Carissimi fratelli, carissime sorelle,
il Signore vi dia pace!
- Ieri notte abbiamo celebrato al Santo Sepolcro la festa liturgica del Corpo e Sangue del Signore e dopodomani la celebreremo al Cenacolino. In questi primi vespri desidero condividere con voi alcune riflessioni di s. Antonio sul Corpo e Sangue del Signore. Sono riflessioni che troviamo nei suoi “Sermoni”, in particolare ai numeri 6 e 7 del lungo sermone del Giovedì Santo, che è uno dei più belli che il nostro Patrono abbia composto.
- Parlando del dono che noi riceviamo, del Corpo del Signore, sant’Antonio ci ricorda che è il compimento della profezia di Isaia sul banchetto messianico, un compimento che si realizza durante l’ultima cena “«In questo monte», cioè a Gerusalemme, in quel cenacolo spazioso e bene arredato, nel quale gli apostoli ricevettero anche lo Spirito Santo il giorno di Pentecoste”. E poco dopo afferma che la Chiesa, celebrando l’Eucaristia, continua a donare il Corpo del Signore “a tutti quelli che avrebbero creduto in lui. Perciò si deve credere fermamente e confessare con la bocca che quel corpo che la Vergine partorì, che fu inchiodato sulla croce, che giacque nel sepolcro, che risuscitò il terzo giorno, che salì alla destra del Padre, egli [oggi] realmente lo diede agli apostoli, e la Chiesa ogni giorno lo «confeziona» e lo distribuisce ai suoi fedeli. Infatti, al suono delle parole «Questo è il mio corpo», il pane si trasforma, si transustanzia, diventa il corpo di Cristo, che conferisce l'unzione di una duplice ricchezza a colui che lo riceve degnamente, perché attenua le tentazioni e suscita la devozione”.
- Subito dopo Antonio ricorda il dono del Sangue del Signore, ben sapendo che Corpo e Sangue sono distinti ma non sono separati perché realizzano e significano l’unico dono personale che il Figlio di Dio incarnato ha compiuto in Gesù. E appunto presentando il dono del Sangue del Signore, Antonio spiega e commenta: “Dice anche Mosè nel suo cantico: «E bevano sangue di uva, purissimo» (Dt 32,14). L'uva è l'umanità di Cristo che, spremuta nel torchio della croce, sparse da ogni parte il sangue, che oggi diede da bere agli apostoli: Questo è il mio sangue, che per voi e per molti sarà versato in remissione dei peccati (cf. Mt 26,28). Fu dunque necessario che quel sangue fosse come un vino raffinato e purissimo, per essere versato in remissione di tanti peccati! O carità del Diletto! O amore dello sposo per la sua sposa, la Chiesa! Quel sangue che il giorno dopo avrebbe dovuto versare per lei, per mano degli infedeli, glielo offrì oggi egli stesso con le sue mani santissime”.
- Ricevere il Corpo e il Sangue del Signore è perciò ricevere il dono più grande che ci sia, quello capace di trasformare la nostra persona e la nostra esistenza. È ricevere realmente Gesù Cristo nell’interezza del suo mistero, presente e operante nel sacramento. È riceverlo dalle mani della Chiesa. È riceverlo per essere trasformati dall’amore che quel sacramento contiene ed esprime. È riceverlo per poter vivere non solo l’esperienza del rinnovamento personale e della riconciliazione ma una forma di unione personale con Gesù che ha nell’unione dello Sposo con la Sposa la sua immagine più piena.
Lasciamoci perciò spronare da Antonio a mettere ancora una volta Gesù al centro della nostra vita e lasciamoci spronare da Antonio a vivere una vita autenticamente eucaristica in cui il dono ricevuto ci rende capaci di donare noi stessi, il perdono ricevuto ci trasforma in apostoli della misericordia e della riconciliazione e l’amore sperimentato e accolto ci rende finalmente capaci di fare della nostra vita un canto e un dono d’amore.