Il lago e la città di Gesù
Vangelo di Matteo (Mt 4, 12-17)
Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali,perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:
Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta.
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
BIBBIA CEI 2008
La zona circostante il lago di Tiberiade si può considerare oggi come un unico santuario, perché è Terra in cui Gesù visse e si manifestò in tutta la sua natura di uomo e di Dio. Si dice che ovunque Gesù abbia posato il suo piede, lì sia nato un santuario.
La bellezza della zona, la sua rigogliosa vegetazione e l’atmosfera “paradisiaca”, danno la possibilità al pellegrino di entrare a pieno nella narrazione della vita di Gesù, che qui si è auto-rivelato e donato come maestro, taumaturgo ed esorcista.
Gesù ha attraversato questi posti tante volte, ha camminato a piedi in questi luoghi, vi ha fatto miracoli e si è specchiato ripetutamente nelle acque del lago. La sua voce ha riecheggiato tra le insenature delle rive del lago, come annuncio della Parola di Dio, ed è come se si sia incisa in questo meraviglioso paesaggio. E’ impressionante come qui si possa riconoscere il lento e quotidiano vivere del nostro Signore, nelle sue azioni giornaliere, nella sua esperienza di Dio fatto uomo. Ma è altrettanto impressionante come qui lui si sia manifestato in tutta la sua divinità, come abbia dato a noi il suo esempio di Carità, di Verità, Vita e Via e allo stesso tempo abbia manifestato la sua potenza attraverso i miracoli e le guarigioni. Così possiamo dire che questo è il Lago di Gesù che testimonia la sua divinità e la sua azione salvatrice.
“A Cafarnao la casa del principe degli apostoli è stata trasformata in chiesa: le sue pareti restano ancora oggi come erano una volta. Là il Signore guarì il paralitico. Là c’è anche la sinagoga in cui il Signore sanò l’indemoniato.”
Pietro Dacono (sec. XII) testo attribuito a Egeria (sec. IV).
Cafarnao in particolare è un luogo di grazie insieme a tutto il lago. È la cittadina della Galilea più frequentata e servita da Gesù. Qui Gesù scelse i suoi discepoli e li chiamò a se uno a uno, facendoli testimoni della sua grandezza, con la sua vita e le sue opere. Qui Gesù annunciò la Santa Eucaristia con il discorso sul Pane di vita nella Sinagoga.
Gesù visse qui la sua quotidianità; qui decise di abitare nella casa del suo discepolo Pietro, dove incontra i suoi apostoli, dove lo cercano tutti coloro che vogliono ricevere la sua grazia e che vogliono guarire dai propri mali. La casa di Pietro diventerà un nuovo punto d’incontro con la nuova comunità che si è costituita intorno a lui, dopo il rifiuto ricevuto per ben due volte alla Sinagoga.
Gesù ritorna a Cafarnao sempre dopo i suoi viaggi in Galilea, questo dimostra quanto amasse questa città e farne il centro della sua missione.
Quelli che da ogni parte del mondo vengono a visitare questo luogo santo, e lo fanno con coraggio e umiltà, arrivando da paesi lontanissimi, ricevono un dono di gioia e serenità, immersi in un contesto naturalistico di grande bellezza.
Nello spirito dei pellegrini si può rinnovare il miracolo, come se fossero tra le moltitudini di coloro che lo seguivano e lo ascoltavano.
Il Pane di vita
Vangelo di Giovanni (Gv 6,24-59)
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Trovatolo di là dal mare, gli dissero: "Rabbì, quando sei venuto qua?". Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo". Gli dissero allora: "Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?". Gesù rispose: "Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato".
Allora gli dissero: "Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo". Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo". Allora gli dissero: "Signore, dacci sempre questo pane".
Gesù rispose: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno".
Intanto i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: "Io sono il pane disceso dal cielo".
E dicevano: "Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?". Gesù rispose: "Non mormorate tra di voi.
Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".
Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?".
Gesù disse: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.
Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno".
Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao.
BIBBIA CEI 2008
Il cibo che perisce e quello che da la vita eterna
Nella sinagoga di Cafarnao Gesù indica nella fede in lui, che è stato mandato dal Padre, l'opera che Dio desidera dagli uomini. Ma la folla della Galilea ritiene i suoi miracoli insufficienti a esigere quella fede. E pretende un prodigio analogo, se non superiore, a quello della manna, che Mosè fece scendere dal cielo.
