Ai confini del tempo, nel cuore della storia | Custodia Terrae Sanctae

Ai confini del tempo, nel cuore della storia

Natale – Anno B

Continua la collaborazione tra VITA TRENTINA  e fr. Francesco Patton, Custode di Terra Santa nella rubrica "In ascolto della Parola". 

Is 52,7-10; Eb 1,1-6; Gv 1,1-18

«E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» Gv 1,14

La solennità del Natale offre ben quattro formulari per la celebrazione eucaristica con quattro serie di letture che aiutano a cogliere in profondità il senso del mistero dell’incarnazione. Nella Messa della vigilia è la genealogia di Gesù (Mt 1,1-25) a farci comprendere che il Figlio di Dio entra dentro la storia umana per trasformare una storia di miseria in storia di salvezza. Nella Messa della notte e dell’aurora ci viene raccontata la nascita di Gesù da Maria (Lc 2,1-14) e l’adorazione gioiosa dei pastori (Lc 2,15-20). Nella Messa del giorno il prologo di Giovanni ci porta a contemplare il “Verbo”, cioè la Parola, fin dal principio “presso Dio” che entra nella nostra storia e – alla lettera – pianta la sua tenda in mezzo a noi.

Caratteristico del Natale è certamente l’annuncio della gioia. Ma quali sono i motivi per cui possiamo gioire? «Perché sono belli i piedi del messaggero che annunzia la pace, il bene e la salvezza», «Perché il Signore ha consolato il suo popolo», «Perché tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio», ci risponde il brano di Isaia dal quale è tratta la prima lettura.

Questo è il primo motivo di gioia nella festa del Natale: la salvezza (= pace, bene, consolazione) di Dio raggiunge i confini del mondo. Non c’è un solo angolo sperduto di questa terra che non possa essere raggiunto da Dio.

Se la salvezza raggiunge i confini del mondo essa tocca pure il cuore della storia. Ecco il secondo grande motivo per la nostra gioia: «Dio che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio». Questo, in sintesi, il messaggio della seconda lettura tratta dalla lettera agli Ebrei. Non c’è un momento della nostra vita e della storia dell’umanità che non sia raggiungibile dalla Parola di Dio incarnata, da Gesù Cristo. È lui stesso quel messaggero di pace, di bene e di salvezza del quale parlava la prima lettura.

Il Vangelo dilata queste riflessioni dando loro un senso ulteriore: quando il Figlio di Dio entra nel nostro mondo e nella nostra storia, in realtà, noi stessi entriamo nel “mondo” e nella “storia” di Dio.

È questo, in fondo, il significato dell’espressione: «A quanti l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio». I Padri della Chiesa hanno espresso questa realtà parlando di «ammirabile scambio»: nel momento in cui il Figlio di Dio si fa Figlio dell’uomo ci viene aperta la strada della comunione con Dio. La famiglia di Dio (= la Trinità) diventa la nostra famiglia; il tempo di Dio (= l’eternità) diventa il nostro tempo; il tipo di rapporto esistente tra Padre, Figlio e Spirito Santo (= la comunione d’amore) diventa il tipo di rapporto nel quale ci inseriamo anche noi; la felicità di Dio diventa la nostra.

La festa del Natale dilata allora il nostro cuore a prospettive di gioia impensata, da capogiro. Ma offre pure spunti di impegno serio, per aprire a Gesù Cristo ogni ambiente e ogni momento della nostra vita, così da introdurre ogni ambiente e ogni briciola di vita nella gioia di Dio.

di fr. Francesco Patton, ofm

Custode di Terra Santa