Missionari in Terra Santa, Martiri in Spagna | Custodia Terrae Sanctae

Missionari in Terra Santa, Martiri in Spagna


Conferenza tenuta il 15 ottobre a San Salvatore


Agli inizi della Guerra Civile Spagnola (1936) tre frati della Provincia francescana di Granata, che avevano prestato il loro servizio religioso nella Custodia di Terra Santa, furono barbaramente trucidati in Spagna per il semplice delitto di essere frati. E come loro molti altri, preti, frati e suore furono condannati per lo stesso delitto, in numero di 17.000. Il numero dei francescani assassinati fu di 212, e qualche provincia, come per esempio quella di Castiglia, ne rimase decimata al 90%.

Il papa Benedetto XVI con un decreto ha approvato la beatificazione di 498 di questi martiri della Guerra Civile spagnola e, nella cerimonia ufficiale del 28 ottobre 2007, saranno proclamati ufficialmente beati. Ventidue di loro appartengono a questa Provincia di Castiglia. Altri sette (fra i quali i nostri i tre missionari in Terra Santa) appartengono alla Provincia Francescana di Granata. Tutti e tre, insieme con altri quattro frati, facevano parte della Comunità di Fuenteovejuna, cittadina appartenente alla provincia civile di Cordoba, in Andalusia. Nella notte del 22 settembre 1936, furono fucilati nel cimitero di Azuaga, località vicina a Fuenteovejuna. Dal giorno della cerimonia della loro beatificazione, il 28 ottobre 2007 a Roma, la Chiesa potrà contare 498 nuovi beati, di cui sette della Provincia francescana di Granata, e tre della Custodia di Terra Santa: i beati Josè Azurmendi, Luis Echevarría e Francisco Carlès. Per la Custodia di Terra Santa è un grande onore; è una festa di famiglia e noi ci sentiamo fieri di questi tre nuovi martiri che vengono ad aggiungersi al già lungo martirologio della Custodia.

Vediamo una minibiografia di ognuno di loro, dove si dà risalto al loro servizio in Terra Santa.

Fra Josè Azurmendi

Il primo, P. Josè Azurmendi, nacque a Durango (Vizcaya) il 18.VIII.1870, ed è dunque il più anziano di tutti e tre. Arrivò in Terra Santa il 2.III.1900 sbarcando nel porto di Giaffa, e fu ospite nel convento di San Pietro, che la Custodia possiede in quella città. Due giorni dopo lo troviamo già a Gerusalemme e, alcuni giorni più tardi, nel convento di San Giovanni, ad Ain Karem. Un anno dopo, come è abitudine nella Custodia, presterà il suo servizio nel Santo Sepolcro, al termine del quale sarà inviato a Betlemme dove disimpegnerà la carica di Maestro dei chierici per due anni. Sarà quindi trasferito a Nazareth fino alla fine del 1906, dove diventerà Vice-Maestro dei novizi. I tre anni seguenti li passerà in Egitto (Rosseta-Damiata e Ramle-Bacós) come Superiore, Parroco, Confessore e Commissario del Terz’Ordine Francescano.

Di nuovo, nel 1911, lo troviamo una seconda volta al servizio della Basilica del Santo Sepolcro come penitenziere, cioè come confessore dei pellegrini che arrivavano al Santuario. Gli ultimi anni li passa ad Ain Karem e di qui, dopo dodici anni e cinque mesi di servizio, torna in Spagna. Inviato al Convento di Fuenteovejuna è martirizzato il 22.IX.1936 all’età di 62 anni, 48 di professione e 13 anni e cinque mesi di servizio in Custodia di Terra Santa. Il Registro LMS CTD (Lista dei Missionari Sacerdoti al servizio della Custodia di Terra Santa - 1751-1952) che si conserva nell’Archivio Custodiale di San Salvatore, ci dice che è morto a Fuenteovejuna in conseguenza di subito martirio.

Nella rivista Tierra Santa, gennaio, 1937, pag. 32ss., il P. Antonio Aracil, Procuratore Generale di Terra Santa e nuovo Provinciale della Provincia Serafica di Granata, dopo il suo ritorno in patria, ricorda il P. Azurmendi insieme con gli altri compagni, Francisco Carlès e Luis Echevarría come veri martiri.