No, rettifica Gesù. Non fu Mosè, ma Dio, a mandare agli Israeliti la manna che li sfamava per un giorno. Ed è ancora Dio che presenta a tutti gli uomini il suo inviato per appagare le aspirazioni di ognuno alla vita che non ha fine. È Gesù il vero pane della vita. E chi non crede in lui è colpevole, perché nell’era messianica basta, per credere, lasciarsi attrarre dalla grazia di Dio. Cos' era poi la manna in paragone al pane che Gesù promette? Un cibo che non preservò dalla morte. Lui, invece, assicura la vita eterna. Segue l'accenno all'Eucaristia, alla sua carne che sarà offerta in sacrificio per l'umanità. Chi riceve questo nutrimento autentico riceverà la vita, quella eterna, da Colui che il Padre ha costituito appunto distributore della vita.
Molti discepoli trovano misterioso e duro da accettare questo discorso. La croce, però, e la conseguente glorificazione del Crocifisso mostreranno che l'Eucaristia così come la sua Parola rivelatrice dello Spirito, è davvero capace di dare la vita.
Non pochi dei suoi discepoli, nota l'evangelista, abbandonano Gesù. Pietro invece, a nome degli apostoli, conferma di crederlo Messia che Dio ha mandato e consacrato e le cui parole trasmettono a chi le accoglie la vita eterna.
M. Adinolfi – G. B. Buzzone, Viaggio del cuore in Terra Santa, Casale Monferrato 2000, 56-57.
“Gesù Cristo Nostro Signore, che con amore ineffabile ha donato se stesso per noi.” (Celano, Vita prima di San Francesco d’Assisi, Cap. XXX, [FF86])
Nella Chiesa come nella spiritualità francescana, il mistero dell’incarnazione di Cristo e il dono del suo corpo e del suo sangue nell’Eucarestia, rappresentano il centro e culmine della celebrazione dell’Amore del Padre verso i suoi figli. Questo annuncio fatto da Gesù nella sinagoga di Cafarnao rivela tutta la sua misteriosa donazione agli uomini, ma le conseguenze di queste parole portano molti dei suoi seguaci all’allontanamento. Gesù non viene compreso da tutti, anzi viene considerato un folle. Quello che la gente cercava erano i suoi miracoli e le sue guarigioni, non tanto la novità e la profondità del messaggio che era venuto ad annunciare agli uomini, che richiedeva una sequela più radicale, che annunciava un amore totalizzante di Lui verso l’umanità, che non aveva il sapore del miracoloso e del Dio che si rivela nella potenza e nella forza.
Il discorso Eucaristico di Gesù nella Sinagoga di Cafarnao annunciava a coloro che lo seguivano l’indomani della moltiplicazione dei pani e dei pesci, qual è il vero pane che non perisce. L’annuncio di Gesù, in cui proclama che solo chi mangia la sua carne e beve il suo sangue avrà la vita eterna, costituì una prova di fede non facile da superare per i discepoli. La fede fu richiesta ai discepoli di quel tempo e d’ogni tempo. Quando ognuno di noi si trova davanti al pane e al vino consacrato ha bisogno del dono della fede per accogliere Cristo, e in Lui avere la vita eterna.
La devozione francescana a Gesù e ai luoghi santificati per il suo passo, Verbo di Dio fatto uomo, produce uno stile di preghiera che nasce dal desiderio di conformarsi all’immagine di Gesù, uomo povero e crocifisso. La celebrazione degli eventi della vita del Cristo sarà concretizzato nella Santa Eucaristica. La celebrazione della messa votiva della Santa Eucaristia a Cafarnao è una prova concreta della devozione dei figli di Francesco a Gesù presente nel suo corpo e nel suo sangue. Qui infatti esistono dei legami tra storia e archeologia, tra devozione e liturgia, così forti, da essere capaci di costituire pietre fondanti della tradizione spirituale della Terra Santa.
