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Omelia Professione solenne di fr. Marlon e fr Marco C.

Conosco Cristo povero e crocifisso

2018-10-06


Gen 12, 1-4; Sal 33; 1Cor 1,22-31; Gv 15, 9-17

1. Carissime sorelle, carissimi fratelli,
il Signore vi dia pace!
Carissimi fra Marlon e fra Marco,
il Signore vi riempia oggi del suo Santo Spirito, e lo Spirito, che abbiamo invocato all’inizio della celebrazione, – come ci suggerisce san Francesco (LOrd FF 233) – vi purifichi, vi illumini e vi accenda interiormente, perché possiate seguire le orme del Signore nostro Gesù Cristo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità, e giungere al Padre.
La Parola di Dio che abbiamo appena ascoltato ci aiuta a comprendere il senso del passo che oggi voi fate e illumina anche il vostro cammino futuro. Se dovessi riassumere tutto in tre frasi direi: è Dio che vi ha scelto; è la sapienza della croce che vi guida; è l’amore fraterno la vostra norma di vita.

2. Anzitutto: è Dio che vi ha scelto. Questa è l’idea che unisce tutte e tre le letture che voi stessi avete voluto per questa celebrazione. Abramo sente la voce di Dio che gli dice: “Esci dalla tua terra e dalla casa di tuo padre e va’ verso il Paese che io ti indicherò” (Gn 12,1). La voce di Dio, la sua chiamata è come un lampo nella notte. E Abramo, chiamato da Dio – dirà la Lettera agli Ebrei (cfr Eb 11,8) – obbedì e partì senza sapere dove andava e partì fidandosi di Dio e obbedendo a Lui. È in questa fiducia di fondo che trova senso anche la nostra obbedienza dentro la Chiesa e dentro la fraternità.
Nella seconda lettura è san Paolo a ricordare la natura divina e paradossale della nostra chiamata. San Paolo parla della chiamata ad essere cristiani, ma questo vale anche per la nostra e vostra chiamata ad essere frati minori: “Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio” (1 Cor 1,26-31). Non solo è Dio che vi ha scelto, ma la vostra (e la nostra) vocazione non corrisponde alla mentalità del mondo bensì a quella di Dio, che si serve di strumenti semplici, poveri, limitati, quali siamo noi. Mi pare che questo valga per la nostra stessa presenza francescana in Terra Santa durante questi otto secoli. Ed è in questa logica rovesciata e paradossale che siamo chiamati a vivere senza nulla di proprio, sapendo che se il mondo è dei potenti, il Regno di Dio è invece dei più piccoli; e se la logica del mondo è quella dell’avere e dell’accumulare la nostra dev’essere quella del donare e del condividere.
Nel Vangelo è lo stesso Gesù a dirci: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15,16). Quando siamo tentati di protagonismo, ricordiamo la parola di Gesù. L’iniziativa della chiamata è sua, non nostra. Se noi rispondiamo saremo in grado di portare molto frutto, il frutto dell’amore fraterno. Ricordate sempre l’esempio di san Francesco, che anche al termine della sua vita, quando detta il suo Testamento e ricapitola tutta la storia della sua vocazione non inizia mai una sola frase dicendo “io ho fatto questa o quella cosa”, ma inizia sempre ricordando quello che ha fatto il Signore, per lui, in lui e attraverso di lui: “Il Signore dette a me d’incominciare, il Signore mi dette tanta fede, il Signore mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo, il Signore mi donò dei fratelli, il Signore mi rivelò che dicessi: Il Signore vi dia pace…” (Test: FF 110ss). Se la nostra vita e vocazione si fonda sul nostro fragile io sarà come la casa costruita sulla sabbia, non reggerà alle tempeste. Ma se la nostra vita e vocazione si fonda su quello che Dio stesso ci propone e fa in noi e attraverso di noi e per noi, allora sarà solida. È in questo essere stati scelti e amati in modo speciale e particolare da Gesù che trova la sua sorgente anche il nostro voto di castità, che ci deve portare non ad amare di meno, ma ad amare di più, fino al dono di noi stessi, ogni uomo, ogni donna, ogni creatura.

