Camminare col Risorto sulle strade della storia | Custodia Terrae Sanctae

Camminare col Risorto sulle strade della storia

III Domenica di Pasqua – Anno A

Continua la collaborazione tra VITA TRENTINA  e fr. Francesco Patton, Custode di Terra Santa nella rubrica "In ascolto della Parola". 

At 2,14.22-33; 1Pt 1,17-21; Lc 24,13-35

«I discepoli narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane». Lc 24,35

Il brano di Luca che narra il cammino di Gesù con i discepoli di Emmaus è la più bella catechesi biblica su cosa sia una Chiesa sinodale, ma anche su cosa significhi partecipare con frutto alla Messa della domenica.

Proviamo a sottolineare alcuni aspetti che possono alimentare il nostro cammino di fede. Cominciamo cercando di cogliere la situazione iniziale dei discepoli. Sono uomini in fuga, delusi, amareggiati, incapaci di vedere e di riconoscere. Avevano riposto in Gesù tutte le loro speranze, lo avevano accolto come profeta, avevano intravisto in lui il liberatore d’Israele. Ma quel Gesù era stato ucciso. A nulla era servita la testimonianza delle donne che dicevano che lui era vivo.

È a due discepoli carichi di questi dubbi, di queste difficoltà, di queste delusioni che si avvicina, anonimamente, Gesù in persona per camminare insieme con loro. E durante il cammino Gesù fa emergere tutte le speranze e tutte le delusioni che i due discepoli si portavano in cuore. Lo fa chiedendo loro il senso di quei discorsi che stavano facendo tra loro. Li aiuta a mettere a fuoco il motivo della loro delusione e la loro riflessione segnata dall’amarezza, perché nasce da una lettura miope di quanto è successo. Per far maturare la fede, la speranza ed il riconoscimento, Gesù parte dalle Scritture, da quello che noi chiamiamo Antico Testamento, ed alla luce delle Scritture li aiuta a comprendere il senso della sua passione e morte come passaggio necessario verso una vita “nuova”, in Dio. Li aiuta a capire la sua Pasqua che è questo camminare dentro le tenebre della morte per condurre l’uomo nella luce di Dio. Le sue parole sono parole che riscaldano il cuore dei due discepoli e li rendono ormai pronti al riconoscimento, che avverrà al momento in cui Gesù, detta la benedizione, spezzerà il pane per darlo loro. Allo spezzare il pane Gesù viene riconosciuto e scompare.

Ma l’episodio non si conclude qui. I discepoli che erano usciti da Gerusalemme per recarsi ad Emmaus ed avevano sconsigliato Gesù di proseguire il viaggio a causa del buio, quegli stessi discepoli non hanno più paura di rimettersi in strada, nel buio della notte, per tornare a Gerusalemme. Lo fanno di corsa, senza indugio. Loro stessi ripetono quella testimonianza alla quale inizialmente non avevano creduto: “Il Signore è risorto!” A questo dovrebbe condurre il cammino sinodale della Chiesa: non all’ennesima riorganizzazione istituzionale ma all’esperienza dell’incontro col Risorto e a un nuovo slancio di evangelizzazione.

Ogni domenica Gesù fa insieme con noi lo stesso cammino, lo fa nella celebrazione della Messa. Noi arriviamo in chiesa con le nostre attese e con le nostre delusioni, a volte con amarezze profonde. E Gesù si accosta a noi. Ci pone domande, ci rimprovera, ci riscalda il cuore, ci provoca e ci parla, spezza il pane per noi ma non si lascia trattenere. Quale sarà allora la Messa “riuscita”? Stando al racconto di Emmaus, la Messa “riuscita” sarà quella dalla quale usciremo col cuore ancora palpitante e gli occhi pieni di luce, per correre ad annunciare che abbiamo incontrato il Signore, che è vivo, e che dà senso e speranza alla nostra vita.

di fr. Francesco Patton, ofm

Custode di Terra Santa