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Segno di un mondo nuovo - A sign of a new world 

Professioni solenni

2024-10-05


Gn 2,18-2; dal Sal 127; Gal 6,14-1; Mt 19,3-15

 

Carissime sorelle, carissimi fratelli,

il Signore vi dia pace.

 

1. Carissimi giovani confratelli, all’interno del vostro cammino formativo siete arrivati oggi a un passaggio fondamentale: quello della professione solenne. Voi oggi assumete in modo definitivo l’impegno di seguire le orme di nostro Signore Gesù Cristo sull’esempio di san Francesco, professando di vivere il suo vangelo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità.

2. L’impegno che assumete oggi è veramente grande ma non vi deve spaventare, perché quando Dio chiama a una scelta di vita non è per sovraccaricarci ma per rendere la nostra vita bella, buona e felice, sensata e piena. Come aveva risposto a Pietro che gli chiedeva: “Noi che abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito, cosa avremo in cambio?” così Gesù dice anche a noi: “Il centuplo quaggiù e la vita eterna insieme naturalmente a difficoltà e persecuzioni!” (cfr Mc 10,28-31).

È quello che stiamo vivendo anche ora: la gioia di poter seguire il Signore e donarsi a lui e contemporaneamente questo contesto di tensione e di guerra che da anni affligge il territorio della nostra missione e che tocca il cuore di ognuno di noi e ci fa soffrire.

L’impegno che vi sta davanti è grande ma non vi dovete spaventare perché c’è una fraternità concreta che cammina assieme a voi e, pur con tutti i suoi limiti, cerca di sostenervi in questa vostra risposta che è personale ma al tempo stesso condivisa con noi che vi accogliamo.

L’impegno è grande ma non dovete spaventarvi perché c’è tutta la Chiesa a camminare insieme a voi. La Chiesa è tutta qui presente in questa celebrazione, la Chiesa visibile che riempie quest’aula di san Salvatore, ma anche quella invisibile. I santi che invocheremo nelle litanie, non sono solo presso Dio ma sono anche qui con noi: la Vergine Maria, san Giuseppe, gli apostoli, i Padri della Chiesa, san Francesco e sant’Antonio, santa Chiara e santa Elisabetta e anche san Nicola Tavelić e i martiri di Damasco e tutti gli altri santi e martiri della Custodia, dell’Ordine e della Chiesa, in questo momento stanno pregando con noi e stanno intercedendo per voi.

3. Non dovete aver paura ad assumere questo impegno nel contesto difficile in cui ci troviamo a vivere la nostra vocazione e la nostra missione, soprattutto perché Dio è vivo in voi e voi vivete in Dio fin dal giorno del vostro battesimo e – come pregheremo al termine delle litanie, usando le parole stesse di san Francesco – è Dio Padre onnipotente, giusto e misericordioso a concedere a noi che siamo miseri e fragili di conoscere la sua volontà su di noi ed è ancora Lui a renderci capaci di trasformare la sua volontà in scelta di vita unicamente a motivo del suo amore.

Ed è Dio Spirito Santo a purificarci e illuminarci interiormente e ad infiammarci perché possiamo seguire le orme di Gesù e – insieme a Lui – giungere al Padre per vivere nella comunione di amore della Trinità (cfr. LOrd: FF 233).

Inoltre, nel capitolo XVI della Regola non bollata, che definisce e ispira il nostro vivere da frati minori in Terra Santa, san Francesco è esplicito su un aspetto che dovremmo tener sempre presente, ma soprattutto nel contesto in cui noi viviamo: “E tutti i frati, dovunque sono, si ricordino che hanno donato se stessi e hanno abbandonato i loro corpi al Signore nostro Gesù Cristo. E per il suo amore devono esporsi ai nemici sia visibili che invisibili, poiché dice il Signore: «Colui che perderà la sua vita per me, la salverà per la vita eterna» (Cfr. Lc 9,24.; Mt 25,46)” (cfr Rnb XVI,10-11: FF 45).

4. La parola di Dio di questa celebrazione ci ricorda qualcosa di fondamentale, cioè che siamo fatti per amare ed essere amati, che il senso della nostra vita non è la solitudine ma la relazione, la comunione: per alcuni attraverso la via del matrimonio e per altri attraverso la via di un amore celibe e casto.

Questo amore celibe e casto – per usare le categorie di san Paolo ai Galati – indica cosa vuol dire essere una nuova creatura in Cristo, partecipare alla creazione nuova che è iniziata il giorno della risurrezione del Signore, vivere già da ora in quella relazione di amore con il Dio uno e trino, che caratterizza la comunione dei santi nella Gerusalemme celeste e ci coinvolge ed assorbe totalmente.

Nel vangelo infine Gesù, che per noi si è fatto piccolo incarnandosi e nell’Eucaristia, ci ha ricordato il valore del farsi piccoli, perché “a chi è come loro appartiene il regno dei cieli”.

