Un comandamento, un esempio, un nutrimento | Custodia Terrae Sanctae

Un comandamento, un esempio, un nutrimento

Ad Coenaculum

Es 12, 1-14; Sal 115; 1 Cor 11, 23-26; Gv 13,1-15

 

  1. Carissimi fratelli e sorelle, il Signore vi dia pace!

 

Ringraziamo anzitutto il Signore per la grazia che ci dà di ritrovarci assieme qui nel Santo Cenacolo anche in questo Giovedì Santo per accogliere ancora una volta il dono che in questo giorno Gesù ci ha voluto fare la sera del primo Giovedì Santo.

Quello che Gesù ha fatto alla Chiesa e a ciascuno di noi è un triplice dono: è il dono di un comandamento nuovo, è il dono di un esempio da seguire ed è il dono di un nutrimento necessario per poter vivere quel comandamento e per poter seguire il suo esempio.

 

  1. Anzitutto il dono di un comandamento. È il comandamento nuovo: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34). Sono le parole che abbiamo cantato prima di ascoltare il vangelo e sono una chiave di lettura della lavanda dei piedi e poi di tutto il misero pasquale.

Questo luogo, il Cenacolo, è il luogo in cui Gesù ci ha donato la Legge fondamentale della Nuova Alleanza, che è la legge dell’amore reciproco e fraterno. Non è più un amore calibrato sulla nostra empatia com’era il precetto di fare agli altri quello che vorremmo gli altri facessero a noi, ma un amore che ha come termine di paragone l’amore stesso di Gesù. E l’amore di Gesù, lo sappiamo, arriva fino al dono di sé pieno, personale, definitivo, Gesù muore per noi, cioè dona la sua vita.

Quanto è importante questo comandamento nuovo. Quanto è importante oggi. Quanto è importante per noi e per il mondo intero.

Se la misura del nostro amore dev’essere l’amore di Gesù nessuna inimicizia tra fratelli sarà più tollerabile, nessuna violenza sarà ammissibile, nessuna guerra giustificabile ma non sarà giustificabile nemmeno un atto col quale anteporrò la mia vita a quella di un fratello o sorella: Gesù non ha tolto la vita a nessuno ma ha dato la vita per amore di ogni persona umana.

Se la misura del nostro amore dev’essere l’amore di Gesù che è amore misericordioso, amore che perdona e riconcilia, anche per noi l’unica via percorribile rimarrà quella della misericordia, del perdono, della riconciliazione, altrimenti la storia rimarrà un inferno anziché diventare storia di salvezza.

 

  1. Qui nel Cenacolo Gesù non si è limitato a donarci il comandamento nuovo ma ci ha offerto anche un esempio da seguire. È un esempio che ci aiuta a entrare ancora più in profondità nel senso del comandamento dell’amore fraterno. Gesù ha lavato i piedi a Pietro e agli altri discepoli. Non l’ha fatto per proporci un rito ulteriore, ma per farci capire il significato della sua morte in croce e anche per farci capire qual è la via più semplice per vivere il comandamento dell’amore fraterno.

Prima di lavare i piedi a Pietro, Gesù gli dice: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo» (Gv 13,7). Dopo Gesù subirà l’arresto, la condanna, la morte di croce. Lavare i piedi è ancora una volta un segno di cosa vuol dire amare fino a dare la propria vita. E lavare i piedi diventa anche un esempio per aiutarci a non rendere evanescente il significato del verbo amare.

Se lavo i piedi al mio fratello difficilmente poi lo calpesterò. Se mi inginocchio davanti al fratello difficilmente poi lo offenderò. Se mi metto a servire il fratello difficilmente poi lo sfrutterò. Se la vita del fratello sarà per me più preziosa della mia stessa vita tutto quello che farò a lui sarà per il suo vero bene.

Gesù che lava i piedi ai discepoli è la medicina di cui abbiamo bisogno per superare l’egoismo di cui siamo impregnati e il narcisismo che ci porta a guardare solo a noi stessi e ai nostri bisogni.

Non dimentichiamo mai che l’egoismo è un amore di sé che può portare fino alla distruzione dell’altro, la carità invece è l’amore per l’altro che porta fino al dono di sé.

 

  1. Di fronte alle esigenze del comandamento nuovo e di fronte all’esempio di Gesù che lo esemplifica nel lavare i nostri piedi e lo incarna nel donare la vita per noi, viene da dire che è per noi una proposta impossibile.

Se fossimo lasciati alle sole nostre forze e capacità, questo sarebbe certo impossibile. Ma qui nel Cenacolo Gesù ci ha donato anche un nutrimento che ci rende capaci di amarci come lui ci ha amato e ci rende capaci anche di donare la nostra vita. È il nutrimento dell’Eucaristia.

Abbiamo ascoltato nel brano di san Paolo ai Corinti il racconto più antico dell’istituzione dell’Eucaristia: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me»; «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me» (1Cor 11,23–26).

L’Eucaristia è il Signore Gesù che si dona in modo personale a noi e per noi. L’Eucaristia è Gesù che dona tutta la sua vita per stabilire la nuova alleanza, cioè una nuova relazione di amore, tra Dio e noi, e in Lui anche tra di noi; una nuova relazione di amore che è anche riconciliazione; una nuova relazione di amore che è anche il dono di una nuova capacità di vivere amando.

Senza questo nutrimento consegnato da Gesù alla Chiesa qui nel Cenacolo e trasmesso a noi dagli Apostoli attraverso il sacerdozio, sarebbe per noi impossibile seguire l’esempio di Gesù e vivere il comandamento nuovo dell’amore. Avendo invece ricevuto questo cibo diventa ora per noi – in quanto cristiani, cioè in quanto discepoli del Signore Gesù – inescusabile trascurare il comandamento nuovo di amarci reciprocamente come Gesù ci ha amato, cioè fino al dono stesso della nostra vita. La radicalità della vita cristiana, la radicalità della nostra vita è la radicalità dell’amore. E la radicalità dell’amore è la radicalità del servizio e del dono di sé.

 

  1. Da questo santo Cenacolo si irradi il messaggio del comandamento nuovo e la capacità di viverlo, e porti riconciliazione e unità tra i cristiani di Terra Santa e del mondo intero, ma anche tra tutti i popoli della terra.

Che in quest’ora buia della storia il messaggio luminoso dell’amore che vince l’odio ed estingue le contese raggiunga tutti i paesi in guerra, vicini e lontani, e li guidi alla riconciliazione e alla pace.

Che il Signore conceda a ciascuno di noi di accogliere con fede il nutrimento del suo corpo e del suo sangue che lui ci fa in ogni celebrazione eucaristica. E nutriti del suo corpo e del suo sangue, ci renda capaci di essere a servizio gli uni degli altri e di amarci come lui ci ha amato: fino a dare la vita.

Amen.