I cristiani dei primi secoli, individuarono come Luoghi Santi, i posti della geografia del Medio oriente che avevano avuto l’onore d’accogliere il passo del Figlio Unigenito di Dio, della sua santa madre degli apostoli e degli eventi antico testamentari. I Luoghi Santi sono i testimonia che parlano in maniera concreta delle eventi storici che annunciano la Parola di Dio. Ovunque nella cristianità al sec. IV d.C sorgono le grandi basiliche attorno alle tombe dei martiri. In Terra Santa ciò che testimonia la presenza di Cristo è la geografia. Le Basiliche della Terra Santa, i Martyria, sono dei reliquari che non custodiscono le ossa di qualcuno, ma quella porzione di Terra che porta le impronte del passo del Dio fatto uomo.
In tutti i Luoghi Santi nel corso dei secoli, la costante celebrazione dei misteri di Cristo da parte della Chiesa, ha prodotto scritti e tramandato pratiche di preghiera e di venerazione di questi luoghi santi che costituisco il patrimonio liturgico-devozionale della Terra Santa. Nel caso della casa di Pietro e della Sinagoga di Cafarnao non è stato così, a causa della decadenza della Città di Cafarnao che non ha permesso di tramandare il culto del luogo santo. Poi con l’arrivo dei frati in Terra Santa dal sec. XIII si ebbero i primi semi di una tradizione riscoperta e recuperata. Infatti questi iniziarono a recarsi nel luogo santo per venerare la casa dell’apostolo Pietro e la Sinagoga. Le prime celebrazioni nelle rovine di Cafarnao, testimoniate nel XV sec., furono caratterizzate semplicemente dalla preghiera del Pater, Ave e Gloria, per l’acquisizione dell’indulgenza. Più tardi nel sec. XVII venne aggiunta la Lettura del Vangelo (Gv 6, 24-59).
Una volta acquistato il sito di Cafarnao nel 1890, i frati celebrarono la Santa Eucarestia nella Sinagoga. Oggi vengono celebrate due solennità: tra cui la festività dell’Annuncio della Santa Eucarestia e quella di San Pietro Apostolo. Inoltre vengono svolte due peregrinazioni, una nell’ottava di Pentecoste e l’altra nell’ottava di Corpus Domini.
E’ bello ricordare come nelle preghiere di colletta, dedicate alla celebrazione dell’Annuncio della Santa Eucarestia a Cafarnao, la Chiesa chiede che i fedeli siano degni di partecipare al Pane della Vita, chiede di avere la fede per accogliere il dono del Corpo di Cristo. Chiede la speranza nella vita eterna. Chiede la carità per configurarsi a Cristo nella donazione individuale ai fratelli. Nelle preghiere si riconosce Dio fonte d’ogni bene e in Gesù sacramentato il dono più grande per l’uomo. A Dio si chiede anche la partecipazione al Pane della Vita eterna affinché sia fonte di vita anche per gli altri. La partecipazione all’Amore deve edificare la fraternità fra gli uomini. Le preghiere insistono che la forza per attuare questa carità che costituisce la fraternità ha la sorgente nella parola di vita eterna e nella comunione con il Corpo e Sangue di Cristo.
Miracoli
Gesù si manifesta a Cafarnao attraverso la sua predicazione, ma anche attraverso i suoi miracoli e le sue guarigioni. Gesù non vuole manifestarsi con le sue opere di guarigioni, non vuole farsi pubblicità, ma i miracoli che lui compie lo rendono popolarissimo, in questo modo si avvicinerà a lui una grande folla che chiederà a lui la Grazia. Inoltre nei miracoli è possibile rilevare l’importanza della missione di Gesù, “Egli prese su di se le nostre infermità” (Is 53, 4), cioè che Gesù si fa servitore esprimendo concretamente l’amore, principio e fine dell’attività di Gesù. Tra i miracoli più emblematici ricorderemo quello della Suocera di Pietro, quello del Paralitico, del servo del centurione, dell’emorroissa e della figlia di Giaro
Il servo del centurione
Vangelo di Matteo (Mt 8, 1-13)
Scese dal monte e molta folla lo seguì. Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi». Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita. Poi Gesù gli disse: «Guàrdati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro». Entrato in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo servo fu guarito. BIBBIA CEI 2008
Vangelo di Luca (Lc 7,1-10)
Quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafarnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: "Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano, perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga". Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: "Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito. Anch'io infatti sono uomo sottoposto a un'autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all'uno: Và ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fà questo, ed egli lo fa". All'udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: "Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!".
