Antonio influencer di Dio | Custodia Terrae Sanctae

Antonio influencer di Dio

Solennità di S. Antonio da Padova

Sap 7,7-14; dal Sal 39; Ef 4,7.11-15; Mc 16,15-20
 

Carissime sorelle, carissimi fratelli,

Il Signore vi dia Pace!

1. Oggi siamo riuniti insieme a celebrare la festa di sant’Antonio di Padova, patrono della Custodia di Terra Santa. Usando una parola inglese che ultimamente va un po’ di moda vorrei presentare sant’Antonio come un influencer di Dio. Nel duplice senso, uno che ha influenza su di noi per conto di Dio e anche uno che ha una certa capacità di influenzare Dio come nostro intercessore.
Nella raffigurazione tradizionale sempre lo vediamo con un libro nella mano destra, il libro del Vangelo, e su quel libro spesso sta in piedi un Gesù Bambino. Nella mano sinistra tiene un giglio bianco, simbolo di purezza di cuore, ma molte volte tiene anche un pane e lo dà a un povero bisognoso e questo è un simbolo di carità.
È una raffigurazione che concentra tutta la vita di Antonio nel suo amore per il Vangelo inteso contemporaneamente come la Parola di Dio che ispira la nostra vita e come la persona vivente del Figlio di Dio, che si è fatto piccolo per salvarci. E questo amore per il Figlio di Dio si trasforma poi in amore per il piccolo, per il povero, per il bisognoso di ogni genere.

2. Possiamo leggere le biografie antiche e queste ci racconteranno di come il giovane Fernando (questo era il suo nome di battesimo), originario di Lisbona, lascia la sua nobile famiglia per entrare in un monastero agostiniano e come poi lascia il monastero agostiniano per diventare frate minore e di come vivrà il suo servizio di predicatore impegnato sul piano religioso e sociale, ma anche di religioso attento alla sofferenza dei più poveri. Possiamo leggere i suoi Sermoni, che sono disponibili anche on line, e i temi sono sempre quelli: Antonio annuncia la Parola di Dio con grande forza, Antonio invita ad accogliere la salvezza che viene da Dio accogliendo Gesù Cristo e la sua parola, Antonio invita a conversione tutte le categorie di persone, Antonio indica la via dell’osservanza dei comandamenti e di quella che oggi chiameremmo giustizia sociale come incarnazione concreta del messaggio del Vangelo.
Riassumendo potremmo dire che Antonio vive il Vangelo, annuncia il Vangelo, invita ad impostare la propria vita sul Vangelo. La sua vita è breve, solo 36 anni, dal 1195 al 1231. Eppure, la sua vita è talmente significativa da saper influenzare la sua epoca e da continuare ancora oggi a essere per noi un richiamo ad accogliere il Vangelo e a vivere secondo il Vangelo.

3. Proviamo a vedere qualche esempio legato alla vita e alla predicazione di Antonio, che ci aiuta a comprendere come egli abbia influenzato la vita religiosa del suo tempo e come abbia influenzato anche la vita civile e perfino le leggi del suo tempo.
In un tempo di grande incertezza religiosa Antonio predica. Lo fa instancabilmente per sei anni, gli ultimi sei della sua vita. Annuncia e fa comprendere a chi l’aveva dimenticato, quanto noi siamo preziosi agli occhi di Dio. In un sermone che io cito spesso, egli racconta una parabola proprio per farci capire quanto siamo preziosi agli occhi di Dio e per farci intuire qualcosa del mistero dell’incarnazione. Racconta la storia di un re che aveva un anello preziosissimo. Mentre cammina sopra una cloaca, sopra una fogna, questo anello gli cade dentro. Il re cerca tra i suoi ministri e i suoi ufficiali qualcuno che sia disposto a scendere nella cloaca a raccogliergli l’anello, ma nessuno è disposto. Allora si spoglia delle sue vesti regali, indossa un sacco, entra lui stesso nella cloaca e recupera l’anello e la sua gemma. 
Antonio spiega che questo è esattamente ciò che ha fatto per noi il Figlio di Dio quando ci ha visti perduti a causa del peccato. Si è spogliato della sua divinità, si è fatto uno di noi, è entrato dentro il nostro mondo e dentro la nostra storia, con il suo dare la vita per noi ha recuperato e salvato ognuno di noi.

