I due discepoli che oggi festeggiamo, con il volto triste, incarnano tutti coloro che vivono la delusione di una speranza spezzata: «speravamo fosse lui a liberare Israele».
Quante speranze, in questa terra, giorno dopo giorno vengono infrante; quanti volti tristi di uomini, donne e bambini che non vedono riconosciuti i loro diritti, le loro legittime aspirazioni, l’anelito a una sospirata liberazione dalla povertà, dall’incertezza e dalla precarietà.
Simeone e Cleofa, col volto triste, rappresentano tutti coloro che camminano sfiduciati e delusi, con lo sguardo rivolto verso il basso, perché non intravedono alcuna possibilità di bene per la loro vita e per il loro futuro.
Ed ecco che Gesù stesso si affianca al loro cammino segnato dalla tristezza. Non sono loro a cercarlo — non potrebbero più, perché non sperano più in Lui. Ma Lui, il Risorto, non smette di farsi compagno di viaggio di tutti gli smarriti, di tutti i disperati di questo mondo.
Celebrare la festa di Simeone e Cleofa, per noi frati della Custodia di Terra Santa, significa porsi accanto agli uomini e alle donne di questa terra con un’altra narrazione: non quella della rassegnazione e dello sconforto, ma quella che aiuta a leggere ogni evento alla luce della Parola di Dio.
Camminare accanto agli uomini dal volto triste significa proclamare che, nelle sofferenze di Cristo, nella sua passione e nella sua morte, è già racchiusa tutta la forza della risurrezione. Significa mettersi accanto a chi vive in questa terra, spezzando la Parola di Dio, l’unica capace di illuminare il nostro cammino. Gesù, camminando con Simeone e Cleofa, spiega le Scritture, richiama i profeti, dona senso e significato persino alla sofferenza dell’innocente.
Nell’Eucaristia — nel dono totale di sé: questo è il mio corpo offerto, questo è il mio sangue versato — rinasce la speranza, si rischiara la sera.
Per l’intercessione dei santi martiri Simeone e Cleofa, chiediamo la grazia di continuare a spezzare la Parola e l’Eucaristia alle pietre vive di questa terra. Solo così potremo lasciare spazio al Risorto, perché illumini la notte che sta attraversando la Terra Santa. Solo così i volti tristi ritroveranno speranza e vita.