BIBBIA CEI 2008
La suocera di Pietro
Vangelo di Matteo (Mt 8, 14-17)
Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo serviva. Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: "Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie." BIBBIA CEI 2008
Vangelo di Marco (Mc 1, 29-31)
Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».
BIBBIA CEI 2008
Vangelo di Luca (Lc 4, 38-39)
Uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva.
BIBBIA CEI 2008
Il paralitico
Vangelo di Matteo (Mt 9, 1-8)
Salito su una barca, passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati». Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Àlzati – disse allora al paralitico –, prendi il tuo letto e va’ a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua. Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini. BIBBIA CEI 2008
Vangelo di Marco (Mc 2, 1-12)
Entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola. Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati». Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». Quello si alzò e subito presa la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».
BIBBIA CEI 2008
Vangelo di Luca (Lc 5, 17-26)
Un giorno stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza. Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?». Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio. Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».
BIBBIA CEI 2008
Il figlio di Giairo
Vangelo di Matteo (Mt 9, 18-19)
Mentre diceva loro queste cose, giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli. BIBBIA CEI 2008
Vangelo di Marco (Mc 5, 35-43)
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.
BIBBIA CEI 2008
Vangelo di Luca (Lc 8, 49-56)
Stava ancora parlando, quando arrivò uno dalla casa del capo della sinagoga e disse: «Tua figlia è morta, non disturbare più il maestro». Ma Gesù, avendo udito, rispose: «Non temere, soltanto abbi fede e sarà salvata». Giunto alla casa, non permise a nessuno di entrare con lui, fuorché a Pietro, Giovanni e Giacomo e al padre e alla madre della fanciulla. Tutti piangevano e facevano il lamento su di lei. Gesù disse: «Non piangete. Non è morta, ma dorme». Essi lo deridevano, sapendo bene che era morta; ma egli le prese la mano e disse ad alta voce: «Fanciulla, àlzati!». La vita ritornò in lei e si alzò all’istante. Egli ordinò di darle da mangiare. I genitori ne furono sbalorditi, ma egli ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto.
BIBBIA CEI 2008
L'emmorroissa
Vangelo di Matteo (Mt 9, 20-22)
Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata. BIBBIA CEI 2008
Vangelo di Marco (Mc 5, 25-34)
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ guarita dal tuo male». BIBBIA CEI 2008
Vangelo di Luca (Lc 8, 40-48)
Al suo ritorno, Gesù fu accolto dalla folla, perché tutti erano in attesa di lui. Ed ecco, venne un uomo di nome Giàiro, che era capo della sinagoga: si gettò ai piedi di Gesù e lo pregava di recarsi a casa sua, perché l’unica figlia che aveva, di circa dodici anni, stava per morire. Mentre Gesù vi si recava, le folle gli si accalcavano attorno. E una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, la quale, pur avendo speso tutti i suoi beni per i medici, non aveva potuto essere guarita da nessuno, gli si avvicinò da dietro, gli toccò il lembo del mantello e immediatamente l’emorragia si arrestò. Gesù disse: «Chi mi ha toccato?». Tutti negavano. Pietro allora disse: «Maestro, la folla ti stringe da ogni parte e ti schiaccia». Ma Gesù disse: «Qualcuno mi ha toccato. Ho sentito che una forza è uscita da me». Allora la donna, vedendo che non poteva rimanere nascosta, tremante, venne e si gettò ai suoi piedi e dichiarò davanti a tutto il popolo per quale motivo l’aveva toccato e come era stata guarita all’istante. Egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace!».