4. Nella sua predicazione a carattere squisitamente religioso si rivolge a tutti. Antonio predica alla gente semplice, sulle piazze, davanti al mare, salendo anche su un albero. Antonio predica ai religiosi, al clero e ai prelati, ricordando loro che devono dare l’esempio di una vita santa altrimenti le loro parole saranno vuote. Antonio predica davanti a papa Gregorio IX che resterà stupito della sua sapienza evangelica e arriverà a esclamare: “Questa è l’arca del Testamento”, facendo allusione all’arca che accompagnava il popolo di Dio nel deserto e conteneva le tavole della Legge, cioè il nucleo essenziale della Parola di Dio. Quando parla Antonio usa un linguaggio tenero o sferzante a seconda dell’uditorio.

5. Antonio è però capace di parlare anche a chi governa la politica e l’economia e lo fa in modo efficace, influenzando i costumi, le leggi, le situazioni.
Nel 1231 – l’anno della sua morte – durante la quaresima che predica a Padova, torna ad esempio sui temi legati all’usura e all’indebitamento delle persone. La legge prevedeva il carcere o l’esilio per ogni debitore insolvente. Il 15 marzo di quell’anno, il podestà di Padova Stefano Badoer, stabilisce “su istanza del venerabile fratello il beato Antonio”, che il debitore insolvente senza colpa, una volta ceduti in contropartita i propri beni, non venisse più imprigionato né esiliato. 
Quando Antonio si occupa di questioni sociali, di usura, di debiti, di povertà, non ha paura di essere accusato di intromettersi in questioni che non lo riguardano. Il suo punto di riferimento è la Parola di Dio, il Vangelo. Ed è talmente coerente da diventare anche credibile e convincente. Anche quando usa un linguaggio molto duro non lo fa solo per colpire atteggiamenti sbagliati, ma per invitare al cambiamento, alla conversione.

6. Antonio non è solo uno che, innamorato di Gesù Cristo, ha saputo influenzare la Chiesa e la società del suo tempo, ma – in certo qual modo – ma è anche uno che ha saputo influenzare Gesù Cristo con la sua preghiera. Per questo è ricordato e invocato fino ad oggi come “il santo dei miracoli”. Badate bene, Antonio non è un prestigiatore da piazza o da palcoscenico. Però realmente, con la sua preghiera e con la sua vita santa ha ottenuto in vita e continua ad ottenere ancora oggi, grazie che sono un bene per la nostra persona e anche per le nostre istituzioni. Leggendo le sue biografie si trovano guarigioni di ammalati e di persone che hanno subito mutilazioni, il ritorno alla vita di persone morte per malattia o in modo violento e ingiusto, ma anche riconciliazione all’interno delle famiglie e tra le famiglie, nelle città e tra le città.
Noi stessi, come frati della Custodia, rinnoviamo annualmente il voto a Sant’Antonio per una grazia ottenuta al tempo della dominazione ottomana, quando il nostro convento era già stato minato, era pronto a saltare in aria e fu invece risparmiato.

7. Concludo con un invito e una preghiera. L’invito è molto semplice: lasciamoci influenzare dall’amore di Antonio per Gesù Cristo e il suo Vangelo, lasciamoci influenzare dalla sua coerenza di vita, lasciamoci influenzare dal suo amore per i poveri e per i problemi sociali.
La preghiera è una preghiera dello stesso Sant’Antonio, e – come ogni preghiera – è un tentativo fiducioso e filiale di influenzare il cuore di Dio, per il nostro stesso bene: “Ti preghiamo, Signore Gesù, che tu ci leghi con l'amore verso di te e verso il prossimo in modo tale, da riuscire ad amarti «con tutto il cuore», cioè così profondamente da non essere mai distolti dal tuo amore; «con tutta l'anima», cioè con sapienza, per non essere ingannati da altri amori; «con tutte le forze e con tutta la mente», cioè con grande tenerezza per non essere mai indotti a separaci dal tuo amore; ed amare poi il prossimo come noi stessi.
Accordacelo tu, che sei benedetto nei secoli dei secoli. Amen” (XIII dPent 14).