Fra Francisco Carlès

Il P. Francisco Carlès nacque a Casares (La Coruña) in Galizia il 14.I.1898. S’incorpora al servizio della Custodia il 22.VI.1922 e rimane durante quasi tredici anni al servizio della stessa, fino al 30.I.1935 data nella quale lo troviamo di ritorno nel Santuario di Regla, in Chipiona. Poco tempo sarà inviato al convento di Fuenteovejuna, dove un anno dopo il suo arrivo troverà il martirio insieme con gli altri sei compagni. Il Necrologio di Terra Santa ricordando il giorno della sua morte, scrive: - Martirium gloriose subiit a barbaris marxistis.

Della sua permanenza in Terra Santa conserviamo copia di ben 21 lettere scritte al Superiore Maggiore, cioè al Custode, per differenti motivi. In una di queste lettere inviata al Custode dalla città di Aleppo, dove occupa l’ufficio di Vicario Parrocchiale, 1928, gli chiede il permesso di poter andare in vacanze perchè, dopo sei anni di servizio, gli spettano di diritto. Infatti, dopo aver passato tre anni a Betlemme, i Superiori lo inviano in Siria dove rimane fino all’anno 1931, esercitando sempre il suo ministero di Vicario Parrocchiale. Il Custode non si fida molto di quella lettera del 1928, in cui domanda le vacanze, perchè sospetta che non tornerà più, e scrive al Ministro Generale dicendogli di non concedergli per il momento questo permesso giustificandosi così: poiché conosce abbastanza bene l’arabo, abbiamo bisogno di lui; dunque, gli conceda le vacanze più tardi… Inoltre, aggiunge il Custode, il suo impegno era di servire la Custodia per dodici anni… Ma siccome il Padre continua ad insistere sul suo diritto alle vacanze, il Custode gli concede il permesso. Quando già si trova in Spagna, (senza troppa voglia di ritornare in Terra Santa) il P. Custode gli invia una lettera nella quale, fra altre ragioni, gli dice che “Il P. Nazilián, ( gran figura di missionario e suo Parroco), lo aspetta con ansia: è vostro amico”. P. Carlès, l’1.X.1928 gli risponde che prenderà la sua ultima decisione a Chipiona; per poi aggiungere, un mese dopo (1.XI.1928) che non tornerà… però, tanto dovette insistere il Custode che, il 18.XII.1928, da Marsiglia, P. Carlès risponde che spera di sbarcare presto a Beirut. E di fatto ritorna in Custodia, continuando il suo apostolato ad Aleppo fino al 1931, data nella quale è inviato di nuovo in Palestina, ad Ain Karem come Parroco. La sua ultima lettera in data 15.IV.1934, domanda alle Autorità Maggiori della Custodia che si affrettino ad inviare il suo sostituto perchè ormai è da tempo che lo aspettano in Spagna…

Il registro Famiglie Religiose, 1934, lo presenta a Ramleh probabilmente nel suo definitivo viaggio definitivo di ritorno in Spagna (ottobre 1934) e, finalmente, il 30.I.1935, si trova a Chipiona e così si conferma una promessa del Custode che in una lettera del 2.VI.1934 gli scriveva nei seguenti termini: -Vada in vacanze, però il prossimo anno, perchè adesso ci mancano dei Padri che parlino l’arabo. Non andò in vacanze il prossimo anno (1935) ma, come abbiamo visto, alla fine del 1934 e queste vacanze furono le definitive perché due anni dopo, il 22.IX.1936, fu assassinato dai “rossi” in odium fidei. Aveva appena 42 anni e si era incorporato alla comunità francescana di Fuenteovejuna soltanto un anno prima (maggio 1935).

Nel Registro Santuarios -14, del magazzino di oggetti religiosi, si prende nota degli oggetti religiosi consegnati ai frati per le loro vacanze. Alla pagina 196 appare questa frase riguardante P. Carlès: Con lo que tenía se aplican sufragios (14.XII.1936). Questa frase, per i profani, ha bisogno d’una spiegazione: ad ogni frate è riservata ogni anno una discreta somma monetaria perchè possa pagare gli oggetti che porta come regalo a familiari ed amici durante le vacanze in patria. Se il frate muore, si conserva nel suo “deposito” del magazzino questa somma, con la quale si applicano dei suffragi (sante messe) per il suo eterno riposo. Questo si è verificato con il P. Carlès e… con lo que tenía, se le aplican sufragios.

