Grazie, mons. Franco | Custodia Terrae Sanctae

Grazie, mons. Franco

2012/07/02

Grazie, mons. Franco
Una celebrazione solenne, nella Chiesa del Notre Dame Center di Gerusalemme, per ricordare il settimo anno di pontificato di Benedetto XVI, e per ringraziare del dono di questo successore di Pietro che ha costentemente invocato per questa regione la pace come un dono divino. Ma anche l’occasione per dire “grazie” a S.E. Mons Antonio Franco che proprio del Papa e’ stato rappresentante, per sei anni, qui in Terra Santa e che ora e’ giunto alla fine del suo mandato.
La Chiesa Madre di Gerusalemme ha salutato cosi il Nunzio Apostolico in Israele e Cipro e Delegato Apostolico a Gerusalemme e in Palestina che, commosso, ha accolto l’abbraccio di tantissime persone, tutte quelle conosciute in questi anni in veste di diplomatico della Santa Sede ma anche, molto spesso, in veste di pastore, fratello e padre.
Vescovi e sacerdoti concelebranti e una chiesa gremita di gente comune, non solo cristiana, e di autorita’ civili e religiose. Nutrita in particolare la presenza dei capi e rappresentanti delle altre confessioni cristiane.
“Ha avuto come priorita’ il vivere piu’ intensamente la nostra comunione crsitiana” - ha detto il Patriarca di Gerusalemme nella sua omelia.
“Dal suo arrivo in Terra Santa, nel 2006 - ha proseguito mons. Twal rivolgendosi a mons. Franco - ha vissuto insieme a noi uno dei periodi piu’ difficili di questa complessa regione - eppure abbiamo sempre trovato in lei un contagioso e genuino ottimismo e “la consapevolezza della situazione non facile” e’ sempre andata di pari asso con il suo essere “allegro, dipsonibile, paterno...”. “Non dimentichi Gerusalemme e la sua gente”, ha concluso il Patriarca.
E Mons. Franco, ha risposto cosi, al termine della celebrazione: “Il nunzio sta partendo, ma rimane con voi, rimane in Terra Santa, almeno con il suo cuore. Sono sicuro che continueremo a pregare gli uni per gli altri ...”.

S.E. MONS ANTONIO FRANCO
Nunzio Apostolico in Israele
“Non mi sento che parto, perche’ io credo che (a parte che rimarro’ ancora un po’ per i nostri negoziati anche se presenza saltuaria) ... che adesso saro piu’ libero anche di dedicarmi alla Terra Santa.
Ho lavorato e mi sono coinvolto nelle situazioni. Qualche volta si e’ riusciti a fare qualcosa, altre volte no. Quindi un po’ di frustrazione per delle cose che non arrivano mai a una soluzione definitiva.
Pero’ ho tanta gratitudine al Signore, alle persone, alla Chiesa prima di tutto, ai vescovi ai sacerdoti, religiosi e religiose ... tanti che veramente si dedicano con tutto il cuore a questa terra ...
Io mi auguro soprattutto che cresca il rapporto umano, la possibilita’ delle persone di incontrarsi, di sapersi conoscere, di sapersi stimare e rispettare e amare. Ci vuole molta apertura, molta comprensione, molta pazienza, perche’ ci sono ancora tante ferite aperte ...”

Era l’aprile del 2006. L’ingresso solenne al Santo Sepolcro dava ufficilmente inizio al servizio in Terra Santa di S.E. Mons. Antonio Franco.
Un impegno importante il suo, svolto con passione, umilta’ e coraggio, a favore di questa Chiesa Madre.
“La mia unica ambizione - ci disse in una delle prime interviste - e’ quella di dare la mano e aprire il cuore a tutti, promuovere il rispetto reciproco e l’amore tra le diverse comunita’, eliminando paure e sospetti.”
E cosi e’ stato. In questa complicatissima situazione mons Franco ha sempre lavorato con pazienza, ma anche con tenacia, a favore della pace, del dialogo e di una convivenza possibile, anche cercando di risolvere le piccole grandi difficolta’ che la quotidianita’ riserva alla comunita’ cristiana di Terra Santa.

Uno dei momenti piu’ importanti del suo mandato e’ stato senz’altro il viaggio del Papa nel 2009, preparato non senza difficolta’, am che si rivelo’ poi un’esperienza straordinaria e indimenticabile vissuta intensamente non solo dai cristiani di Terra Santa.
Un diplomatico della Santa Sede che ha sempre inteso il suo servizio anche come una “missione pastorale” dedicando il suo tempo a tutti ...alle comunità religiose e ai laici, alle personalità politiche e alle persone comuni, alle famiglie, ai giovani, ai bambini ...

La comunione tra le Chiese è stata una delle sue priorità, come pure il suo essere sempre presente nelle situazioni piu’ difficili.

Come durante la dolorossisima crisa di Gaza del 2006, quando - subito dopo il cessare delle armi - fu lui il primo ad entrare nella striscia per far visita in particolare alla piccola comunita’ cattolica e portare l’abbraccio del Papa.

Gli abbiamo chiesto molte volte in varie circostanze quale era la strada da percorrere? Lui ci rispondeva spesso: “preghiera incessante unita alla ferma convinzione, da parte di tutti, che in questa terra, scelta da Dio, bisogna soltanto imparare a vivere insieme”.

Per questo suo costante insegnamento, per il suo esempio di devozione e profonda spiritualita’, per le sue doti di disponibilità, calore umano, e semplicità ... la Chiesa di Terra Santa e tutti noi gli siamo veramente grati.