3. In secondo luogo, ricordate che è la sapienza della croce che vi guida e niente altro. Ce lo avete suggerito voi stessi, scegliendo come seconda lettura il brano della Prima Corinti. Ma la sapienza della croce è anche la sapienza delle Beatitudini e del Magnificat. La sapienza della croce è quella che demolisce la presunzione e la prepotenza umana, la sete di potere e di ricchezza, il narcisismo e l’autoreferenzialità, la cultura del successo e dell’autorealizzazione. La sapienza della croce ci ricorda che se vogliamo crescere dobbiamo imparare ad abbassarci, che se vogliamo una vita piena e felice dobbiamo imparare a svuotarci, smettere di pensare a noi stessi e donare a piene mani il nostro tempo, le nostre energie e capacità, tutto quel che siamo, la nostra persona. La sapienza della croce è la sapienza dell’amore: quando la nostra vita è in pericolo e converrebbe scappare la sapienza dell’amore ci aiuta a trovare la forza di restare. È quello che stanno facendo i nostri confratelli a Knaye e Yakoubieh, che oggi stanno pregando per voi assieme ai pochi cristiani rimasti nei due villaggi della Valle dell’Oronte. È quello che siamo chiamati a fare in modo meno eroico e molto più ordinario anche noi nella vita di tutti i giorni, quando arrivano le crisi e le incomprensioni, quando ci sembra di aver perso la bussola e le motivazioni, quando gli impegni ci sembrano più grandi delle nostre forze e capacità.

4. In terzo luogo, l’amore fraterno sia la vostra norma di vita. È quello che ci chiede Gesù nel Vangelo, per poter portare frutto. Nel Testamento san Francesco ricorda che i fratelli ci vengono donati da Dio. Non siamo noi a scegliere quali fratelli avere, ma possiamo solo accogliere quelli che il Signore stesso ci dona. La fraternità non è un’associazione basata sulla condivisione degli stessi gusti e neanche degli stessi ideali, ma è una con-vocazione, è una vocazione condivisa, è uno stare insieme che è motivato dal fatto che Gesù ci chiama insieme a stare con Lui. E quanto più stiamo con Lui tanto più riusciremo a stare insieme anche fra di noi, in modo da diventare segno di quella umanità nuova che Gesù ha voluto far nascere donando la sua stessa vita. L’amore fraterno non è qualcosa di sdolcinato, ma piuttosto qualcosa di molto esigente, perché ha come modello Gesù, che dà la vita per i suoi fratelli, proprio nel momento in cui lo abbandonano, lo rinnegano, lo tradiscono. E Gesù è vivo in noi per il dono del suo Spirito, ecco perché anche noi possiamo davvero amare come Lui.
Questo pomeriggio voi entrate a far parte in modo definitivo della nostra Fraternità. È una Fraternità che vi accoglie: una Fraternità concreta con la sua storia di otto secoli, i suoi pregi e suoi limiti, il suo fascino e le sue contraddizioni. Per la nostra Fraternità voi siete un dono del Signore. Abbiate il coraggio, la pazienza e la perseveranza necessari per imparare a vivere da fratelli nel Signore. Non scoraggiatevi e non stancatevi se poi nelle nostre fraternità concrete troverete ancora individualismo e chiusure, magari anche fratelli fragili, che hanno smesso di vivere il Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità. Voi stessi siete il dono che Dio ci fa per insegnare di nuovo, anche a noi, cosa vuol dire diventare fratelli nel Signore e abbracciare con gioia il Vangelo e seguire con amore Gesù Cristo.

5. Carissimi fra Marlon e fra Marco, che lo Spirito del Signore vi accompagni oggi e sempre; che possiate giorno dopo giorno imparare a diventare fratelli nel Signore; che il Signore vi doni la grazia di mettere Lui al primo posto, al di sopra di ogni altro amore, di ogni altro bene e di ogni altro desiderio. Che la sapienza della croce vi guidi oggi e sempre e nelle scelte quotidiane. E che sappiate fidarvi di Colui che vi ha chiamati, che è fedele e mantiene le sue promesse e vuol portare frutto anche nella vostra vita.
San Francesco, sant’Antonio nostri patroni e Maria Immacolata, nostra avvocata vi accompagnino in questo cammino.

 

Fr. Francesco Patton, ofm
Custode di Terra Santa

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