BIBBIA CEI 2008
La chiamata
La prima azione che Gesù svolge nel suo ministero di vita pubblica è una “vocazione”, è la chiamata di due dei suoi discepoli. Gesù li chiama per nome, li chiama a seguirlo per la sua via, chiedendo loro di lasciare tutto quello che hanno in funzione della novità che gli verrà annunciata e della missione di cui saranno partecipi. In primo luogo questa chiamata richiede una conversione, cioè volgere il proprio sguardo verso di Lui e seguirlo con il desiderio di conformarsi alla sua persona. La vocazione trova già una prima rivelazione nel nome di ognuno, per questo Gesù chiamerà Simone Pietro, perché la sua missione e la sua chiamata sarà quella di essere la roccia su cui fondare la Chiesa di Cristo. Inoltre gli apostolivengono chiamati uno ad uno e per nome, per essere identificati nella loro unicità.
Nella chiamata la prima esperienza che l’uomo fa è una forte e intima relazione con Dio, solo questo tipo di relazione permette ai discepoli, che si sentono amati, di scegliere di seguire Gesù nella totale radicalità. La promessa che Gesù fa a Pietro e Andrea è molto grande e richiederà una abbandono e una fiducia totale. Abbandoneranno i propri schemi e le proprie vedute, per accogliere la vita come un dono di Dio nella sua interezza, per accogliere la chiamata come una nuova strada da percorrere lasciando da parte i propri progetti. Si può parlare di due tipi di chiamate un che richiede la fede dei discepoli e l’altra che li chiama alla perfezione, alla sequela incondizionata nella via del Maestro.
Il luogo e il tempo in cui i discepoli incontrano Gesù sono quelli della loro quotidianità. In un contesto come questo Gesù si rivolge a Pietro e Andrea chiamandoli alla sua sequela e non sceglie un momento particolare, ma mentre stanno svolgendo il loro lavoro, mentre si occupano della loro vita.
Anche il linguaggio, che Gesù usa con i suoi discepoli, appartiene all’ambiente da cui provengono, è vicino a quello che è il loro vissuto. Si rivolge a loro dicendo: “Seguitemi, vi farò pescatori di uomini”. Da quel momento quella che era la semplice vita di due pescatori sul lago di Tiberiade, diventa una nuova vocazione di missione e annuncio dell’Amore di Dio e quelli lasciarono reti, barca e famiglia per seguire Gesù.
Inoltre possiamo notare come la chiamata avviene in coppia: sono chiamati due fratelli Simone Pietro e Andrea. Questo perché la coppia è la base della fraternità, la vocazione trova compimento nella vita comunitaria. Inoltre la missione, alla quale saranno mandati, si realizza in maniera completa se condivisa e sperimentata all’interno di una comunità. E qui possiamo vedere un nuovo passaggio: i discepoli chiamati vengono mandati a portare l’annuncio della Buona Novella e dell’Amore di Gesù per tutti gli uomini. La missione è l’espressione e il naturale risultato del sentirsi amati e chiamati dal Signore. Come già detto la vocazione e la missione sono comunitarie, perché la comunità è punto di partenza e di arrivo della chiamata di ognuno, infatti solo nel rapporto con i fratelli i discepoli possono sperimentare la figliolanza, in quanto non è possibile riconoscersi figli se non si scopre anche di essere fratelli. In questo contesto nasce la Chiesa, la prima comunità di fede che trova in Gesù le sue radici.
La vera Chiesa: Maria e Pietro
A Cafarnao è venuta anche Maria la Madre, con Gesù e per Gesù (Gv 2,12; Mc 3,31ss; cf La T.S. 1990, 242-46). Qui lei ci si rivela e dona come “la Vergine in ascolto” (MC 17), come “la prima discepola di suo Figlio” (Red. Mater 20): prima in tutti i sensi, per tempo e per qualità (LG 58). Qui, nella casa di Simon Pietro, si è certamente incontrata col Principe degli Apostoli, ed è iniziata così quella duplice dimensione mariana e apostolico-petrina della vera Chiesa che è stata rilevata bene da santa Brigida di Svezia nel secolo XIV (Revel. IV,139s) e, più vicino a noi, da Giovanni Paolo II (Disc. 22.12.1987).
(L. Cignelli, La grazia dei luoghi santi, Jerusalem 2005, 45-46.)
Maria: la madre di Gesù
"Si trattava di una specie di azione combinata d'intesa: lei pregava, Gesù agiva; Gesù predicava e faceva miracoli, lei collaborava con tutto il sacrificio di se stessa". (G. Venturini, La Donna di Nazareth, Genova 1988, 105).