5. Cari giovani, ricordate quello che ci siamo detti durante gli esercizi spirituali: la nostra vita consiste nel seguire le orme di nostro Signore Gesù Cristo e nel cercare di vivere il suo Vangelo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità. E ci siamo detti più volte che il nostro punto di riferimento è Gesù Cristo.

È la sua obbedienza che noi siamo chiamati a vivere, cercando anche noi, come lui, di deporre sempre la nostra volontà nella volontà del Padre per tutto il cammino della vita e imparando a rinnegare l’idolatria narcisistica dell’io che caratterizza così profondamente il nostro tempo ed è penetrata anche nella nostra mentalità.

È l’espropriazione di Gesù e il suo farsi piccolo, che noi siamo chiamati a rivivere in modo tale da esprimere la sua stessa fiducia nel Padre ma anche la sua stessa capacità di condividere tutto di sé con i fratelli, chinandosi a lavare loro i piedi, arrivando fino a dare la vita per loro. Non cerchiamo i primi posti, non cerchiamo gli status symbol, non cerchiamo l’applauso e le gratificazioni.

È la castità di Gesù che noi siamo chiamati a vivere, che non disprezza né il corpo né la sessualità, ma esprime la tensione ad essere per il Signore interamente, sempre e per sempre e in ogni luogo; e arrivare ad amarlo con tutto ciò che siamo (con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze) per diventare fecondi non sul piano della generazione umana ma sul piano del dare la vita per i fratelli.

6. Ci siamo anche detti che non ci dobbiamo scandalizzare per le fragilità che vediamo dentro le nostre comunità e in chi ha già fatto questa scelta. Non dobbiamo essere ingenui e mettere la testa sotto la sabbia ma nemmeno diventare i giudici dei nostri fratelli. Se vogliamo una vita piena viviamo in pienezza gli impegni che abbiamo assunto.

Se vogliamo una vita vuota e triste limitiamoci a far finta di vivere secondo la nostra vocazione.

Facciamo attenzione alla grande tentazione del nostro tempo che è la tentazione di voler apparire persone buone anziché voler essere persone buone.

7. Carissimi giovani, fate questo passo con gioia e con fiducia. La solenne preghiera di consacrazione che seguirà alla vostra professione inizia con un profondo ringraziamento al Padre. Poi descrive il senso della vita che avete abbracciato con le caratteristiche che abbiamo cercato di sottolineare anche in questa omelia. La conclusione è di una straordinaria bellezza perché proietta sull’orizzonte dell’eternità l’impegno che voi assumete oggi. Pregheremo per voi usando parole che sono un augurio e una promessa e che desidero riformulare in forma diretta:

La vostra vita consacrata, / per la grazia che vi dà Dio Padre, / sia confessione dell’amore / che il Figlio diletto porta al Padre / nell’unità dello Spirito Santo; / sia segno della bellezza della comunione fraterna, / alla quale Dio chiama la Chiesa e l’umanità intera; / sia, infine, attraverso il servizio della carità, / manifestazione dell’amore di Dio nel mondo.

E quando, al termine della vostra esistenza terrena, / incontrerete Dio, bellezza infinita, / sarete trasfigurati nella sua luce / e godrete per sempre di Lui / che è il bene, il sommo bene, / la pienezza del bene, / il Signore grande e ammirabile, / il Dio onnipotente, e il Salvatore misericordioso. Amen.”

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Dear Brothers and Sisters,

May the Lord give you His peace!

1. Dear young confreres, in your journey of formation you have arrived today at a fundamental step: that of Solemn Profession. Today you definitively take on the commitment to follow in the footsteps of our Lord Jesus Christ after the example of St Francis, professing to live his Gospel in obedience, without anything of your own and in chastity. 

2. The commitment you are making today is truly great, but it should not make you afraid you, because when God calls us to make a choice of life, it is not to overload us but to make our lives beautiful, good, and happy, meaningful and full. How had he responded to Peter who asked him: "We who have left everything and followed you, what will we get in return?" so Jesus also says to us: "A hundredfold here on earth and eternal life together of course with difficulties and persecutions!" (cf. Mk 10:28-31).  

This is what we are experiencing even now: the joy of being able to follow the Lord and give ourselves to him and at the same time this context of tension and war that has afflicted the territory of our mission for years and that touches the heart of each of us and makes us suffer. 

The commitment that lies ahead of you is great, but you must not be afraid because there is a concrete fraternity that walks with you and, despite all its limitations, tries to support you in this response of yours which is personal but at the same time shared with us who welcome you. 

