Continua la collaborazione tra VITA TRENTINA e fr. Francesco Patton, Custode di Terra Santa nella rubrica "In ascolto della Parola".
At 3,13-15.17-19; 1Gv 2,1-5; Lc 24,35-48
«Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni». Lc 24,47
San Luca, autore degli Atti degli Apostoli (prima lettura) e dell’omonimo Vangelo, riferendosi agli Apostoli, li presenta come «testimoni» (in greco “martyres”). Pietro e gli altri, subito dopo aver ricevuto il dono dello Spirito Santo, diventano testimoni della morte e risurrezione di Gesù Cristo. Morte e risurrezione che sono invito alla conversione e dono di riconciliazione: «il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati» (Lc 24,47). Nel brano degli Atti è Pietro a presentare la missione dei Dodici: «Di questo noi siamo testimoni» (At 3,15). Nel Vangelo è invece Gesù ad indicare tale missione: «Di questo voi siete testimoni» (Lc 24,48). Dunque, gli Apostoli (e tutti coloro che ad essi si ricollegheranno) hanno da raccogliere l’invito di Gesù ad interpretare la propria vita come testimonianza.
Il vangelo dà ulteriori e fondamentali chiarimenti. La richiesta di Gesù è inserita nel contesto delle apparizioni pasquali e sottolinea con forza che la risurrezione non è un “mito” ma un evento reale, anche se l’ordine di realtà al quale appartiene va oltre la nostra normale esperienza. Quel Gesù che appare non è un fantasma ma è lo stesso Gesù che ha patito la morte di croce. Tra il Crocifisso e il Risorto c’è continuità in termini di identità personale: «Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho» (Lc 24,39). Subito dopo, ad ulteriore conferma, Gesù chiede del cibo. Per diventare testimoni del Cristo occorre credere che Gesù è realmente risorto. Occorre credere sulla base della testimonianza di chi ci ha preceduto, per poter risalire fino alla testimonianza di Pietro e dei Dodici e occorre credere che il Crocifisso e il Risorto sono la stessa persona.
Per poter diventare testimoni di Gesù sono però indispensabili anche altri elementi quali: l’intelligenza delle Scritture e l’impegno a vivere secondo la Parola di Dio. La comprensione delle Scritture è possibile solo se Gesù «apre i nostri occhi», la comprensione della Parola di Dio è sempre ed anzitutto un «miracolo» che Gesù risorto opera in noi. Infine, non c’è testimonianza senza l’impegno della vita: “Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità” (1Gv 2,4).
Quando ci diciamo cristiani domandiamoci perciò se realmente crediamo che Gesù «Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato secondo le Scritture». Secondo tutte le ricerche sociologiche degli ultimi 30 anni in Italia sono più quelli che si dichiarano “cattolici” (circa 90 %) di quelli che dichiarano di credere che Gesù è realmente risorto (circa 50%). Ahimè, se questo è vero significa che molti “cattolici” non credono al Cristo delle Scritture, ma a un fantasma o a un mito. Vale allora la pena ricordare l’inciso sferzante dell’apostolo Paolo rivolto a chi, nel primo secolo, aveva la stessa tentazione: “se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede… e noi siamo da commiserare più di tutti gli uomini” (1 Cor 15,14.19.).
di fr. Francesco Patton,
Custode di Terra Santa