Una barca, una rete, un gregge ed un pastore | Custodia Terrae Sanctae

Una barca, una rete, un gregge ed un pastore

III Domenica di Pasqua

Continua la collaborazione tra VITA TRENTINA  e fr. Francesco Patton, Custode di Terra Santa nella rubrica "In ascolto della Parola". Al suo fianco le formichine di Fabio Vettori, interpreti della Parola, di domenica in domenica.

At 5,27-32.40-41; Ap 5,11-14; Gv 21,1-19

«Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò». Gv 21,11

Il brano evangelico di questa domenica presenta una ricca varietà di simboli ecclesiali legati al mondo del lavoro che oggi è in festa: la barca, la rete, le pecore ed il pastore. Questi simboli hanno in comune l’allusione all’unità ed all’unicità della Chiesa: una è la barca, una è la rete che non si spezza, uno è il mandato di pascere il gregge del Signore risorto.

All’interno di questo contesto simbolico ed ecclesiale spiccano pure due ambiti di relazioni. La prima relazione è tra Gesù gli apostoli e Pietro: Gesù è colui che prende l’iniziativa del dialogo; Gesù è colui che riempie la rete degli apostoli quando si fidano della sua Parola; Gesù è colui che invita Pietro ad intraprendere un cammino di amore umile, pieno e autentico e gli affida le proprie pecorelle; Gesù è colui che chiama Pietro in maniera definitiva al proprio seguito. La seconda relazione è quella tra Pietro e la comunità ecclesiale: è Pietro a rimettere la barca-Chiesa in mare seguito dai compagni, inizialmente in modo infruttuoso (quando la Chiesa si limita alle strategie umane), poi invece in modo sovrabbondantemente fecondo (quando la Chiesa è obbediente alla Parola di Gesù); è Pietro a trascinare verso il Risorto la rete-Chiesa senza che questa si spezzi; è Pietro a essere interrogato sull’amore e conseguentemente chiamato a procurare il nutrimento al gregge del Risorto, a condurlo al pascolo, a proteggerlo e custodirlo.

Il brano tratto dagli Atti degli apostoli ci offre una esemplificazione di come Pietro e gli apostoli abbiano poi effettivamente interpretato la missione a loro affidata da Gesù. Dall’accusa che viene mossa dal Sinedrio si comprende che la loro pesca-predicazione è stata efficace: «avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento» (At 5,27). Risulta anche chiaro che è Pietro a guidare la barca degli apostoli: «Rispose allora Pietro insieme agli apostoli» (At 5,29). Si coglie che ormai Pietro e gli apostoli, nel guidare la Chiesa, si muovono in ascolto obbediente della Parola di Dio: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini» (At 5,29). Pietro e gli apostoli sanno a quale pascolo devono condurre le pecore del Risorto e di quale pastura occorre si nutra ogni uomo: il pascolo della conversione a Cristo crocifisso e risorto dove solo ci si può nutrire del perdono e della riconciliazione (cfr. At 5,30-32). Infine, risulta chiaro che la scelta di Pietro e degli apostoli di seguire Gesù è ormai matura: sono ormai «lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù» (At 5,41).

In questa terza domenica di Pasqua, uniamoci anche noi al canto di lode che gli angeli innalzano all’Agnello immolato, cioè al Cristo morto e risorto per la salvezza del mondo: «L’Agnello, che è stato immolato, / è degno di ricevere potenza e ricchezza, / sapienza e forza, / onore, gloria e benedizione» (Ap 5,12). Uniamoci anche noi alla lode che ogni creatura innalza a colui che donando se stesso ha redento l’intero creato: «A Colui che siede sul trono e all’Agnello / lode, onore, gloria e potenza, / nei secoli dei secoli» (Ap 5,13).

di fr. Francesco Patton, ofm

Custode di Terra Santa