Beata Vergine Maria dell'Orto | Custodia Terrae Sanctae

Beata Vergine Maria dell'Orto

Maria ascoltava e osservava la Parola

Is 61.10-11; Sal 66; Rm 12,9-18.21; Lc 11-27-28

Carissime sorelle, carissimi fratelli,
il Signore vi dia pace!

1. Oggi celebriamo in modo particolarmente solenne la festa della beata Vergine Maria dell’Orto. Lo facciamo nel luogo che secondo la tradizione e la devozione popolare conserva la memoria del Giardino di Salomone. È un luogo molto bello, nel quale è idealmente ambientato il Cantico dei Cantici, questo canto d’amore che ci aiuta a comprendere la bellezza dell’amore: dell’amore umano e naturale che si esprime nel matrimonio, dell’amore soprannaturale che unisce Gesù Cristo alla Chiesa, dell’amore divino che ha reso feconda la Vergine Maria per opera dello Spirito Santo e dell’amore mistico che unisce ogni anima a Cristo per opera dello Spirito Santo, e in special modo le anime consacrate.
È proprio nel Cantico dei Cantici che troviamo quella frase bella e poetica con cui l’amato contempla la sua amata e canta: “Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata” (Ct 4,12). In questo luogo sorge il Santuario voluto da Mons. Mariano Soler, Arcivescovo di Montevideo in Uruguay e costruito grazie all’impegno economico dei Cattolici dell’Argentina e dell’Uruguay e grazie al sostegno e all’incoraggiamento di Papa Leone XIII. E in questo luogo vive tutt’ora una comunità delle Figlie di Maria Santissima dell’Orto, fondate da S. Antonio Maria Gianelli nel 1829 a Chiavari, in Italia. A loro in modo particolare vogliamo augurare di poter incarnare e mostrare, attraverso la propria vita consacrata, una immagine viva di Maria Santissima “giardino chiuso e fonte sigillata”.

2. Cogliamo l’occasione di questa festa per guardare a Maria da un punto di vista particolare, contemplando in lei l’hortus conclusus, il giardino custodito.
Questa festa è però l’occasione per vedere come anche noi siamo chiamati a diventare questo giardino custodito, che in realtà porta molto frutto.
Riflettendo sui contenuti della Parola di Dio e su quelli delle preghiere contenute nella liturgia di questa festa, desidero semplicemente approfondire due aspetti che riguardano la figura di Maria, come hortus conclusus, ma che possono riguardare anche noi:

  • il senso dell’immagine dell’hortus conclusus, cioè del giardino custodito in riferimento a Maria, ma anche in riferimento a ciascuno di noi e specie in riferimento alla vita consacrata;
  • quale seme è seminato in questo giardino e quale frutto, di conseguenza, nasce in questo giardino che è Maria in modo esemplare, ma che siamo chiamati ad essere anche noi.

3. Anzitutto, il senso dell’immagine dell’hortus conclusus, del giardino custodito. L’immagine del giardino è ricorrente nella Parola di Dio, il primo giardino custodito è quello dell’Eden, che – secondo l’immagine del Libro della Genesi – è il luogo in cui Dio passeggia e conversa con l’uomo ma anche il luogo in cui l’uomo e la donna vivono nell’amore reciproco e in armonia con tutte le creature. L’immagine del giardino ritorna poi nel Cantico dei Cantici, dove il giardino rappresenta la donna amata e capace di amare con la totalità della propria persona. Per l’Evangelista Giovanni è un giardino anche il luogo in cui avviene il primo incontro con Gesù risorto. Ed è di nuovo con la descrizione di un giardino custodito dentro le mura della Gerusalemme celeste, che termina la bibbia. È il giardino di cui ci parla l’ultimo capitolo dell’Apocalisse, dove una sorgente sgorga dal trono di Dio e dell’Agnello, e l’albero della vita produce frutti tutto l’anno e lo Spirito e la Sposa invocano: “Vieni, Signore Gesù” (cfr Ap 22).
Nell’applicare questa immagine a Maria Santissima, la liturgia ci fa capire che Maria è il giardino custodito perché la sua verginità feconda e perpetua esprime il suo essere totalmente di Dio e totalmente per Dio. È nel suo grembo che inizia la nuova creazione quando il Figlio di Dio si incarna all’annunzio dell’Angelo. È tutta la sua persona ad essere coinvolta nell’amore per Dio in modo integrale e completo, come la sposa del Cantico. È la sua perpetua verginità a prefigurare la sua Assunzione in anima e corpo, cioè la sua partecipazione al mistero della risurrezione del suo Figlio, che è risurrezione della carne, partecipazione personale e piena alla vita di Dio. Ed è ancora Maria a dar voce alla Chiesa che attende il compimento pieno del mistero dell’amore e invoca la venuta finale dello Sposo.