Il dato biblico sui due soggiorni di Maria a Cafarnao è, come al solito, molto sintetico ma dal contenuto inesauribile e sempre ricco di sorprese. Possiamo attingervi senza fine (Sal 119,96; Sap 7,14), a nostra edificazione e consolazione (At 20,32; Rm 15,4). Il primo soggiorno ci viene riferito da un testimone oculare: l'apostolo S. Giovanni, il beniamino di Gesù (Gv 19,26), il discepolo più simile al Maestro, come pensavano S. Efrem Siro (De virg. 25,9) e Maria Valtorta (o. c. 11,54 e 434). "Dopo questo fatto, discese a Cafarnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli,e si fermarono colà solo pochi giorni" (Gv 2,12). Fu dunque un soggiorno breve, di "pochi giorni"; ebbe luogo con tutta probabilità nella casa di Simon Pietro (Mc 1,29; 2, I); e non dovette registrare episodi incresciosi. Cafarnao, come Nazaret, non ha ancora deluso Gesù: questo avverrà più tardi (Lc 4,22ss; 10,15; Mt 11,23s). Superfluo dire che il Signore e, con lui, la Madre vengano a Cafarnao, come già a Cana e altrove, unicamente per farvi del bene (Lc 1 ,39ss; 4,31 ss; At 10,38). "Ogni cosa fatta da Gesù è un mistero e serve alla nostra salvezza", ci ricorda S. Girolamo (In Marcum 11, 1-10). Quanto alla Madonna, essa in questa prima visita a Cafarnao continua l'opera iniziata ufficialmente a Cana: quella di mediatrice di tutte le grazie e di educatrice dei fratelli e discepoli del Figlio. Così Maria, la donna fedele, riscatta e porta al sublime la vocazione femminile: seminare ovunque bontà e gioia (Lc 1,39ss; Gv 2, 1 ss); mentre Eva, la donna infedele, semina ovunque divisione e dolore (Gen 3,6ss; Sir 25, 12ss). Naturalmente, qui come altrove, la Madre fa tutto in perfetta sintonia col Figlio. I due compaiono indivisibili già nel Vangelo, come lo saranno poi nella Liturgia e nella vita autentica della Chiesa. È ciò che i mistici, questi poeti del mondo spirituale, insegnano da sempre. Maria dunque, sempre tutta donata alla persona e all'opera del Figlio, sta a Cafarnao "servendo al mistero della redenzione sotto di Lui e con Lui" (LG 56), facendo tutto per così dire in punta di piedi. D'altra parte la sua presenza, per quanto discreta, è pur sempre visibile. Così gli abitanti della cittadina possono vederla e imparano a conoscerla, almeno di faccia, tanto che un giorno potranno dire: "Di lui conosciamo ... la madre" (Gv 6,42). Il secondo soggiorno ci viene riferito dai Sinottici, specialmente da S. Marco che ce ne parla nella forma più ampia. Diamo quindi la preferenza al suo racconto. Ma prima una parola di ambientazione. Gesù è un figlio diverso dagli altri e, per giunta, contestato dalle guide religiose e politiche del Paese (Mc 2,6ss; 3,2.6.22ss). La Mamma lo segue come può e accorre ogni volta che la telepatia materna le fa presentire qualche pericolo. A un certo momento lo scomodo Profeta viene tacciato nientemeno di pazzia, evidentemente allo scopo di farlo fuori (Mc 3,21). Sappiamo che tra pazzo e delinquente la differenza è minima agli effetti pratici: l'uno e l'altro sono da internare come pericolosi all'ordine pubblico... Di qui appunto la preoccupazione dei familiari e, in particolare, della Madre, di colei che "tutti i suoi pensieri rivolse sempre e unicamente al Figlio di Dio e suo"(S. Bernardino da Siena).