The commitment is great, but you must not be afraid because the whole Church is there to walk with you. The whole Church is present here in this celebration, the visible Church that fills this hall of St Saviour, but also the invisible one. The saints whom we will invoke in the litanies are not only with God but are also here with us: the Virgin Mary, Saint Joseph, the Apostles, the Fathers of the Church, St Francis and St Anthony, St Clare and St Elizabeth and also St Nicholas Tavelić and the martyrs of Damascus and all the other saints and martyrs of the Custody,  of the Order and of the Church, at this moment they are praying with us and interceding for you. 

3. You must not be afraid to take on this commitment in the difficult context in which we find ourselves living our vocation and our mission, especially because God is alive in you and you have lived in God since the day of your baptism and – as we will pray at the end of the litanies, using the very words of St Francis – it is God the Father Almighty,  He is just and merciful to grant us who are wretched and fragile to know His will for us, and it is He again who makes us capable of transforming His will into a choice of life solely because of His love. Moreover, it is God the Holy Spirit who purifies and enlightens us interiorly and inflames us so that we can follow in the footsteps of Jesus and – together with Him – reach the Father to live in the communion of love of the Trinity (cf. LOrd: FF 233). 

Furthermore, in chapter XVI of the Regula non Bollata, which defines and inspires our life as Friars Minor in the Holy Land, St. Francis is explicit on an aspect that we should always keep in mind, but above all in the context in which we live: "And all the friars, wheresoever they are, should remember that they gave themselves and abandoned their bodies to our Lord Jesus Christ. And out of love for him they must expose themselves to enemies, both visible and invisible, since the Lord says: "He who loses his life for My sake will save it to eternal life" (cf. Lk 9:24; Mt 25:46)" (cf. Rnb XVI, 10-11: FF 45). 

4. The Word of God in this celebration reminds us of something fundamental, namely that we are made to love and be loved, that the meaning of our life is not solitude but relationship, communion: for some through the way of marriage and for others through the way of celibate and chaste love.  

This celibate and chaste love – to use the categories of St Paul to the Galatians – indicates what it means to be a new creature in Christ, to participate in the new creation that began on the day of the Lord's Resurrection, to live even now in that relationship of love with the Triune God which characterizes the communion of saints in the heavenly Jerusalem and involves and absorbs us totally.  

Finally, in the Gospel, Jesus, who made Himself small for us by becoming incarnate and in the Eucharist, reminded us of the value of making ourselves small, because "to those who are like them belongs the Kingdom of heaven". 

5. Dear young people, remember what we said to each other during the spiritual exercises: our life consists in following in the footsteps of our Lord Jesus Christ and in seeking to live his Gospel in obedience, without anything of our own and in chastity. Indeed, we have said to ourselves several times that our point of reference is Jesus Christ.  

It is His obedience that we are called to live, seeking too, like Him, to always place our will in the Father's will throughout the journey of life and learning to deny the narcissistic idolatry of the ego that so profoundly characterizes our time and has also penetrated our mentality.  

It is the dispossession of Jesus and his making Himself lowly, which we are called to relive in such a way as to express His own trust in the Father but also His own ability to share everything about Himself with His brothers and sisters, bending down to wash their feet, even going so far as to give his life for them. We are not looking for the first places, we are not looking for status symbols, we are not looking for applause and gratification. 

It is the chastity of Jesus that we are called to live, which does not despise either the body or sexuality, but expresses the tension to be for the Lord entirely, always and forever and in every place; and to come to love Him with all that we are (with all our heart, with all our soul and with all our strength) in order to become fruitful not on the level of human generation but on the level of giving one's life for one's brothers and sisters. 

6. We also said that we should not be scandalized by the fragility we see within our communities and in those who have already made this choice. We must not be naïve and put our heads in the sand but neither must we become the judges of our brothers. If we want a full life, we live the commitments we have made to the fullest.  If we want an empty and sad life, let us limit ourselves to pretending to live according to our vocation.  Let us pay attention to the great temptation of our time, which is the temptation to want to appear as good people instead of wanting to be good people. 

7. Dear young people, take this step with joy and confidence. The solemn prayer of consecration which will follow your profession begins with a profound thanksgiving to the Father. Then it describes the meaning of life that you have embraced with the characteristics that we have tried to emphasize in this homily as well. The conclusion is extraordinarily beautiful because it projects onto the horizon of eternity the commitment you make today. We will pray for you using words that are a wish and a promise and that I wish to rephrase directly: 

"May your consecrated life, through the grace which God the Father gives you, be a confession of the love which the beloved Son brings to the Father in the unity of the Holy Spirit; / may it be a sign of the beauty of fraternal communion, / to which God calls the Church and all humanity; / and, finally, through the service of charity, / manifestation of God's love in the world. 

And when, at the end of your earthly existence, you will meet God, infinite beauty, you will be transfigured in his light and you will enjoy Him forever who is good, the supreme good, the fullness of good, the great and admirable Lord, the almighty God and the merciful Saviour. Amen." 

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