate prassi, ma che non avremmo mai il coraggio di rendere pubblica. Perché in fondo in fondo sappiamo, ma non sentiamo più neanche il senso di colpa.  

Comunque, c'è anche un annuncio di speranza. C'è quell'Adamo dove sei. C'è un Dio che continuamente non si arrende alla nostra fragilità, non si rassegna al fatto che siamo miseri, ma che continua ad amarci. Questo è davvero il Vangelo: una buona notizia per la nostra vita. Che nonostante tutto, nonostante i miei limiti, nonostante questa mia inclinazione a peccare sempre, c'è una grazia che è più forte. C'è un desiderio di Dio verso di me che è più forte, che vince sempre, che non si rassegna e che viene continuamente a bussare alla mia porta e a dirmi “Francesco, dove sei?”. Ho paura di te Dio. Non aver paura, perché io ti voglio riabbracciare. La Vergine Maria Immacolata dice proprio questa. È la festa della speranza. 

È la solennità che ci riempie il cuore di gioia, perché c'è una possibilità per ciascuno di noi. La grazia è più forte del male. La santità, cari fratelli, è possibile. E Dio non si stanca di venirci a cercare.  

Il Concilio Vaticano II lo ricorda bene, nella Lumen Gentium. Maria, già giunta alla perfezione, cammina davanti a noi come modello luminoso. Siamo qui per guardare a Maria, patrona del nostro ordine, come modello luminoso. Vogliamo essere come lei, vogliamo vivere cristianamente come ha vissuto lei. E dice sempre al Lumen Gentium, i fedeli invece avanzano ancora nella lotta quotidiana per crescere nella santità e vincere il peccato. La nostra vita è una lotta quotidiana, ma abbiamo davanti un modello che ci dà speranza.  

Guardare all'Immacolata significa allora ritrovare il vero orizzonte della vita cristiana. Non rassegniamoci alla mediocrità. Non abituiamoci al peccato. E soprattutto non perdiamo il desiderio di diventare santi. Lei, Maria, la piena di grazia, come ci è stato ricordato dall'Annuncio dell'Angelo, ci ricorda che la bellezza dell'uomo non si misura dal successo, ma dalla trasparenza del cuore. 

Che la nostra vita e la nostra bellezza non si misura da quanta visibilità o da quanto potere abbiamo, ma dalla purezza. La nostra bellezza non si misura dal possesso, dalle cose che abbiamo, ma dalla grande libertà interiore. E allora, mentre oggi contempliamo Maria Immacolata patrona del nostro ordine, chiediamo a Dio un cuore puro, capace di distinguere sempre il bene dal male, ma soprattutto un cuore capace di lasciarsi guarire e trasformare dalla sua grazia e dalla sua misericordia di non aver paura di Dio, ma di correre sempre verso di Lui nel confessionale. 

Dentro in quel confessionale c'è sempre un Dio a braccia aperte che non vede l'ora di poterci riabbracciare.  

Sia lodato Gesù Cristo. 

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