"Arrivano intanto sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono da lui a chiamarlo, mentre una folla stava seduta intorno a lui. Gli dicono: - Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle fuori ti cercano-. Ma egli risponde loro: - Chi sono mia madre e i miei fratelli? - Quindi, fissando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, dice: - Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque si mette a fare la volontà di Dio, mi è fratello, sorella e madre -" (Mc 3,20-21. 31-35). Naturalmente dobbiamo distinguere la Madre dagli altri parenti del Signore: questi, purtroppo, non credono in lui (Gv 7,6); Lei invece è la credente "beata" ed esemplare (Lc 1,45), tanto che un giorno il Figlio stesso la darà come "madre" e sostegno alla nuova famiglia che si viene formando (Gv 19,26s). Lui del resto non si lascia vincere in generosità (Mc l 0,29s). Come la Madre ci porta e dona al Figlio (Gv 2,5), così il Figlio ci porta e dona alla Madre (Gv 19,26). E i veri credenti, come accolgono Gesù da Maria, così accolgono Maria da Gesù (Lc 1,42s; Gv 19,27), divenendo partecipi della sua beatitudine filiale. La Vergine Madre è infatti il dono più squisito del Padre celeste al Figlio fatto uomo e, in lui, a tutti i credenti. "Chi più bella e più dolce di Maria?" (S. Gabriele dell'Addolorata). E' soprattutto "la migliore delle madri" (papa Giovanni). Così appunto la Chiesa Cattolica, guidata dallo Spirito di verità (Gv 16,13), ha sempre inteso l'episodio in esame e un altro simile (Lc 11 ,27s): "Durante la predicazione di Lui, (la Madre) raccolse le parole con le quali il Figlio, esaltando il Regno al di sopra dei rapporti e dei vincoli della carne e del sangue, proclamò beati quelli che ascoltano e custodiscono la parola di Dio (cf. Mc 3,35; Lc 11,27s), come essa fedelmente faceva (cf. Lc 2,19 e 51 )" (LG 58): Essa che era "la Vergine in ascolto" (Mar. cultus 17), "la prima discepola di suo Figlio", Prima per tempo e per qualità (Red. Mater 20), insomma "la prima della classe" (G. Meaolo). A sua volta S. Teresina rileva, con fine intuito, la gioia della Madonna per le parole di Gesù sulla parentela spirituale: "O Vergine immacolata, o madre tenerissima! Tu non ti rattristi ascoltando Gesù. Anzi ti rallegri che Lui ci faccia capire che la nostra anima diventa la sua famiglia quaggiù. Sì, ti rallegri che ci dia la sua vita, i tesori infiniti della sua divinità. Come non amarti, non benedirti, o Maria, per questa tua generosità verso di noi?" (Poesie 34,21; Ed. Ancora 1968, 230). La Madonna è mamma e, come tale, non conosce gelosia e rivalità: è pura esistenza d'amore per noi figli nel Figlio (Gal 3,26), si dona a tutti secondo il bisogno di ciascuno (At 1,14; 4,35). Ecco perché "la Chiesa Cattolica, edotta dallo Spirito Santo, con affetto di pietà filiale la venera come madre amantissima" (LG 53), "madre amorosissima "(Paolo VI, Disc. 21-11-64), e la imita "come sua figura ed eccellentissimo modello nella fede e nella carità" (LG 53).
Maria ci è modello, ha precisato Paolo VI, "perché, nella sua condizione concreta di vita, Ella aderì totalmente e responsabilmente alla volontà di Dio (cf. Lc 1,38); perché ne accolse la parola e la mise in pratica; perché la sua azione fu animata dalla carità e dallo spirito di servizio; perché, insomma, fu la prima e la più perfetta seguace di Cristo: il che ha un valore esemplare, universale e permanente" (Mar. cultus 35). Da lei dunque, madre e modello, possiamo e dobbiamo imparare come si vive la fede cristiana, come si diventa Chiesa ossia umanità autentica e integrale, liberata e promossa al divino. Ed è Lui stesso, Gesù, che lo vuole. A Cana la Madre ci ha messi alla scuola del Figlio (Gv 2,5); qui, a Cafarnao, è il Figlio che ci mette alla scuola della Madre. Lui vuole che impariamo da lei a diventargli famiglia, cioè "fratello, sorella e madre" (Mc 3,35). Il che si realizza condividendo appunto quel sì alla "parola-volontà di Dio" (Lc 8,21; Mc 3,35) che ha fatto la vera grandezza della Madre (Lc 1,45; 11,28) e che, per tutti, costituisce il segreto di ogni vitalità e fecondità spirituale, dato che "tutto" nasce e cresce dalla "Parola di Dio viva ed eterna" (l Pt 1,23; 2,2; Sal 33,9). Per noi quindi accettare Maria così, come madre e modello di vita, è insieme dovere e interesse. Significa condividere la scelta del discepolo amato (Gv 19,27) e della Chiesa nascente (At 1,14 ): scelta sommamente benefica, che salva e cristifica (detto tutto). Ricordiamo le parole profetiche di Paolo VI: "Se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani" (Omelia 24-4-70).
