Il dono dello Spirito per vivere da figli | Custodia Terrae Sanctae

Il dono dello Spirito per vivere da figli

Pentecoste

Continua la collaborazione tra VITA TRENTINA  e fr. Francesco Patton, Custode di Terra Santa nella rubrica "In ascolto della Parola". Al suo fianco le formichine di Fabio Vettori, interpreti della Parola, di domenica in domenica.

 

At 2,1-11; Rm 8,8 17; Gv 14,15 16.23 26

«Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio» Rm 8,14

La parola “Pentecoste” la ritroviamo nella prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli. Il termine significa cinquantesimo, la Pentecoste è infatti il cinquantesimo giorno trascorso dopo la risurrezione di Gesù di Nazaret. È la festa nella quale viene donato in modo sovrabbondante lo Spirito Santo, che Gesù aveva promesso durante il suo ministero ed in particolare durante i dialoghi giovannei dell’ultima cena. È una solennità che ci porta a riflettere soprattutto su ciò che opera lo Spirito Santo nella vita della Chiesa e del singolo cristiano.

L’apostolo Giovanni ci ricorda che lo Spirito Santo viene mandato dal Padre nel nome del Figlio suo Gesù Cristo: questo linguaggio sottolinea che il Padre, il Figlio e lo Spirito operano insieme la nostra salvezza, è tutta la Trinità a salvarci e la nostra salvezza consiste precisamente in questo venir inseriti nella vita e nella relazione di amore della Trinità. Nel momento in cui uno riceve lo Spirito comprende esistenzialmente cosa vuol dire amare Cristo, osservare la sua Parola ed essere amato dal Padre: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23).

Nel capitolo ottavo della lettera ai Romani, l’apostolo Paolo si diffonde proprio sugli effetti dello Spirito nell’esistenza del cristiano. Quando siamo sotto il dominio dello Spirito, allora e solo allora, apparteniamo a Cristo: Cristo è vivo in noi, possiamo sperare nella nostra personale risurrezione, siamo capaci di contrastare efficacemente l’istinto di egoismo, vinciamo la paura, prendiamo coscienza che siamo figli di Dio, eredi di Dio, coeredi di Cristo.

Leggendo e meditando le lettere di Paolo scopriamo quindi che non c’è vita cristiana, non c’è vita in Dio se non a partire dal dono dello Spirito Santo che rende attiva ed operante in noi la morte e risurrezione di Cristo, che fa percepire la differenza tra l’essere servi e l’essere figli di Dio, che riesce a farci passare dal desiderio di vivere secondo la legge dell’amore alla possibilità effettiva di vivere secondo tale legge.

La Pentecoste è, per usare le parole della liturgia, il compimento, cioè la piena realizzazione del mistero pasquale, nella vita del singolo cristiano e della Chiesa. Prendiamone coscienza e preghiamo anche noi perché il Padre continui oggi nella comunità dei credenti i prodigi operati agli inizi della predicazione del Vangelo.

di fr. Francesco Patton, ofm

Custode di Terra Santa