Fra Luis Echevarria

Nacque a Ceánuri (Vizcaya) il 26.VIII.1895 e si incorporò alla Custodia di Terra Santa in data 11.VII.1923. In questo stesso anno lo troviamo già a Nazareth come corista, direttore di coro nel Santuario, perchè era buon musico e godeva d’una eccellente voce di tenore. Queste qualità muovono le Autorità Maggiori della Custodia ad inviarlo nella basilica del Santo Sepolcro, come direttore del canto liturgico. Svolse questo incarico per quattro anni, cosa abbastanza gravosa perchè le cerimonie religiose della basilica si alternano con quelle dei greci e armeni ortodossi. Il 20.VIII.1928 scrive una lettera al Venerabile Discretorio di Terra Santa domandando di essere esentato dall’incarico perchè è veramente affaticato (questo servizio è in genere di quattro mesi e lui ha compiuto ormai quattro anni!). I Superiori trovano molto ragionevole questa richiesta e, di nuovo, lo inviano a Nazareth dove sarà il nuovo Vicario del convento, Discreto e… come no! Nuovamente Direttore del canto liturgico come aveva sempre fatto.

Torna in Spagna il 10.X.1929 e, nel gennaio del 1933, è incorporato alla comunità di Fuenteovejuna dove fonda una biblioteca popolare per migliorare l’educazione dei giovani, che ebbe gran successo, combinando questa attività con altri lavori apostolici, ben lontano dal pensare che, dopo tre anni, avrebbe coronato la sua breve vita, 41 anni, con un glorioso martirio.

Alcuni dettagli sul loro martirio

Non ci possiamo diffondere sulle attività di questi tre bravi religiosi dopo il suo ritorno in Spagna, ma ci limiteremo a narrare gli ultimi giorni vissuti in seno alla Comunità di Fuenteovejuna, nel 1936. Era Superiore di quella comunità il P. Felix Echevarria, fratello carnale di P. Luis e che fu esempio sublime di eroismo cristiano nel momento supremo del suo martirio.

Il più anziano di quella comunità, il P. Josè Azurmendi, vi si era incorporato soltanto alcuni mesi prima del suo martirio, arrivando ai primi di luglio, 1936. Il 21 settembre, nel cortile della prigione della piccola località di Azuaga, fu vilmente assassinato per essersi rifiutato di bestemmiare come volevano i suoi persecutori. Sembra che dopo aver ricevuto diversi spari, ancora in vita, fu avvolto in una coperta e trascinato fino al cimitero di Azuaga dove morì nello stesso luogo dove, alcune ore più tardi, furono fucilati anche i suoi compagni. Aveva 62 anni.

Nel mese di maggio 1935, il P. Carlès s’incorpora a questa comunità. Nemmeno lui poteva sospettare che un anno dopo avrebbe fatto compagnia al P. Azurmendi nel martirio, per aver rifiutato anche lui di bestemmiare come pretendevano i suoi assassini.

Terribilmente crudele fu la morte del Guardiano, P. Félix Echevarría, lasciato per ultimo. Dopo aver sopportato una terribile agonia, gli furono tagliate le orecchie e cavati gli occhi; ma, poiché insisteva ancora nel gridare Viva Cristo Re! dopo le bestemmie che sentiva dire da quegli scalmanati, gli tagliarono anche la lingua…

A loro testimonianza sono rivelatori i commenti degli stessi assassini che dicono: -Che tipo di gente è questa? Si lasciano ammazzare piuttosto che bestemmiare! Dicono: Ci ammazzerete ma non riuscire a farci bestemmiare! E aggiungevano ancora: - Che disciplina hanno questi frati: Consentono ad essere ammazzati piuttosto che rinunciare alle loro credenze!

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Ancora due parole per raccomandare la lettura del libro Dolor y Triunfo del P. Antonio Aracil, che fu, come detto sopra, Procuratore Generale di Terra Santa. Ritornato anche lui in Provincia e diventato Provinciale, divenne responsabile anche lui del destino dei confratelli, inviandoli dove credette essere più conveniente per il loro apostolato. Come poteva pensare che tre dei suoi compagni in Terra Santa, e poi suoi sudditi in Spagna, lo avrebbero preceduto in Paradiso, con la palma del martirio? Questo suo libro è un canto di amore, rispetto e venerazione per i tanti religiosi (22 nella sola sua Provincia) che immolarono la loro vita gridando Viva Cristo Re! davanti alla morte violenta. Molte pagine di questo libro (da 195 a 300) sono dedicate ai martiri di Fuenteovejuna. Invitandovi a questa lettura, e a venerare questi nuovi Beati, nutriamo il desiderio di contribuire a far capire la necessità di imparare a leggere tutto quello che accadde in quel terribile conflitto, evitando di guardare la storia con parzialità. Sappiamo che ci vuole molto coraggio, equanimità e discernimento per fare giustizia per tutti. Ma, forse, è tempo di farlo.

fra Emilio Bárcena ofm