L'apostolo Pietro
Qui lui ha scelto i primi collaboratori o apostoli con Simon Pietro a capo (Lc 5,10s). Di quest’uomo, che sarà il suo vicario, ha assunto tutto: persona, mestiere, casa, portando ogni cosa alla perfezione (Lc 4,38; 5,3ss).
( L. Cignelli, La grazia dei luoghi santi, Jerusalem 2005, 45)
l vocabolario tecnico della pesca è sparso in tutto il brano, suggerendo al lettore di prendere sul serio l’immagine della pesca come metafora per l’opera di Gesù e come immagine della Chiesa del tempo presente (Agostino). Poiché Cristo è presente sulla barca, essa diventa un simbolo della Chiesa (Massimo di Torino). Il miracolo riguarda la pesca di uomini, attraverso il ministero della grazia che fonda la Chiesa e la fa crescere fino ad oggi, quando Gesù conduce il popolo alla sua Chiesa tramite la predicazione del Vangelo (Cirillo di Alessandria). Questa Chiesa è chiamata alla navigazione come Noè (Massimo di Torino). Come i profeti si affaticarono per tutta la notte, così anche gli apostoli. Una barca rappresenta i Giudei e l’altra, troppo carica, i Gentili (Efrem Siro). Pietro, come i demoni, riconosce che Gesù è il Santo di Dio e il suo timore nasce dal fatto che è in presenza della santità da peccatore (Cirillo di Alessandria). Pescare gli uomini significa predicare loro il regno di Dio in Gesù e portarli in questo regno tramite il sacramento della Chiesa (Massimo di Torino).
( La Bibbia commentata dai Padri-Nuovo testamento a cura di A. A. Just Jr, Citta Nuova, Roma 2006.)
L’apostolo Pietro, l’apostolo del primato, colui che chiamato sulle sponde del mare di Galilea, risponde con immediatezza e generosità. L’ambiente in cui si svolge la sua chiamata è quello della sua quotidianità, che però già rivela la missione che Simone svolgerà nella sua vita. Gesù gli dice: “Ti farò pescatore di uomini” richiamandolo alla sua futura missione quale capo della Chiesa. Il ruolo di Pietro sarà sempre quello di un leader, un ruolo di rilievo nel gruppo degli apostoli, sarà sempre il portavoce e il punto di riferimento. Il suo rapporto con Gesù lo trasforma profondamente ed è indicativo anche che questo rapporto diventi così familiare, la sua casa diventa centro e luogo in cui Gesù vive. Questo aspetto manifesta il rapporto di intimità e di familiarità creatasi tra maestro e discepolo. Gesù entra in casa di Pietro, vive lì come se fosse la sua casa.
Pietro che riceve da Gesù una grande chiamata da Gesù, si presenterà per tutta la sua storia anche debole e fragile, ma questo chiarisce che Pietro è primo per grazia, non per merito!
Sarà in questa dimensione che Gesù darà un nuovo nome all’apostolo che non si chiamerà più Simone ma Pietro (Cefa/Roccia) affermando ancora di più la sua vocazione: egli sarà il fondamento roccioso della nuova comunità che Cristo sta fondando chiamando i discepoli a seguirlo e vivere con lui.
Il Vangelo rivelato ai piccoli
Vangelo di Matteo (Mt 11, 25-27)
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. BIBBIA CEI 2008
Vangelo di Matteo (Mt 18, 1-5)
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me.
BIBBIA CEI 2008
Vangelo di Marco (Mc 9, 33-37)
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
BIBBIA CEI 2008
Vangelo di Luca (Lc 9, 46-48)
Nacque poi una discussione tra loro, chi di loro fosse più grande. Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande».
BIBBIA CEI 2008