4. In secondo luogo, dopo aver visto realizzata in Maria l’immagine biblica dell’hortus conclusus, del guardino custodito, vediamo anche quale seme è seminato e porta frutto, in lei e in noi.
Ce lo hanno suggerito in modo molto chiaro le letture che abbiamo ascoltato: è il seme della Parola. Nel vangelo Gesù è esplicito nel ricordare: “Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano”. Questa è una beatitudine molto simile a quella con cui la cugina Elisabetta aveva salutato Maria al momento della visitazione: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo… e beata colei che ha creduto che ciò che il Signore le ha detto, si realizza” (Lc 1,42.45).
E il frutto di questo saper accogliere il seme della Parola del Signore, lo sappiamo bene perché lo recitiamo ogni giorno quando preghiamo l’Angelus, è che il Verbo si è fatto carne, nascendo da Maria. Il frutto del grembo di Maria è lo stesso Gesù!
Ma c’è anche un altro frutto, ed è quello che il profeta Isaia chiama giustizia e che l’apostolo Paolo descrive ampiamente nel capitolo 12 della Lettera ai Romani, ed è il frutto del dono di sé (il capitolo inizia con l’esortazione ad offrire i propri corpi, cioè la propria persona nella sua concretezza, come sacrificio spirituale). E il dono di sé e si esprime soprattutto nella carità, cioè nell’amore gratuito, che trova il proprio culmine nell’amore dei nemici e nel vincere il male con il bene.

5. Vogliamo celebrare Maria Santissima come hortus conclusus, Come giardino custodito? Bene, impariamo anche noi ad essere come Maria un giardino custodito. Impariamo ad amare il Signore in modo pieno, totale, completo, offrendo per Lui anche il nostro corpo. È questo il senso del voto di castità che facciamo come religiosi, ma è il senso che assume anche l’educazione alla castità per chi si sposa. In un tempo come il nostro che banalizza e mercifica il corpo, l’immagine dell’hortus conclusus ci ricorda il valore originale del nostro corpo, che è quello di essere per il Signore e di essere chiamato un giorno a partecipare al mistero della risurrezione e di essere già oggi abitato dallo Spirito Santo che ci educa ad amare fino a donare la nostra vita.
Impariamo da Maria anche ad essere un giardino che è custodito per poter portare frutto. Perciò anche noi impariamo da lei ad accogliere con fede la Parola, in modo tale che la Parola di Dio diventi carne anche in noi, attraverso una vita spesa per amore, anche quando costa. 
Come suggeriva san Francesco otto secoli fa, proprio guardando a Maria: “Siamo sposi, quando nello Spirito Santo l'anima fedele si unisce al Signore nostro Gesù Cristo. Siamo suoi fratelli, quando facciamo la volontà del Padre che è nei cieli. Siamo madri, quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo per mezzo del divino amore e della pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri” (1LFed 8-10 FF 178/2). Così sia anche in noi e per noi.

 

Fr. Francesco Patton, ofm
Custode di Terra Santa